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Non boicottare e strumentalizzare gli aiuti alla Palestina
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Dopo che Canada e Stati Uniti, seguiti dall'Unione Europea, hanno deciso di sospendere gli aiuti finanziari all'Autorità Nazionale Palestinese in seguito alla vittoria di Hamas alle elezioni legislative, un forte appello alla comunità internazionale a non boicottare gli aiuti per il popolo palestinese è stato lanciato dai 13 patriarchi e capi cristiani di Gerusalemme con il Messaggio pasquale 2006. "Non si può boicottare un popolo già gravato da oppressioni e ingiustizie. La comunità internazionale è rimasta immobile e non ha fermato queste oppressioni; proprio questa paralisi ha generato la violenza, il terrorismo e le umiliazioni verso la dignità della persona".
"Invece del boicottaggio - continua il Messaggio pasquale - noi chiediamo alla comunità internazionale di afferrare questa opportunità per tentare di mettere fine alle sofferenze della nostra terra e dei suoi abitanti. Noi [vi] chiediamo di trasformare la nostra terra - dove la gloria e la voce di Dio sono apparsi all'uomo - in una terra dove splende la gloria dell'essere umano, liberato da ogni forma di oppressione e paura". "Chiediamo alle autorità israeliane di riconoscere che le misure unilaterali sono un altro aspetto del conflitto e [creano] una permanente sofferenza per i due popoli. Per questo, con urgenza, chiediamo loro di prendere le misure giuste per liberare gli esseri umani, israeliani e palestinesi, e di guardare all'Autorità palestinese come un aiuto e un partner per costruire la pace, la cui edificazione non è impossibile".
E Medici Senza Frontiere (MSF) considera la proposta di compensare le conseguenze sociali delle sanzioni ridistribuendo parte di questi fondi alle Nazioni Unite o ad altri organismi di aiuto internazionale una "proposta inaccettabile". "Se la decisione di sospendere l'aiuto spetta agli stati, gli attori umanitari non possono diventare un "palliativo sociale" di quelle misure ritorsive che danneggiano l'intera popolazione. Inoltre gli attori umanitari non hanno né la competenza, né le risorse o la responsabilità di sostituirsi all'Autorità Palestinese per assicurare l'erogazione dei servizi sociali" - riporta una nota di Medici Senza Frontiere.
"La "strumentalizzazione" e la confusione dei ruoli e delle responsabilità mettono in pericolo l'indipendenza delle organizzazioni non governative in un contesto già estremamente instabile. Il deterioramento delle condizioni di sicurezza, così come i recenti rapimenti di personale internazionale, hanno già costretto MSF ad evacuare diverse volte le équipes dai programmi di Nablus, Hebron e Gaza" - conclude la nota. MSF ha deciso di rivedere ed adattare le sue operazioni nei Territori Palestinesi nel timore di un drastico peggioramento delle condizioni di vita della popolazione. MSF riafferma a tutti i governi la sua indipendenza finanziaria ed operativa. L'organizzazione si aspetta che l'Autorità Nazionale Palestinese e gli altri attori, politici o militari, garantiscano la sicurezza di tutto il personale, internazionale e palestinese, delle équipes di MSF. Va ricordato che MSF lavora nei territori Palestinesi dal 1989 per rispondere alle violente conseguenze del conflitto. Dal 2000 MSF ha concentrato gli sforzi per fornire assistenza psicologica , oltre alle cure mediche e sociali, alle famiglie vittime di traumi gravi che non hanno accesso alle cure. MSF lavora oggi a Nablus, Hebron e Gaza. [GB]