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Libertà di stampa: catastrofica l'Asia, pessima Cuba, male l'Italia
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Il secondo "Rapporto sulla Libertà di stampa" presentato oggi da 'Reporters senza Frontiere' afferma che, come l'anno scorso, le situazioni peggiori si trovano in alcuni paesi asiatici (Corea del Nord, Burma, Laos, Cina, Iran, Vietnam, Turkmenistan e Bhutan) dove i giornalisti lavorano in condizioni "estremamente difficoltose, senza libertà e sicurezza alcuna" e vari tra loro sono detenuti in Burma, Cina e Iran. E la situazione continua a rimanere preoccupante in Russia (148°), in Ukraina (132°) e in Bielorussia (151°).
Classificata 165ma su 166 nazioni monitorate, Cuba è definita la "prigione" dei giornalisti: 26 giornalisti indipendenti, infatti, sono agli arresti dalla scorsa primavera con condanne che vanno dai 14 ai 27 anni con l'accusa di aver scritto articoli per giornali stranieri favorevoli agli "interessi imperialisti". Altri 'paradisi turistici' dove si registrano forti violazioni dei diritti di stampa sono la Tunisia e la Turchia.
Il rapporto definisce una classifica, stilata dall'organizzazione indipendente "Reporter senza Frontiere" presente nei cinque continenti, sulla base delle risposte ricevute da giornalisti, ricercatori, attivisti di organizzazioni per la difesa dei diritti umani ai quali è stato chiesto di compliare un questionario con domande specifiche circa un paese: ne sono stati cosi recensiti 166, mentre vari paesi non sono classificati per mancanza di dati.
La peggior situazione in Africa riguarda l'Eritrea (162°) dove da due anni è vietata la pubblicazione di giornali indipendenti e 14 giornalisti sono detenuti in luoghi segreti. Un'altra area di forti restrizioni dove si registra un "generale deterioramento" è quella di vari regimi del mondo arabo dove la guerra in Iraq è divenuta motivo per ulteriori repressioni sui giornalisti allo scopo di controllare l'opinione pubblica contraria alla guerra. Tra essi, il 'miglior' paese risulta il Kuwait che è solo al 102° posto della classifica, con vicino il Libano (106°) e - tra i peggiori - l'Arabia Saudita (156°), la Siria (155°), Libia (153°) e Oman (152°) i quali - afferma il comunicato - "hanno adottato tutti i mezzi a loro diposizione per prevenire la nascita di una stampa libera e indipendente".
Particolare è la situazione di Usa e Israele, che sebbene figurino tra le nazioni dove è garantita la liberta di stampa all'interno del paese (con Usa 31° e Israele 44°), hanno un rank pessimo per quanto riguarda la libertà di stampa fuori dal loro territorio: gli Usa risultano al 135° posto e Israele al 146°. L'esercito israeliano è, secondo il Rapporto, autore di repressioni ai danni di giornalisti nei territori occupati, mentre l'esercito Usa è considerato responsabile della morte di vari giornalisti durante la guerra in Iraq.
Per venire all'Italia, la situazione del nostro paese è la peggiore nell'UE per il secondo anno consecutivo. Mentre l'Unione Europea nel suo insieme ha ricevuto una buona valutazione, l'Italia figura ultima al 53° posto. Il rapporto specifica questa valutazione con la "minaccia al pluralismo" conseguente al "conflitto di interessi del Presidente del Consiglio - che è contemporaneamente capo del Governo e proprietario di un impero di mass-media - e al disegno di legge (Gasparri) di riforma delle trasmissioni radio e Tv" che il rapporto definisce "confezionato a misura degli interessi di Berlusconi". [GB]