Guantanamo: mobilitazioni per la chiusura, nessi con Abu Ghraib

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Oltre 1200 parlamentari di ogni parte del mondo hanno appoggiato la richiesta presentata all'amministrazione Usa da parte di Amnesty International di chiudere Guantánamo e porre fine alle detenzioni illegali. "Guantánamo è un'anomalia che dev'essere immediatamente corretta. Il solo modo per farlo è chiudere il centro di detenzione" - ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International. "Le pratiche illegali adottate dal governo Usa nel contesto della 'guerra al terrore', esemplificate da Guantánamo e dal programma Cia di detenzioni segrete, hanno promosso il pericoloso concetto che i diritti umani fondamentali possono essere messi da parte in nome della sicurezza nazionale" - ha aggiunto Irene Khan.

Il sistema delle detenzioni adottato dagli Usa ha avuto un effetto corrosivo sullo stato di diritto e sul rispetto dei diritti umani. Dal Pakistan all'Africa orientale fino all'Europa, altri governi sono diventati complici di pratiche illegali o vi hanno fatto loro stessi ricorso. Amnesty International è a conoscenza di almeno 38 casi di persone già sottoposte a detenzione segreta da parte della Cia e di cui ora si sono perse le tracce. Il programma di detenzioni e trasferimenti (rendition) della Cia non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di altri governi, che si sono resi anche complici delle detenzioni a Guantánamo. "Le detenzioni arbitrarie e segrete violano i diritti umani fondamentali. Queste ingiustizie non possono trovare posto nel XXI secolo. Anziché favorire la sicurezza, alimentano il risentimento e producono un clima di minaccia - ha concluso Irene Khan rilanciando la petizione online e la campagna internazionale per "Chiudere Guántanamo, ora!".

Intanto l'avvocatessa americana Gitanjali Gutierrez, affiliata all'organizzazione Center for Constitutional Rights di New York, che è stata tra i primi legali ad occuparsi del centro di detenzione Guantanamo che visita regolarmente è intervenuta all'incontro invernale dell'Isodarco, conclusosi domenica ad Andalo (TN) e ha rilasciato un'intervista pubblicata sul quotidiano L'Adige di oggi nella quale denuncia: "All'inizio le celle erano gabbie, oggi sono bunker, cioè piccole tombe, dove due terzi dei reclusi sono in isolamento totale, anche da tempi lunghissimi".

"Nel corso di una visita rapida e superficiale non ci si può rendere conto della drammatica realtà di Guantanamo, un luogo dove le persone sono sottoposte a un trattamento crudele, disumano, degradante, con tecniche di interrogatorio che hanno in passato incluso varie forme di tortura. Per capire la realtà di questo luogo bisogna parlare con le persone che vi sono state rinchiuse. Catturate in circostanze e luoghi assai diversi, sono state incarcerate indefinitamente con la generica accusa di essere membri di al Qaeda o dei Taliban, ma senza che fosse stato loro imputato nulla di preciso e senza dargli nessuna informazione sul loro destino, nemmeno se, e quando, avrebbero potuto subire un processo" - afferma l'avvocatessa.

"I soggetti - continua l'avvocatessa Gutierrez - sono oltretutto sottoposti a duri interrogatori, anche con frequenza settimanale, ma per fortuna non si pratica più la tortura come accadeva nel 2002-2003, con il consenso dell'allora ministro della difesa Rumsfeld. Nei primi anni di funzionamento di questa struttura, tutti i prigionieri furono maltrattati e abusati. Sebbene le violenze fisiche siano oggi molto calate, i carcerati si sentono sempre minacciati. Per le torture subite le persone soffrono ancora di gravi problemi fisici e psicologici. Questi effetti sono particolarmente evidenti negli individui che, quando vennero reclusi, avevano un'età inferiore ai quindici anni. A peggiorare le cose c'è che, ieri come oggi, proprio nulla è garantito al recluso. All'interno del carcere non c'è nessuna persona cui i detenuti possano rivolgersi con fiducia per avere qualunque assistenza. Pure le rare visite della Croce rossa producono pochi risultati, essendo questa organizzazione legata da un vincolo di riservatezza che la costringe a riferire privatamente le proprie conclusioni e i propri suggerimenti solo all'amministrazione Bush".

