Dalla Namibia arriva un telefono senza SIM

L’inventore è uno studente diciannovenne. Dopo due anni di lavoro il telefono è pronto all’uso. Assemblato grazie a pezzi di cellulare, televisione e radio, non necessita di SIM né, soprattutto, di credito e funziona. Non è proprio leggero come lo smartphone che teniamo in mano, ma è sicuramente un pezzo unico. Risolve due problemi in un colpo solo: quello energetico e quello del potere d’acquisto, entrambi scarsi nel continente africano. Consente di fare chiamate ovunque utilizzando le frequenze radio e di intercettare un canale della televisione locale. Costo di produzione: 146 dollari ottenuti attraverso una “raccolta fondi” di prossimità. Una genialità tecnologica funzionale al contesto dove è stato progettato, la Namibia. Simon Petrus è stato capace di sfatare il mito che l’Africa non è capace di produrre alcunché di tecnologico, al massimo è in grado di costruire cose ideate da altri attraverso la complicità consapevole delle delocalizzazioni e della contraffazione. Ma Petrus non è l’unico inventore africano di tecnologia. Prima di lui altri geni avevano provato a diventare famosi e ce l’hanno fatta. Dal Congo-Brazzaville, nel 2011, è giunto il primo tablet tattile, “Way-C” inventato da Vérone Mankou, imprenditore congolese basato in Cina. In Rwanda è stata creata nel 2013 da Henri Nyakarundi una struttura, Ared (African Renewable Energy Distributor), che gestisce unità di ricarica per i cellulari le quali funzionano con l’energia solare. Speriamo che anche Petrus intercetti le persone giuste al momento giusto per poter continuare a sviluppare la sua idea e a renderla disponibile sul mercato! 

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