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Ong: sui Rom posizione 'soft' della Commissione Ue verso l'Italia
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"La posizione della Commissione europea sulle recenti politiche italiane relative ai rom necessita di essere chiarita e resa pubblica". A richiederlo sono le dieci associazioni per la tutela dei diritti umani appartenti all'EU Roma Policy Coalition (Erpc) che in un comunicato diffuso ieri si dicono "preoccupate" per i commenti resi dal portavoce del commissario Barrot che "ad oggi rappresentano l'unica risposta pubblica al rapporto inviato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni alla Commissione europea".
"La Commissione europea pare aver assunto la più limitata delle posizioni, accettando una versione 'soft' delle misure inizialmente attuate dal governo italiano, misure che sono state duramente criticate in quanto discriminatorie e contrarie ai diritti umani da parte del Consiglio d'Europa, della società civile e della stessa Commissione europea" - afferma l'Erpc ricordando la risoluzione del Parlamento Europeo e la seria preoccupazione del Consiglio d'Europa oltre alle numerose critiche delle associazioni e ong italiane e europee.
L'Erpc teme che "questo approccio mandi un segnale pericoloso, specialmente in Italia dove la retorica e gli atti ostili ai rom hanno già raggiunto livelli inaccettabili, come gli incendi di campi da parte di gruppi di facinorosi". "Questa realtà pare assente dall'attuale interpretazione della Commissione europea, secondo la quale il censimento delle comunità rom è accettabile come soluzione estrema, sebbene un censimento effettuato su base etnica sia evidentemente una pratica discriminatoria" - sottolinea Erpc, la coalizione informale di organizzazioni non governative che si occupano in ambito europeo di diritti umani, antidiscriminazione, antirazzismo, inclusione sociale e diritti dei rom e dei travellers a cui appartengono tra gli altri Amnesty International e l'European Network Against Racism (Enar).
Lo scorso 4 settembre, infatti, la Commissione europea - cioè il braccio esecutivo dell'Ue rappresentante dei governi dei paesi europei - attraverso il portavoce di Jacques Barrot ha comunicato che le misure adottate dal Governo italiano nei confronti dei rom non sarebbe discrimatoria in quanto "la raccolta delle impronte digitali non è sistematica ma limitata, in particolare in relazione ai minori: per cui è limitata ai casi in cui è strettamente necessaria l'identificazione in assenza di documenti". Secondo il portavoce del Commissario per Giustizia e gli Affari interni il sistema sarebbe "valido in particolare per i minori nei confronti dei quali questi rilievi vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione". La "buona cooperazione" tra le autorità italiane e Bruxelles, inoltre avrebbe consentito di verificare le linee dei provvedimenti presi e di "correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni".
"In nome della trasparenza è nell'interesse della Commissione europea fornire una spiegazione adeguata sulle proprie conclusioni e rendere pubblica tutta la documentazione pertinente" - replica la nota della coalizione delle ong dell'Erpc evidenziando che mentre la Commissione europea si prepara a ospitare un summit che dovrebbe affrontare il tema dell'esclusione dei rom in Europa, "è indispensabile che non vi siano malintesi sulla sua posizione riguardante i diritti fondamentali dei rom che vivono in Europa". Proprio per questo l'Erpc avanza diverse richieste alla Commissione europea: rendere interamente pubblico il rapporto del ministro Maroni e le note esplicative su cui ha basato il proprio giudizio; chiarire se la risposta a tale rapporto implica un "via libera" alle azioni e alle misure in fase di attuazione, tra cui gli sgomberi forzati e le affermazioni degradanti o razziste di autorità pubbliche; infine, affrontare le questioni relative ai rom dal punto di vista delle politiche d'inclusione sociale e non da quello delle preoccupazioni per la sicurezza.
Il Commissario europeo alla Giustizia e agli Affari interni, Jacques Barrot, ha annunciato ieri di essere in stretto contatto con la Commissione del Parlamento europeo che il 18 settembre si recherà in Italia per verificare l'attuazione delle normative sul censimento dei campi nomadi e ha espresso delle riserve sui tre provvedimenti adottati dal Governo italiano in materia di sicurezza e che sono stati inviati da Roma a Bruxelles per un esame congiunto prima del loro varo il primo agosto scorso. I provvedimenti riguardano nuove norme che il Governo italiano vuole inserire all'interno del pacchetto sicurezza in materia di rifugiati, ricongiungimento familiare e libera circolazione dei cittadini. [GB]