"C'è inoltre un collegamento tra le pratiche messe in atto a Guantanamo e i fatti di Abu Ghraib" - nota l'avvocatessa Gutierrez. "Infatti il generale Miller, responsabile di Guantanamo nel 2001-2003, durante una visita nell'Iraq occupato suggerì i metodi più "efficaci" per l'interrogatorio dei prigionieri islamici. Non dobbiamo dimenticare che Guantanamo fa parte di un più ampio sistema di prigioni militari e segrete, sia in America che all'estero ("black sites"), gestite da organizzazioni come la Cia; queste servono a garantire la possibilità di interrogare con metodi brutali i sospettati di attività terroristiche; il tutto al di fuori del normale sistema legale statunitense. In questo senso anche vari paesi europei, tra cui l'Italia, hanno avuto sul loro territorio attività illegali di rapimento e deportazione. Guantanamo non solo nega i basilari diritti umani, ma è pericoloso per gli stessi Usa, incrinandone la democrazia e minando lo stato di diritto. Il presidente Bush pretende di poter catturare e imprigionare senza processo e indefinitamente qualunque "combattente nemico"; questo va contro la legge internazionale e le convenzioni per la protezione dei prigionieri di guerra".

Tutto ciò potuto avvenire - spiega l'avvocatessa Gutierrez all'Adige - in quanto "consiglieri legali di Bush appartenenti alla Federalist Society volevano rafforzare i poteri dell'esecutivo e colsero l'opportunità degli attacchi dell'undici settembre 2001 per creare luoghi sottoposti alla sola autorità presidenziale, nonché l'introduzione di forme di tortura. Si noti che sia il ministero della difesa che le agenzie di spionaggio furono esclusi dall'elaborazione di questi progetti. Oggi Guantanamo viene visto negativamente dalla maggioranza dei cittadini americani e questo tema è discusso nella campagna elettorale e tutti i candidati democratici e qualche repubblicano si sono dichiarati a favore della sua eliminazione. Si comprende come Guantanamo sia uno dei motivi di ostilità contro gli Stati Uniti. Guantanamo ha certo causato un grave vulnus nei riguardi dei diritti umani e della legalità, ma queste procedure si sono rivelate deleterie per la sicurezza nazionale americana. Chi è torturato rivela infatti ciò che l'interrogatore vuole sentire e non necessariamente la verità. Inoltre Guantanamo ha rappresentato l'abbandono di alcuni preziosi valori fondanti dell'America".

Alla domanda dell'intervistatore, Mirko Elena, se c'è una possibilità che Guantanamo venga chiuso durante i prossimi mesi, prima delle elezioni americane, l'avvocatessa Gutierrez risponde: "Assolutamente no, in quanto Bush perderebbe la faccia. Con l'avvento della prossima amministrazione le cose potrebbero cambiare, ma in ogni caso ci vorranno almeno uno o due anni".

Va ricordato che nei primi cinque anni di attività, a Guantánamo sono stati trasferiti 780 prigionieri, catturati in oltre 10 paesi diversi. Alla fine del dicembre 2007, a fronte di circa 500 rilasci, 275 detenuti di 30 diverse nazionalità si trovavano ancora a Guantánamo senza accusa né processo. Soltanto uno dei detenuti di Guantánamo è stato condannato dalle commissioni militari. Nel marzo 2007 David Hicks, cittadino australiano, si è dichiarato colpevole di sostegno al terrorismo nell'ambito di un patteggiamento che prevedeva la fine della sua reclusione in custodia statunitense, già durata cinque anni, e il rientro in Australia, dove ha trascorso nove mesi di detenzione per poi essere scarcerato il 29 dicembre. Nel novembre 2007, tre detenuti sono stati incriminati per essere processati dalle commissioni militari. [GB]

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