Betancourt è libera, ma c'è ancora tanto da fare

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"Non siamo più ai tempi della lotta armata, bensì delle lotte democratiche per la liberazione dei nostri popoli". Con queste parole il presidente boliviano Evo Morales ha espresso la sua soddisfazione per la liberazione di Ingrid Betancourt. Anche se a dire il vero la lotta democratica in questo frangente non ha avuto nessun ruolo, anzi.

A detta proprio del numero uno dell'esercito colombiano - il ministro della Difesa Juan Manuel Santos- autore del piano di liberazione della ex candidata alla presidenza dello stato sudamericano e di altri 14 ostaggi, le Farc sono state beffate. Scacco, il nome dell'operazione che con l'inganno ha riportato in libertà i 15, non ha niente a che fare, né con la lotta democratica né tanto meno con un processo di pace tra Forze armate rivoluzionarie colombiane e Governo. ㉀ stata un'operazione basata sull'inganno che avrebbe sfruttato anche le difficoltà di comunicazione dei fronti delle Farc sparsi nella selva. Santos ha fatto sapere che la liberazione degli ostaggi è avvenuta, grazie soprattutto al ruolo svolto da "infiltrati" nelle Farc, tra le "localidades selváticas" di La Paz e Tomachipán, nel Guaviare, circa 400 chilometri a sud di Bogotá.

La notizia di ieri ha fatto il giro del mondo ed è stata accolta con sollievo e soddisfazione dai principali capi di Stato e di governo dell'America Latina. Impossibile però non notare un assente eccellente nel coro di felicitazioni e complimenti all'operato del presidente Alvaro Uribe e del suo esercito. Il suo omologo venezuelano, Hugo Chavez, che non ha rilasciato nessuna dichiarazione pur avendo giocato un ruolo di primo piano nella liberazione di altri ostaggi in mano alle Farc e che più volte si è scontrato con Uribe per le divergenze di opinione riguardo ai negoziati da portare avanti con i ribelli.

Luis Ignacio Lula Da Silva dal Brasile ha dichiarato"soddisfazione per questa notizia che era così attesa dalla comunità internazionale" così come "la speranza che questo sia un passo importante verso la liberazione di tutti i sequestrati e la riconciliazione di tutti i colombiani".

La presidente argentina, Cristian Fernandez de Kirchner, ha parlato delle liberazione degli ostaggi come di "una vittoria della vita e della libertà" e ha ricordato il suo "impegno per questa causa". Già insieme al marito e predecessore Nestor Kirchner, aveva partecipato alla mediazione sponsorizzata da Chavez.

Dal Cile, Michelle Bachelet ha detto che l'operazione militare che ha ridato la libertà ai sequestrati dalle Farc costituisce "un successo della democrazia, della pace e della libertà", aggiungendo che aveva parlato al telefono con Uribe "e gli ho trasmesso personalmente le congratulazioni del governo del mio paese".

Anche il segretario dell'Organizzazione degli stati Americani (Osa), José Miguel Insulza, si è felicitato con il governo di Bogotà "per la perfezione dell'operazione di intelligence che ha portato, senza violenze, alla liberazione di 15 persone".

George W. Bush, non ha lesinato gli elogi al suo alleato Uribe, definendolo "un leader forte". Sulla stessa linea il premier spagnolo José Luiz Rodriguez Zapatero che ha inviato un telegramma di congratulazioni al presidente colombiano. Elogi anche dal rappresentante della politica estera dell'Ue, Javier Solana, che in un comunicato si è felicitato "con il presidente colombiano Alvaro Uribe e con le forze armate" di Bogotà. Congratulazioni e felicitazioni anche dal segretario generale del Consiglio d'Europa Terry Davis, che non ha però dimenticato che ora bisogna lavorare affinchè tutti gli ostaggi ancora in mano alle Farc vengano liberati. Sullo stesso filone anche Human Rights Watch e Amnesty International.

Unica voce fuori dal coro quella che arriva dal governo ecuadoriano (in crisi con la Colombia dopo l'attacco colombiano ad una base delle Farc in territorio dell'Ecuador lo scorso 1° marzo), che ha espresso la sua soddisfazione per la liberazione degli ostaggi in un comunicato del ministero degli Esteri nel quale, inoltre, "condanna senza equivoci i metodi illegali usati dalle Farc ed altri gruppi armati irregolari". Non solo plausi però: il ministro ecuadoriano della Difesa, Xavier Ponce, ha lamentato che la liberazione di Betancourt e degli altri ostaggi sia avvenuta attraverso un'operazione militare: "é un peccato che non sia avvenuta nel quadro di un processo di pace, perché è quello che il mondo sta aspettando".

La liberazione di Ingrid Betancourt e degli altri 14 ostaggi segna un trionfo per il governo Uribe che riesce anche a mettere in ombra le vicende poco limpide nelle quali è coinvolto. Il rischio però ora è che la difficile situazione della Colombia passi in secondo piano agli occhi della comunità internazionale.

Donatella Vergari - Segretario Generale di Terre des Hommes Italia - a questo proposito dice: "Speriamo che questa liberazione segni l'inizio di una fase nuova della vita della Colombia, con la cessazione di ogni violenza e il rilascio di tutti gli altri sequestrati ancora in possesso alle varie fazioni in lotta in Colombia. A Ingrid e ai suoi familiari, che abbiamo avuto l'onore di ospitare qui in Italia qualche anno fa, vanno le nostre felicitazioni e l'augurio che lei possa tornare, da persona libera, a condurre quelle battaglie che l'avevano resa una speranza per il suo paese".

Per Angela Ospina invece - delegata di Terre des Hommes Italia a Bogotá - "l'operazione dell'esercito che l'ha liberata è stata definita dalla stessa Ingrid Betancourt impeccabile , ma è necessario ricordare come sia comunque preferibile perseguire accordi umanitari per la risoluzione degli ostaggi ancora in mano alla guerriglia. La soluzione del lungo conflitto che affligge da 40 anni la Colombia non può che essere politica, non militare. Non dimentichiamo che a farne maggiormente le spese è sempre stata la popolazione civile, spesso vittima di torture fisiche e psicologiche e costretta ad abbandonare la propria casa e il proprio villaggio per cercare la salvezza altrove. Attualmente infatti sono circa 3 milioni i colombiani registrati come 'desplazados' (sfollati interni) su una popolazione totale di 45 milioni di abitanti, ma l'Acnur (Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati) stima che ci sia almeno un altro milione di vittime non registrate. Queste cifre ne fanno il paese con il maggior numero di rifugiati interni del mondo".

Ieri nella Biblioteca Nazionale di Bogotá è stato presentato il nuovo rapporto elaborato dalla Coalici㳀n Colombiana contra la Tortura, di cui TdH Italia fa parte. "Il rapporto - afferma Terre des Hommes - evidenzia come la tortura, fisica e psicologica, sia una pratica sistematica e generalizzata e che lo Stato Colombiano, nonostante i tanti appelli delle istituzioni internazionali e dell'Alto Commissiariato per i Diritti Umani, non sia ancora riuscito ad arrestare un fenomeno così esecrabile, soprattutto per quel che riguarda gli atti di tortura perpetrati da suoi esponenti, e non abbia ancora ratificato il Protocollo facoltativo della Convenzione Onu contro la tortura".

Insomma tanta soddisfazione e gioia per le liberazioni, ma c'è ancora tanto da fare. La stessa Betancourt ha assicurato il suo impegno per la liberazione di tutte le altre persone che stanno ancora vivendo quello che vissuto lei.

Elvira Corona

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