Australia: isole cancellate per non concedere il diritto di asilo

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L'arrivo sulle coste nord dell'Australia di un imbarcazione con 14 richiedenti asilo curdi, provenienti dalla Turchia, ha spinto il governo australiano ad una riunione straordinaria che ha portato alla cancellazione di migliaia di isole dai confini nazionali, nel tentativo di ostacolare nuovi arrivi di immigrati clandestini. Il natante, il secondo a raggiungere il territorio nazionale dal 2001 - riferisce Misna - aveva attraccato martedì sull'isoletta di Melville, a 80 chilometri a nord della città settentrionale di Darwin.
Secondo la legge di Canberra chiunque tocchi suolo sotto giurisdizione australiana può fare richiesta di asilo. Oggi il governo ha deciso di escludere dalla 'zona di migrazione' Melville e altre 3mila isole a largo della costa. Le isole continueranno a far parte dell'Australia, ma sono ora considerate territorio extra nazionale, e chi vi approda non potrà chiedere asilo politico.

Le politiche mirate a bloccare l'immigrazione che il governo conservatore del primo ministro John Howard ha promulgato in questi anni sono duramente criticate dalle organizzazioni che si occupano di diritti umani. Amnesty International nel suo rapporto annuale critica in particolare l'arresto obbligatorio e inappellabile delle persone sprovviste di documenti di viaggio.

Diverse decine di detenuti sono stati trattenuti per mesi nei centri di detenzione governativi in Australia, Nauru e Papua Nuova Guinea, dopo essere stati riconosciuti come rifugiati, ma in attesa dei controlli di sicurezza. Ad agosto, l' Asio (Australian Security Intelligence Organisation) ha riferito che nessuno dei circa 6.000 richiedenti asilo indagati rappresentava una minaccia per la sicurezza.
A maggio, il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (Wgad) e l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Acnur), hanno inviato delle delegazioni per indagare sulle condizioni e sui metodi che regolano la detenzione dei richiedenti asilo senza un regolare processo e un giudizio legale. A luglio, i delegati dell'Acnur hanno descritto le condizioni di detenzione come offensive per la dignità umana, e si sono detti gravemente preoccupati per la situazione dei diritti umani delle persone detenute nei centri per immigrati, e in particolare per bambini e minorenni senza parenti. A dicembre, un rapporto del Wgad ha espresso analoghe preoccupazioni circa l'impatto psicologico del regime di detenzione, il suo carattere automatico e indiscriminato, la sua durata potenzialmente indeterminata e l'assenza di controllo giuridico sulla legalità della detenzione. Il governo australiano - riferisce Amnesty International - ha rifiutato entrambi i rapporti. [RB]

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