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Corea del Nord: violazioni dei diritti e immobilismo dell'ACNUR
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Nelle scorse settimane ha fatto notizia la visita del sottosegretario agli Esteri inglese Bill Rammell che, dopo mezzo secolo di isolamento, ha potuto visitare la Corea del Nord. Durante un incontro con funzionari governativi, Rammell ha chiesto spiegazioni sul problema del nucleare nel Paese e sulla situazione dei diritti umani anche mostrando immagini di lager coreani ripresi dal satellite. Ha poi ricordato i casi di giapponesi rapiti dal regime per istruire agenti segreti e di intere famiglie usate come cavie di esperimenti nucleari. Atrocità che, seppur non ammesse, hanno condotto le autorità del regime di Pyongyang a riconoscere di "non prestare la stessa attenzione dell'Occidente ai diritti umani". Una dichiarazione a denti stretti, ma di non poco conto se si considera che il regime di Kim Jong II, seguendo l'esempio del padre, ha sempre negato la violazione dei diritti umani nel proprio Paese. Prove concrete e testimoni, prodotti tra gli altri da Human Right Watch, documentano invece abusi, torture e una totale mancanza di libertà d'espressione. "C'è ancora molta strada da fare prima che la Corea del nord esca dal suo autoisolamento - ha dichiarato Rammell - ma il fatto che abbia anche solo ammesso l'esistenza di un problema dei diritti umani è un passo avanti".
Le carestie di questi ultimi anni hanno inoltre spinto migliaia di nord-coreani a cercare rifugio in Cina dove dove sono considerati immigranti illegali. I rifugiati sono ricercati da agenti nord-coreani e forzatamente rimpatriati in Corea del Nord dove vengono imprigionati, torturati e condannati a morte se hanno avuto rapporti con occidentali o con persone della Corea del Sud. Le esecuzioni capitali avvengono spesso in pubblico e davanti a bambini, mentre chi rimane in carcere deve affrontare prigioni sovraffollate dove si pratica ogni genere di tortura - documenta sempre Human Right Watch. La ricerca dei "clandestini nord-coreani" avviene con la competa complicità delle autoritù cinesi tanto che lo scorso luglio un tribunale cinese ha condannato un giapponese a otto mesi di carcere e a una multa di 20mila yuan per aver aiutato due profughi nord-coreani. Il giapponese,Takayuki Noguchi, è membro del gruppo "Fondi-vita a favore dei rifugiati nord-coreani", una Ong che da tempo lavora in Cina e in Giappone per questo scopo.
In un comunicato diffuso oggi, l'Associazione per i popoli minacciati accusa l'ACNUR, Alto Commissariato per i Profughi dell'Onu, di aver abbandonato a se stessi circa 400mila profughi della Corea del Nord in Cina. "E' uno scandalo che l'ACNUR non si impegni affinché queste persone siano riconosciute in Cina come profughi. Fare finta di non vedere la drammatica situazione dei profughi in clandestinità, scappati da un regime autoritario, non aiuta certo a migliorare le loro condizioni di vita. La disperazione per l'illegalità in cui sono costretti a vivere e la paura della minaccia di essere rimpatriati in Corea del Nord, dove subirebbero crudeli ritorsioni, ha come conseguenza che molti tentano di accedere anche in modo violento alle ambasciate dei paesi occidentali" - riporta il comunicato.
Secondo l'Associazione, che ha sede a Bolzano, l'inattività dell'ACNUR costituisce "una grave inadempienza del suo stesso mandato, reso ancora più grave dal fatto che la Commissione per i diritti umani dell'Onu critica da anni il comportamento della Corea del Nord". Come riportato da varie agenzie di stampa, lunedì scorso l'ACNUR non è intervenuto quando nove profughi nordcoreani sono stati consegnati alle autorità cinesi dopo che avevano cercato protezione presso la Scuola Americana di Shanghai. E ieri un altro gruppo di 44 persone, incluse donne e bambini, ha scavalcato il muro di cinta dell'ambasciata canadese a Pechino nel tentativo di richiedere asilo. [GB]