Ragazzi di Altamira: il processo si terrà a Belém

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L'udienza non si terrà ad Altamira, ma a Belém. Questa città dista più di settecento chilometri dal luogo in cui si sono consumati i crimini.

Negli anni tra il 1989 e il 1992, numerosi ragazzi vennero rapiti, seviziati, violentati e mutilati. Sette di essi persero la vita; cinque non furono mai più ritrovati; tre sopravvissero con gravi mutilazioni.

Per assistere al processo contro i loro aguzzini, le loro famiglie, tutte estremamente povere, dovranno affrontare enormi sacrifici economici. Affittare un pullman, (ma ne servirebbero almeno due) costa 5.300 reais (l'equivalente a 1.700 euro), escluse le spese per gli autisti. Senza considerare il problema delle strade che, sempre in precarie condizioni, in questo periodo, caratterizzato da forti piogge, possono diventare addirittura impraticabili.

A questo punto, è lecito chiedersi perché la sede del dibattimento sia stata spostata nella città di Belém, quando vittime, imputati e testimoni sono tutti di Altamira.
Il saveriano Savio Coriandolesi, che ha trascorso molti anni a Belém, afferma: "A tanti anni di distanza, i cittadini di Belém avranno conservato solo un flebile ricordo dell'orrore e della forte indignazione provata di fronte a quei fatti, avvenuti tanto lontano da loro". Il missionario pone anche in rilievo il fatto che "gli accusati possono contare su difensori molto abili, tanto da aver permesso loro di evitare il giudizio per tanto tempo. Le istanze dei familiari delle vittime, invece, sono affidate esclusivamente ad un magistrato (che corrisponde al nostro pubblico ministero)".
Va detto che, ultimamente, con l'aiuto dei missionari saveriani, è stato procurato anche a loro un avvocato. Rimangono comunque i dubbi circa l'esito di un processo che, dopo essere stato tante volte annunciato ed altrettante rimandato, rischia seriamente, per la sproporzione delle forze in campo, di concludersi con un nulla di fatto o con condanne fittizie. Se ciò avvenisse la reazione di genitori, fratelli, amici delle giovani vittime potrebbe essere drammatica.
Nonostante le gravi difficoltà, il "Comitato in Difesa della Vita dei Ragazzi di Altamira", si sta adoperando in ogni modo per consentire a familiari e testimoni di partecipare al processo. Le spese, però, sono molto al di sopra delle sue possibilità finanziarie. Per questo chiede aiuto a persone ed enti per reperire i fondi necessari per il viaggio, vitto e alloggio per i giorni dell'udienza.

Ragazzi di Altamira: premiato il Comitato in difesa

Il "Comitato in Difesa della Vita dei Ragazzi di Altamira" (l'organizzazione non governativa che riunisce le famiglie dei ragazzi vittime dei gravi fatti di violenza verificatisi ad Altamira negli anni tra il 1989 e il 1992) è stato insignito del "Premio dei Diritti Umani 2002", per la categoria "Ragazzi e Diritti Umani".
Si tratta di una onorificenza concessa dal Governo federale brasiliano a persone ed istituzioni promotrici di azioni di rilievo in favore dei diritti umani. Il Comitato lotta a fianco dei sopravvissuti e delle loro famiglie, per aiutarli a superare le conseguenze di quella agghiacciante esperienza, ma anche per cercare di fare in modo che i responsabili di quei crimini orrendi siano finalmente assicurati alla giustizia.
A ritirare il premio è stata Rosa Pessoa, presidente dell'organizzazione. La donna ha fatto cinquemila cinquecento chilometri per recarsi a Brasilia, proprio per questo. Ma il 12 dicembre scorso, proprio durante le premiazioni, è stata stranamente dimenticata in albergo. I funzionari del Ministero della Giustizia hanno pensato di rimediare alla gaffe andando a consegnare il premio la sera stessa, in albergo, in forma strettamente privata.
Il tutto è avvenuto in sordina, senza dare alcun rilievo alla vicenda. Questo in un momento in cui, dopo essere slittato di semestre in semestre, il processo contro i responsabili era stato annunciato per il mese di marzo, poi nuovamente fatto slittare.

Ragazzi di Altamira : "Il premio non basta"

Rosa Pessoa, presidente del "Comitato in difesa della Vita dei Ragazzi di Altamira", dopo aver ricevuto il Premio Diritti Umani 2002, manifesta la sua preoccupazione per la grave situazione in cui versano le famiglie delle vittime e i sopravvissuti.
La donna, alla guida deIl'organizzazione da dieci anni, considera il premio, peraltro ricevuto in forma del tutto insolita, un riconoscimento importante per l'impegno con cui l'organizzazione ha operato in questi anni. Questo però non basta a cancellare la realtà dei fatti. I ragazzi sopravvissuti sono stati lasciati soli a fronteggiare i traumi psicologici e nessuna assistenza è stata fornita alle loro famiglie.
Secondo Rosa Pessoa "giustizia completa sarà fatta solo quando i colpevoli dei crimini saranno stati giudicati e puniti, e le famiglie saranno indennizzate". "Il Comitato che io presiedo - ha affermato Rosa Pessoa - continua a lottare perché ciò avvenga ed assiste le famiglie affinché non si scoraggino".
È stato solo grazie alla dura battaglia condotta dal Comitato e alla pressione esercitata dall'opinione pubblica che il processo non è stato ancora archiviato. "Non desisteremo dalla nostra lotta", assicura la signora Rosa.

Fonte: mensile Misionari Saveriani

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