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Italia: l'ultima volta in Italia del reporter-scrittore Kapuscinski
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Cari amici,
apprendo ora dalle agenzie della morte del grande reporter Ryszard Kapuscinski. Gli amici dell'istituto polacco di cultura mi avevano avvisato della improvvisa malattia, ma speravamo che il viaggio potesse continuare. Invece Kapuscinski è morto poche ore fa nella sua Varsavia.
Una delle ultime uscite pubbliche, forse l'ultima, è stata a Bolzano nell'ottobre scorso quando lo invitai a nome del Centro per la Pace e della Libera Università. Rimase quattro giorni. Furono momenti intensissimi. Commovente la gita sull'altopiano del Renon prima in funivia e poi a piedi lungo i sentieri per visitare la casa dove vissse per alcuni anni l'antropologo polacco Malinowsky. Kapuscinski desiderava vedere le tracce di quella memoria. Insieme ad un gruppo di studenti trentini ci siamo fermati in un Gasthof a mangiare e i ragazzi gli hanno fatto una lunga intervista. Ryszard era affascinato dal panorama, dalla spontaneità dei giovani, dal sorriso dei contadini.
Poi all'università l'incontro pubblico con un bagno di folla ancora oggi inspiegabile per la piccola Bolzano. Quasi mille persone si sono accalcate nell'aula magna. Kapuscinski portò il suo discorso sul tema dell'alterità, sulla convinzione che essere un buon giornalista significa innanzitutto porsi in ascolto degli altri. Da giornalista di un quotidiano pensavo alle tante inadempienze, alle tante voci inascoltate... Il giornalista - disse - è una persona che ha una missione da svolgere: riportare l'armonia sulla terra, essere ambasciatore di pace fra i popoli... Sempre di più il suo discorso si faceva etico, rivolto all'accoglienza, alla pace, alla nonviolenza.
La sera cenammo insieme a casa mia con la giornalista polacca Magdalena Szymkov, con Paolo Rumiz, con Cornelia, con una nostra amica. Kapuscinski aveva fretta di ritirarsi per dormire. Era stanco della lunga giornata. Ma era entusiasta di questa "kleine Heimat", di questa piccola patria e del sole che illumina i prati verdissimi. Gli abbiamo scritto poco prima di natale per fargli gli auguri. Abbiamo scelto di salutarlo in spagnolo, una lingua che ama. Si fece sentire per lettera. Poi più nulla. Ora il silenzio, la fine. Eppure il viaggio del grande reporter continua... Un saluto triste ma come ci ricorda l'amico che Kapuscinski considerava un maestro, Raimon Panikkar: "Il cuore piange perché vive".
di Francesco Comina
Fonte: Mosaico di Pace
Per approfondire:
- Kapuscinski, narratore dell'altro mondo" (Da "Il monaco che amava il jazz" - di Francesco Comina, il Margine editore, Trento 2006)
- Interviste su RaiNews24