www.unimondo.org/Notizie/OGM-Pressioni-USA-su-Zambia-Vaticano-e-Gesuiti.-Il-racconto-di-un-gesuita.-71111
OGM: Pressioni USA su Zambia, Vaticano e Gesuiti. Il racconto di un gesuita.
Notizie
Stampa
Se qualcuno fosse alla ricerca di un esempio dell'impatto della globalizzazione su un Paese del Sud del mondo, potrà trovare un ottimo esempio nelle dispute e nelle pressioni che si concentrano sullo Zambia a causa del suo recente rifiuto di accettare l'introduzione dei prodotti geneticamente modificati.
Quella che dovrebbe essere stata semplicemente una disputa scientifica sulle conseguenze ambientali e per la salute nel ricevere il mais geneticamente modificato (Gm) dagli Stati Uniti, è divenuta un intrigo internazionale di proporzioni sorprendenti e un caso di intensa attività diplomatica dietro le quinte.
A metà del 2002, risultò evidente che lo Zambia e molti altri Paesi dell'Africa meridionale, sarebbero andati incontro a serie carenze di cibo per i mancati raccolti dovuti alla siccità. In risposta ad un appello d'aiuto del presidente Mwanawasa, il governo degli Stati Uniti d'America offrì un prestito di 50 milioni di dollari allo Zambia per comprare mais in caso d'emergenza. Poiché il mais sarebbe giunto dagli Stati Uniti, si sarebbe trattato di mais geneticamente modificato.
Lo Zambia non aveva ancora introdotto ufficialmente alcun tipo di prodotti Gm e si pose immediatamente una seria questione sull'opportunità di accettare questa offerta dagli Stati Uniti. All'inizio di agosto, il presidente convocò un incontro di emergenza per dibattere il problema pubblicamente: furono invitati consulenti scientifici del governo, ricercatori universitari, rappresentanti del Programma alimentare mondiale (Pam) e altri donatori, gruppi della società civile, organizzazioni agricole e governative. Parteciparono ai lavori anche importanti membri del parlamento e leader politici.
Nel ventaglio d'opinioni offerte durante l'incontro, l'opinione prevalente fu quella di appellarsi al "principio di precauzione"riconosciuto internazionalemente, per impedire l'arrivo di alimenti Gm fino a che si potesse dare adeguata risposta a tutte le questioni sulla sicurezza ambientale e sulla salute. In seguito, per rispondere ad alcuni quesiti, un gruppo di scienziati zambiani parteciparono a un viaggio negli Stati Uniti e in diversi altri Paesi, sponsorizzato dagli Usa. Rientrarono quindi con un rapporto scientifico che raccomandava al presidente di mantenere il bando sugli Organismi geneticamente modificati (Ogm). Ciò fu fatto, e il divieto persiste ancora.
Per rispondere alla crisi alimentare, il governo zambiano richiese maggiori aiuti in cibo non Gm. Il presidente Mwanawasa disse che sarebbe stato meglio che qualche zambiano avesse sofferto la fame piuttosto che in molti rimanessero intossicati.
La reazione degli Usa fu rapida e forte: una dura critica alla posizione del governo zambiano, scherno sulle argomentazioni e chi le aveva sostenute, pressioni politiche e minacce di ritorsioni. Tony Hall, ambasciatore degli Stati Uniti a Roma presso la Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, si spinse addirittura a fare appello alla Corte internazionale contro tutti i leader di governo che avrebbero rifiutato l'aiuto in Ogm, esprimendosi in termini di genocidio per fame della propria gente. (Si tratta certo di un appello ironico da parte di un governo che non riconosce la Corte internazionale!).
Quel che sembra chiaro è che l'azione dello Zambia ha toccato un punto veramente nevralgico: il contenzioso tra Usa e Unione europea (Ue) sull'importazione dei prodotti geneticamente modificati. L'Ue attualmente impedisce l'accesso al mercato a meno che ognuno di questi prodotti sia chiaramente certificato, cosa che trova fortemente contrari gli Usa. Poiché gli Stati Uniti inviano prodotti Gm ad altri Paesi africani, percepiscono il rifiuto dello Zambia come un precedente che potrebbe avere effetti negativi a catena. Nella geopolitica della globalizzazione del commercio, questo è certamente pericoloso.
Che la reazione degli Usa fosse più di una semplice preoccupazione umanitaria per le persone affamate, lo si può vedere dall'attacco montato dal governo degli Stati Uniti contro due istituzioni dei Gesuiti in Zambia: secondo gli Usa, esse influenzerebbero il dibattito pubblico sull'accettazione nel Paese dei prodotti ogm.
Il Centro Kasisi per la formazione agricola (Kasisi agricultural training centre: Katc) è un progetto educativo che opera con piccoli produttori agricoli; il Centro della Compagnia per la riflessione teologica (Jesuit centre for theological reflection: Jctr) è un centro di ricerca e azione sociale.
