Argentina: un museo alla memoria nella caserma delle torture

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Il 24 marzo 1976 il colpo di stato guidato dal generale Jorge Rafael Videla iniziava una delle dittature più sanguinarie dell'America Latina. Migliaia di giovani sequestrati, rinchiusi in condizioni inumane, incatenati con ceppi ai piedi e alle mani, torturati, narcotizzati, caricati su aerei e gettati nudi, ma ancora vivi in mezzo al mare. Le cifre ufficiali parlano di 6/9000 persone; per le associazioni la cifra reale è di 30.000 'desaparecidos'. Trecento erano i centri di detenzione e tra essi si distingueva la "Escuela de Mecánica de la Armada" (ESMA), la scuola della Marina militare di Rio de la Plata vicino allo stadio di calcio del River Plate di Buenos Aires. Le testimonianze dei pochi sopravvissuti a quella "scuola" sono state raccolte nel rapporto "Nunca Más".

La scorsa settimana il presidente Néstor Kirchner ha devoluto ai gruppi per i diritti umani di Buenos Aires 19 ettari di quel complesso dicendo "nunca más" e chiedendo scusa ai familiari delle vittime e a tutta la nazione per le nefandezze compiute dal regime dittatoriale di quegli anni. E ha ordinato, che fossero rimossi dalla Caserma i quadri del dittatore Jorge Videla e del generale Reynaldo Bignone. Un gesto che le associazioni per i diritti umani domandavano da vent'anni e che ha provocato la reazione di quattro generali i quali hanno chiesto di congedarsi pur di non partecipare alla cerimonia. Lo stesso comandante dell'Esma è stato licenziato in tronco quando alcuni giorni prima aveva permesso ai parenti dei militari di manifestare la loro opposizione alla creazione del museo durante la visita del Presidente al luogo, compiuta assieme ad un gruppo di ex prigionieri. Agli inizi di marzo aveva suscitato scalpore la dichiarazione dell'ammiraglio Juan Godoy il quale ha ammesso per la prima volta che l'ESMA era "il simbolo della barbarie, un luogo dove avvennero crimini aberranti che offendono la dignità umana".

Kirchner ha promesso ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime che l'ESMA "diverrà un luogo della memoria" gestito dalle associazioni per i diritti umani. Per realizzare il museo, che fa parte del progetto "topografia della memoria", i familiari dei desaparecidos hanno messo a disposizione documenti, foto e oggetti personali.

Nel 1998, l'allora presidente Carlos Menem (1989-1999) aveva firmato un decreto per la demolizione degli edifici e la creazione di un grande parco, con un monumento dedicato alla "riconciliazione" del popolo argentino. Ma i gruppi per i diritti umani si sono opposti alla demolizione ottenendo un'ingiunzione che ha bloccato l'attuazione del decreto, anche se la Marina ha continuato a occupare gli immobili. Le pressioni delle organizzazioni per i diritti umani hanno poi portato il governo a sfrattare la Marina dall'ESMA da quei 19 ettari di terreno su cui sorgono 15 edifici.

Per decenni le "leggi sull'obbedienza dovuta" e le amnistie del 1986 e del 1987 hanno bloccato la prosecuzione dei crimini commessi durante la dittatura. Ma lo scorso agosto il parlamento argentino ha votato a larga maggioranza per l'annullamento dell'amnistia, una proposta fortemente sostenuta dal presidente Kirchner. Tra i casi che da allora sono stati riaperti ve ne sono 15 commessi da militari dell'ESMA tra cui quello del tristemente famoso agente della Marina Alfredo Astiz che è stato arrestato lo scorso 16 settembre. L'annullamento dell'amnistia sarà operativo con la sentenza della Corte Suprema impegnata ora a rispondere a vari casi di appello delle corti federali che giudicano la decisone incostutuzionale. Ma alcune recenti sentenze permettono finalmente di perseguire i crimini della dittatura. Lo scorso 16 marzo il giudice Rodolfo Canicoba Corral ha dichiarato incostituzionale il perdono concesso nel 1989 dal presidente Carlos Menem a sei ufficiali: una sentenza che ha portato agli arresti il generale in pensione Jorge Olivera Rovere. [GB]

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