Darfur: campi profughi pieni di armi denuncia Amnesty

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"La maggior parte dei campi profughi in Darfur è piena di armi. La situazione della sicurezza dentro e fuori dai campi continua a peggiorare, mentre le speranze di una soluzione politica al conflitto in Darfur si riducono e le ostilità tra il governo e i gruppi armati seguitano a intensificarsi". Lo afferma Amnesty International che ha reso noto oggi il rapporto "Sfollati in Darfur: una generazione di rabbia", in cui descrive l'attuale stato di insicurezza nei campi profughi nell'area, le potenziali conseguenze e le possibili soluzioni. "I gruppi armati continuano a usare i campi per reclutare combattenti, inclusi i bambini" - denuncia un comunicato di Amnesty International.

"Il benessere degli sfollati continua a essere ignorato mentre i gruppi armati e il governo litigano e impediscono il completo spiegamento dell'Unamid. Non ci potrà essere una pace duratura senza la garanzia che la sicurezza e i diritti umani di queste persone siano rispettati e sostenuti" - ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma Africa di Amnesty. La forza dell'Unione africana, pensata per proteggere i profughi, è stata surclassata dalla superiorità in uomini e armi delle milizie filo-governative janjaweed e dei gruppi armati d'opposizione. "La stessa sorte toccherà all'Unamid a meno che non si mandino chiari segnali alle parti in conflitto che non sarà ammesso alcun attacco all'Unamid e alla popolazione" - ha detto Hondora. "In aggiunta, devono essere adottate urgenti misure per assicurare che il governo del Sudan rimuova tutti gli impedimenti al completo spiegamento dell'Unamid. La comunità internazionale deve, inoltre, adeguatamente rinforzare l'Unamid, anche attraverso la fornitura di un equipaggiamento di terra e di trasporto aereo".

L'esercito e la polizia sudanesi, che dovrebbero in teoria proteggere i civili, sono considerati dagli sfollati come nemici piuttosto che difensori, dal momento che spesso li arrestano arbitrariamente fuori dai campi profughi, in base al sospetto che appartengano a gruppi armati d'opposizione. Alcuni campi, ad esempio quello di Kalma, ospitano persone appartenenti ad almeno 29 differenti gruppi etnici. La gran parte dei residenti possiede armi. Amnesty International ha appreso che molti giovani hanno costituito gruppi di vigilantes su base etnica. Tra il 16 e il 22 ottobre 2007, le Nazioni Unite hanno registrato più di 10 casi di scontri a fuoco in questo campo, affermando che "molti episodi di violenza sono stati attribuiti al gruppo armato Fur, che comprende dei bambini, contro altri gruppi etnici nel campo".

"La presenza di armi nei campi ha peggiorato una situazione di sicurezza già precaria per tutti" - ha aggiunto Hondora. "In alcuni campi profughi, si può comprare una pistola con soli 25 dollari e ciò contribuisce a spiegare i numerosi episodi di furto e aggressione". In questo ambiente carico di rabbia, paura, insicurezza e disaccordo politico, i litigi spesso sfociano in tragedia. Le donne sfollate sono esposte al costante pericolo di stupro quando si avventurano al di fuori dei propri campi per cercare legna da ardere o cibo. Sebbene la maggior parte delle vittime di stupro accusi le milizie janjawid, ad Amnesty International sono pervenute notizie di stupri commessi anche dall'esercito sudanese, dalla polizia e da altri gruppi armati d'opposizione, compreso l'Esercito di liberazione del Sudan (Sla/Mm). Le donne denunciano di essere state violentate, a volte, anche dagli sfollati maschi all'interno del campo.

Amnesty International si è rivolta anche all'Unamid affinché garantisca la protezione degli sfollati, attraverso lo stazionamento di unità in prossimità di ciascun campo e con un pattugliamento costante, compresa la scorta delle persone che escono per raccogliere la legna da ardere. "L'Unamid deve essere dotata di risorse per assicurare la piena protezione di tutti i civili in Darfur" - ha concluso Hondora. "Ciascuna parte coinvolta nel conflitto deve, inoltre, interrompere immediatamente gli attacchi ai civili e agevolare lo spiegamento dell'Unamid in tutte le aree colpite". Proprio ieri è arrivato in visita a Khartoum Jean-Marie Guéhenno, responsabile della Forza di peacekeeping dell'Onu per valutare le operazioni della Forza Onu in Darfur (Unamid).
Più di 90mila persone sarebbero state uccise nel conflitto che dal 2003 insanguina il Darfur mentre altre 200mila sarebbero decedute per cause connesse col conflitto che ha provocato più di 2,3 milioni di sfollati. [GB]

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