Prima della controversia sugli aiuti in granoturco Gm, queste due istituzioni avevano collaborato assieme a uno studio sull'impatto dell'introduzione dei prodotti Gm sulle infrastrutture del settore agricolo. Furono invitate a dare la loro testimonianza prima dell'incontro di governo di cui sopra. Le conclusioni della loro ricerca appoggiavano la decisione finale del governo di rifiutare il mais Gm.
Secondo lo studio Katc-Jctr, l'introduzione dei prodotti geneticamente modificati causerebbe problemi a lungo termine, diminuirebbe la produzione, aumenterebbe l'uso di erbicidi, ridurrebbe la biodiversità, darebbe risultati imprevedibili e abbasserebbe i guadagni dei piccoli produttori che garantiscono l'80 per cento del fabbisogno alimentare dello Zambia. Si misero in luce in particolare gli aspetti legati alla giustizia sociale, come il fatto che l'agricoltura che dà lavoro a molti e sostiene le famiglie, verrebbe sostituita dalla coltivazione intensiva di cibo per scopi commerciali, realizzata in grandi aziende agricole meccanizzate, col risultato di aumentare la disoccupazione e minacciare la sicurezza alimentare del Paese.
La posizione presa nello studio era controversa dal punto di vista scientifico, politico ed etico, ma si reggeva su linee corrette di dialogo rispettoso. Il rapporto venne inserito nel sito web del Jctr e fu fatto ampiamente circolare tra gli operatori pastorali, le Ong, la comunità diplomatica e altre parti interessate. Arrivarono complimenti da alcuni gruppi internazionali (ad esempio, Food first e Amici della terra) e lamentele da altri (come da parte di alcuni agroscienziati che avevano lavorato per la Monsanto), tutte reazioni prevedibili. In generale il dibattito si calmò dopo che il governo zambiano prese posizione.
In seguito scoppiò una sorta di tempesta sul versante politico, con un forte accento sul coinvolgimento dei gesuiti nella disputa. La stampa annunciò che il Segretario di Stato Usa Colin Powell aveva scritto al Vaticano per chiedere che i vescovi zambiani sfidassero la posizione del governo.
L'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede fece visita alla Curia dei gesuiti chiedendo con forza che le più alte autorità intervenissero presso il Jctr, domandando ragione delle sue attività e sostenendo che la loro posizione stava causando un grave danno alla popolazione affamata.
La dirigenza di Usaid (Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale) sollevò a Washington la questione dei gesuiti "insensibili" alla situazione critica provocata dalla carestia. In alcuni giornali americani apparvero articoli che accusavano lo studio del Katc e del Jctr di essere irresponsabili nella ricerca e nel sostegno alla posizione del governo dello Zambia.
Il direttore del Jctr discusse la faccenda con il rappresentante zambiano di Usaid e alcuni funzionari dell'Ambasciata Usa a Lusaka. Ricevette la visita di due fra massimi esponenti dell'Ufficio di revisione dei Conti del Congresso americano (Gao) che voleva conoscere la sua opinione.
Da vari gruppi in tutto il mondo arrivarono nell'ufficio del Jctr domande e commenti: alcuni a favore, altri contrari. Ma il Katc e il Jctr consideravano la loro posizione ben fondata dal punto di vista scientifico e conforme alla dottrina sociale della Chiesa e mantennero la loro linea. La ricerca e l'advocacy sul problema degli Ogm continua in Zambia e in altre parti. Il numero non è una priorità del Katc: la formazione dei contadini poveri nell'agricoltura sostenibile per sfamare la nazione ha la precedenza. Non è neppure il primo obiettivo del Jctr portare avanti questioni quali la cancellazione del debito e i giusti salari: richiedono tempo e energia.
Si tratta di una questione di immensa importanza etica e politica che non finirà presto. In un discorso fatto verso la metà di maggio, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha ripetuto la posizione del suo governo: privare i Paesi africani dei prodotti Gm vuol dire bloccare gli sforzi per far cessare la fame e gli Usa continueranno a spingere per una più larga accettazione dei prodotti Gm.
Questa disputa in Zambia potrebbe apparire di poca importanza se paragonata a questioni internazionali più pressanti quali la guerra in Iraq e il terrorismo. Ma fa realmente parte di un disegno più ampio di globalizzazione e rivela la geopolitica del commercio, delle influenze, degli interessi delle imprese. Rivela inoltre il ruolo costruttivo che la società civile, i gruppi ecclesiali, i gesuiti e i loro collaboratori possono svolgere.
di padre Peter Henriot, in "Promotio Iustitiae", pubblicazione a cura del Segretariato per la Giustizia Sociale della Curia generalizia della Compagnia di Gesù.
Fonte: Misna