Eritrea: disertori e rifugiati

Just Deserters: Why indefinite national service in Eritrea has created a generation of refugees è il rapporto di Amnesty International pubblicato nel dicembre 2015. Secondo i dati (stimati) dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel corso dell’anno 2014, 5.000 persone al mese, uomini e donne, hanno lasciato l'Eritrea: il 90% di chi è arrivato in Europa aveva tra 18 e i 24 anni. L'Eritrea di Isaias Afewerki, primo ed unico presidente dall’indipendenza, ottenuta nel 1993, ad oggi, è un paese dal quale si scappa: la dittatura sta distruggendo ogni possibilità di sviluppo collettivo. Le gravi violazioni dei diritti umani, l’obbligo del servizio militare a vita e le carestie strutturali sono tra i principali fattori di spinta  per le fasce più giovani della popolazione eritrea. Il Paese è uno dei più poveri al mondo con poche garanzie nell’ambito del rispetto dei diritti umani. Nonostante ciò, l’Europa, nel luglio 2015, ha discusso con il governo eritreo un pacchetto di aiuti allo sviluppo di oltre 300 milioni di euro, aiuti che "dovrebbero" rientrare tra gli obiettivi del Processo di Karthoum finalizzato a "combattere il traffico di esseri umani, intervenire sui fattori scatenanti dell’emigrazione, cercare di garantire dei percorsi più strutturati per chi emigra, tutelando le fasce più vulnerabili e i richiedenti asilo", ma che in realtà non fanno altro che finanziare un regime (Fonte: Atlante on line - Migrazioni e Profughi e rifugiati).

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