L'Aja: aperto il processo contro lo Stato olandese su Srebrenica

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Si è aperto all'Aja il processo intentato da alcuni sopravvissuti contro lo Stato olandese per non aver protetto i civili a Srebrenica nel luglio del '95: è il processo 'Mustafic e Nuhanovic contro lo Stato olandese'. Chiara Bonfiglioli per l'Osservatorio sui Balcani ricostruisce la vicenda e le prime fasi del processo.

"Molti sanno della presenza olandese a Srebrenica e del fatto che gli olandesi non impedirono il massacro di circa 8.000 ragazzi e uomini da parte delle forze comandate dal generale Ratko Mladic" - scrive Bonfiglioli. L'Olanda si è giustificata dicendo che il battaglione, sotto mandato ONU, non aveva potuto agire diversamente ed anzi, sacrificando i ragazzi e gli uomini, avrebbe "salvato donne e bambini".

Nella notte tra il 10 ed l'11 luglio 1995, la popolazione assediata a Srebrenica, venuta a conoscenza di un possibile attacco da parte delle forze serbo-bosniache, si diresse in massa verso la base olandese di Potocari, a circa 6 km da Srebrenica. Circa 6.000 persone vennero sulle prime lasciate entrare nella base olandese, mentre altre migliaia di persone arrivate più tardi non vennero lasciate entrare. Il 12 luglio mattina, mentre era ancora in corso un incontro tra una delegazione ONU e Mladic a Bratunac, le forze serbo-bosniache circondarono la base, e dal pomeriggio e nella notte tra il 12 e 13 luglio cominciarono a separare le donne dagli uomini, a deportare le donne sugli autobus e ad uccidere uomini e ragazzi nelle vicinanze dalla base.

 

Osservatorio sui Balcani:
Dossier su Srebrenica

"Il 13 luglio, i responsabili olandesi dissero alle 6.000 persone rifugiatesi all'interno della base di Potocari che dovevano cominciare a uscire, "per gruppi di 5", mandando di fatto a morire gli uomini e i ragazzi che si trovavano all'interno" - afferma Hasan Nuhanovic, figura chiave del processo, che era impiegato come interprete dai soldati olandesi. Testimone oculare degli eventi è autore del libro "Under the UN flag": Hasan accusa lo Stato olandese - tramite i suoi soldati - di avere lasciato morire la sua famiglia durante la strage di Srebrenica.

In questo contesto si colloca l'azione legale di Hasan Nuhanovic e della famiglia Mustafic. "Il lasso di tempo trascorso tra il 12 ed il 13 luglio non lascia dubbio sul fatto che gli ufficiali olandesi Karremans e Franken sapessero che non c'era sopravvivenza possibile al di fuori della base (come dimostrano alcune dichiarazioni degli stessi durante la commissione parlamentare d'inchiesta). Gli olandesi stessi avrebbero compilato una lista di 29 nomi che includeva personale bosniaco impiegato nella base e familiari dello staff, da portare con sé al momento dell'evacuazione della base" - riporta Chiara Bonfiglioli.

L'avvocato Zegveld ha sostenuto che lo Stato olandese non solo aveva pieno controllo della situazione all'interno della base, dato che le forze di Mladic si tenevano al di fuori di questo spazio, ma anche che lo Stato olandese doveva proteggere il personale impiegato nella base, e quindi rifiutare di farlo uscire sapendo che sarebbe incorso in persecuzioni ed esecuzioni. L'avvocato, inoltre, accusa gli ufficiali olandesi, e quindi lo Stato, di non avere informato le Nazioni Unite delle esecuzioni del 12 luglio, di cui erano a conoscenza.

L'argomentazione di Zegveld, in sostanza, si basa sul fatto che lo Stato olandese aveva la responsabilità delle proprie forze armate, nonostante la missione ONU, dal momento che tutti i poteri militari non erano stati trasferiti all'ONU. "Lo Stato olandese, quindi, si sarebbe macchiato di "grave negligenza" (gross negligence) ed avrebbe quindi la responsabilità (liability) di risarcire le famiglie delle vittime, tanto più che non vi sono tribunali ONU che possano effettuare risarcimenti, e sono quindi gli Stati membri che se ne devono incaricare".

Prima di entrare nel merito e nei dettagli del caso, l'avvocato Zegveld ha denunciato il fatto che il giudice che aveva seguito il caso per 3 anni è stato improvvisamente sostituito prima della fase finale del processo: apparentemente questo giudice si mostrava più attento degli altri alle ragioni dei parenti delle vittime. La sua sostituzione, motivata con futili motivi, e la sostituzione di un altro dei 4 giudici, ha spinto l'avvocato e le famiglie a dubitare della imparzialità del processo. Sebbene siano stati intentati altri processi del genere, questo è di rilievo assoluto: migliaia di persone hanno aderito all'azione e tra queste anche il gruppo delle "Madri di Srebrenica ".

Il caso Srebrenica è particolarmente scomodo per l'immagine delle forze armate olandesi, un governo è caduto dopo la pubblicazione dell'inchiesta della commissione parlamentare nel 2002 e secondo diversi osservatori l'Olanda mira a chiudere la faccenda al più presto. Diversi Paesi guardano con interesse alla decisione che verrà presa dal tribunale olandese in quanto concerne l'invio e le operazioni di truppe in operazioni di peace-keeping: il verdetto sarà emesso in settembre.

Nei giorni scorsi, dopo l'arresto del presunto criminale di guerra serbo Stojan Zupljanin, l'Associazione per i Popoli Minacciati si è appellata ai governi dell'Unione Europea affinché continuino a far pressione per ottenere l'estradizione dei principali criminali di guerra serbi Radovan Karadzic e Ratko Mladic.

La Fondazione Alexander Langer propone anche quest'anno un viaggio a Srebrenica per partecipare alla cerimonia di sepoltura delle vittime e agli eventi di ricordo e riflessione sul genocidio del luglio 1995. [GB]

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