Armi leggere: Ong, al Summit Onu documento 'ridicolo'

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Le Ong bollano come "ridicolo" il nuovo documento preparatorio alle conclusioni della Conferenza sulle armi leggere e di piccolo calibro che si sta svolgendo in questi giorni all'Onu. "Ricevuto il testo del nuovo documento e analizzato in maniera veloce ci è apparso subito chiaro che le principali tematiche care alle Ong come anche alle varie delegazioni in particolare del sud del mondo, non sono state tenute in considerazione anzi dal testo precedente sono scomparsi importati punti" - commenta il direttore di Nigrizia, Carmine Curci. "La questione dei diritti umani, una legislazione nazionale che regoli la questione delle armi leggere, il rapporto tra la società civile e i governi sono stati fortemente indeboliti quando non cancellati". "Nessun accenno alle vittime della violenza delle armi leggere come anche nessuna menzione riguardo la connessione tra sviluppo e armi leggere".

Dopo un'apertura molto positiva - nel corso della quale le Ong del coordinamento Controlarms hanno consegnato a Kofi Annan la petizione con un milione di facce per l'adozione del Trattato sulle armi, e un gruppo di paesi tra cui Messico, Canada e Unione Europea avevano espresso il proprio appoggio ai principli globali di protezione da inserire nel protocollo finale, i maggiori Paesi produttori di armi leggere nel mondo - tra cui Stati Uniti, Russia, Cina e India - hanno fatto pressione sul presidente della Conferenza per ammorbidire il testo. La National Rifle Association - la potente lobby americana di difesa dei diritti dei portatori d'armi da fuoco che vanta oltre 4 milioni di soci negli Usa - ha raccolto 100mila firme per chiedere - nientemeno - la sospensione della Conferenza.

"Il testo su cui hanno lavorato i delegati ha perso ogni riferimento al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani" - commenta Sauro Scarpelli che sta seguendo per Controlarms da New York le riunioni della Conferenza. "Sono stati eliminati i riferimenti di genere riguardanti le donne, che sono le principali vittime delle armi portatili; eliminati i passaggi riguardanti le munizioni, quelli sul possesso civile delle armi portatili e, infine, molto allentati i principi sul controllo degli intermediari". "Le ong stanno facendo un lavoro di lobby per far sì che il protocollo finale possa essere riportato a livelli accettabili" - prosegue Scarpelli, che spiega come le ong si siano suddivise per aree geografiche e grande attenzione si stia sviluppando intorno alle scelte dei Paesi africani. Gli equilibri sono delicatissimi e si giocano sul filo di un testo che potrà essere accolto solo all'unanimità, oppure verrà totalmente respinto. Amnesty ha denunciato che il 90% dei governi leader nella vendita di armi non ha in atto nessun sistema per valutare se una determinata vendita di armi possa incrementare la povertà o minare la sicurezza.

Intanto, dopo gli Stati Uniti, l'Italia è il secondo esportatore mondiale di 'piccole' armi: con una crescita pari al 22,6% nel biennio 2004-2005, i trasferimenti, che nel 2004 erano di 358 milioni, nel 2005 hanno raggiunto la cifra record di 410 milioni di euro. Dai dati riportati da un rapporto di Archivio Disarmo emerge che nel 2004-2005 l'Italia ha esportato armi da fuoco non soltanto (per circa quattro/quinti) nel mondo industrializzato ma anche (per il restante quinto) verso aree che sono teatri di guerra e di conflittualità interna, compresi alcuni paesi accusati dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea, oltre che da organizzazioni indipendenti come Amnesty International, di violazioni dei diritti umani, nonché verso paesi sottoposti a embargo.

La conclusione del Rapporto di Archivio Disarmo è che l'Italia, nei confronti di una materia così delicata deve assumersi maggiori responsabilità. E' urgente rafforzare i meccanismi di controllo, adottare maggiore trasparenza e prevedere il coinvolgimento di Governo e Parlamento nelle procedure di autorizzazione, così come avviene per le armi ad uso militare. Inoltre, dopo il caso eclatante delle pistole Beretta 92S esportate verso il Regno Unito e finite in Iraq nelle mani della guerriglia, è necessario rafforzare le misure contro le triangolazioni. E' urgente, a questo scopo, colmare la lacuna nella giurisdizione italiana che impedisce che siano punibili i mediatori internazionali di armi da fuoco, anche se le esportazioni sono operate in violazione di embarghi, in particolare nel caso in cui i mediatori siano cittadini stranieri e le armi non attraversino il suolo italiano.

Secondo un recente Rapporto di Iansa ci sono 640 milioni di piccole armi nel mondo, una per ogni dieci abitanti del pianeta. Altri 8 milioni di armi vengono prodotte ogni anno, insieme a 10/14 miliardi di munizioni: sufficienti ad uccidere due volte tutti gli abitanti della terra. Il valore annuale del commercio di 'piccole' armi è di 4 miliardi di dollari, dei quali più di 1 miliardo è illegale. [GB]

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