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Vicenza: approvato raddoppio base militare, ora tocca al Governo
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Il Consiglio comunale di Vicenza ha approvato giovedì scorso con 21 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astenuti l'ordine del giorno della maggioranza di centro destra favorevole al raddoppio della base "a condizione che l'aeroporto Dal Molin rimanga civile e da esso non partano voli militari operativi" - riporta l'agenzia Ansa. E' stata invece respinta bocciata dal Consiglio comunale la richiesta del centrosinistra di un referendum cittadino sul progetto del raddoppio della base Usa in città. La decisione finale sull'ampliamento della presenza militare a Vicenza spetterà ora al Governo italiano in particolare al Ministro della Difesa Arturo Parisi.
Nella piazza antistante il palazzo municipale, si sono svolte tre distinte manifestazioni, una - circa trecento persone - in favore dell'ampliamento della base, una di appartenenti ad Azione Sociale, contrari, e la terza, che contava circa 1500 persone e che dimostrava il proprio dissenso al raddoppio della presenza Usa a Vicenza con striscioni, fischietti, trombe e tamburi."Questo consiglio comunale ⭀- ha spiegato a l'Unità Giancarlo Albera, coordinatore dei comitati per il No - ⭀non possiede sufficiente legittimità per prendere una decisione di questa portata. La gente dovrà dire la sua, gli americani vogliono militarizzare la città, costruirne un'altra dentro la nostra. Ora sfoggiano sorrisi, ma sono pronti a dare il via ad una colata di 700mila metri cubi di cemento". Nei comitati per il No, promotori di un referendum popolare cittadino, ci sono cittadini impauriti dai rischi che la nascita del complesso americano comporta. Francesco Scalzotta abita a Longara ad una decina di chilometri da Vicenza dove ha sede un misterioso deposito di armi americane: "Da 40 anni conviviamo con questa base dove sono custodite armi e munizioni. Non ci hanno mai spiegato cosa c'è all'interno, ci tengono mine nucleari?".
Spetta ora al Ministro della Difesa Arturo Parisi approvare il piano del Pentagono tenendo conto dell'impatto sociale e ambientale su Vicenza. "I vertici militari Usa sono intenzionati all'unificazione nella città veneta di tutti i 5.000 paracadutisti della 173/A brigata aviotrasportata. In questo momento circa 2.600 soldati si trovano a Vicenza, nella caserma Ederle, gli altri sono dislocati in un'altra base in Germania. Una richiesta che, secondo lo stesso Parisi, "appare rispondente con lo spirito di amicizia esistente tra Italia e Stati Uniti e in continuità con la natura della precedente presenza militare americana" - nota l'agenzia Ansa.
Ma contro la massiccia presenza militare a stelle e strisce si schierano i partiti della sinistra, Prc, Comunisti Italiani, Verdi, ma anche Ds, che in queste settimane hanno fatto pressione sul ministro Parisi per un ripensamento. In realtà, sostiene la Verde Luana Zanella che lo ha incontrato due giorni fa con altre parlamentari venete, il ministro della Difesa avrebbe spiegato che sulla nuova base vicentina nessuna decisione è stata ancora presa dal Governo italiano. In ogni caso, la lunga discussione sulla base americana che si è svolta a Palazzo Trissino, sede del Consiglio comunale di Vicenza, ha visto la vittoria netta di quanti si schierano a favore del nuovo insediamento americano all'aeroporto Dal Molin.
Sconfitta dell'opposizione di centrosinistra, che dopo essere stata battuta 21 a 17 sull'odg principale, che dava il sì del Comune al progetto, ha visto respinta (per 20 voti contro 17) la richiesta di referendum cittadino sull'argomento. Una domanda posta dal centrosinistra e dai 1500 rappresentanti dei Comitati per il "no" che hanno "assediato" pacificamente il palazzo municipale, sulla scorta dei dati dei primi sondaggi svolti in città. In particolare quello di inizio ottobre dalla Demos del prof. Ilvo Diamanti, secondo il quale il 61% dei vicentini sarebbe contrario alla nuova base, e l'84% vorrebbe comunque esprimersi con un referendum.
Tra le ragioni dei contrari, spiccano le preoccupazioni per la sicurezza, aumentate nelle scorse settimane da un servizio del settimanale 'l'Espresso' che parlava della futura "Ederle 2" come della più grande fortezza americana in Europa, con piattaforme lanciamissili. Un'ipotesi seccamente smentita dal gen. Frank Helmick, del comando Usa Setaf, il quale aveva precisato che le attività svolte al Dal Molin "non saranno dissimili" da quelle svolte dal personale già di stanza alla Ederle, e quindi nessun lanciamissili, né artiglieria semovente o utilizzo della pista del Dal Molin per voli di aerei "Predator". [GB]