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Migranti: Egitto, dopo la carica il diritto all'asilo
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Si sono conclusi i tre giorni concessi dal governo egiziano per gli accertamenti di eventuali diritti all'asilo che il personale dell' Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) sta compiendo tra oltre 600 rifugiati sudanesi trattenuti dalla scorsa settimana in tre centri di detenzione del Cairo; giorni fa l' intervento della Polizia è intervenuta in assetto antisommossa con una violenza inaudita, prima utlizzando cannoni ad acqua e poi con pesantissime cariche per rimuovere l'accampamento di protesta provocando 25 vittime. I profughi accampati sono per la maggior parte originari del sud del Paese, lasciato durante la sanguinosa guerra civile durata oltre vent'anni. L'Egitto, per loro Paese di transito, considera immigrati clandestini tutti coloro che sono privi dello status di rifugiati. Dallo scorso 29 settembre, i cittadini sudanesi manifestavano nel Parco Mostafa Mahmoud del Cairo davanti agli uffici dell'Onu, per manifestare contro la sospensione delle pratiche per l'ottenimento dello status di rifugiato e per chiedere il reinsediamento - il trasferimento permanente di rifugiati in un paese terzo.
All'inizio della settimana, le autorità hanno rilasciato la maggior parte dei sudanesi inizialmente detenuti che erano in possesso di documenti dell'Unhcr che li identificavano come rifugiati o richiedenti asilo. L'Unhcr, insieme ai propri partner, ha fornito loro assistenza in diverse località del Cairo, compresa una chiesa nel distretto di Sakanini dove nel corso del fine settimana è stata allestita una clinica medica per curare i feriti. A Sakanini, dalla notte del 31 dicembre, il personale medico della clinica ha visitato più di 580 casi medici. Le persone che presentavano fratture o segni di shock e trauma sono state trasferite all'ospedale italiano al Cairo. Da mercoledì è partito un progetto grazie al quale le famiglie che hanno partecipato alla dimostrazione potranno ricevere una tantum un sussidio per un alloggio di emergenza. L'Unhcr sta anche provvedendo a identificare altri casi vulnerabili e nella giornata di giovedì ha cominciato a distribuire dei pacchi di cibo che contengono latte, zucchero, riso, lenticchie, olio da cucina e altri beni. L'Agenzia per i rifugiati sta lavorando per permettere il ricongiungimento di diversi membri della stessa famiglia che sono stati separati.
"Immagini tremende trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo confermano in modo incontestabile i metodi utilizzati da una delle polizie a cui periodicamente anche i poliziotti italiani consegnano migranti espulsi o respinti - scrive Fulvio Vassallo, Paleologo dell'Università di Palermo sul portale Progetto Melting pot. L'Egitto è un paese ritenuto sicuro per i richiedenti asilo, al punto che l'Italia ha stipulato da tempo un accordo di riammissione e sono migliaia gli immigrati irregolari giunti in Italia, molti a Lampedusa, e rimpatriati con voli diretti, o con l'aiuto della Libia, attraverso l'aeroporto di Tripoli".
Per Fulvio Vassallo "la carica della polizia è stata giustificata sulla base di intese raggiunte dai governi egiziano e sudanese, e sembrerebbe addirittura che lo sgombero sia stato richiesto dai rappresentanti dell'Unhcr". "Si tratta di circostanze che dovranno essere chiarire sino in fondo per individuare le responsabilità dirette di quanto accaduto. Ma le responsabilità più gravi sono da individuare nelle politiche di chiusura dei paesi europei nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo".
"La sorte dei profughi non può dipendere dagli accordi politici tra paesi come il Sudan e l'Egitto, il rischio di persecuzione nelle regioni di confine è ancora alto, l'intero bacino del lago Ciad è ad alto rischio, come confermano gli stessi report dell'Acnur e delle principali agenzie umanitarie. Nella più totale inerzia della comunità internazionale si stanno determinando le premesse di un nuovo conflitto tra il Ciad ed il Sudan, e proprio in questo periodo sta aumentando il numero delle persone in fuga da quei paesi" scrive Fulvio Vassallo secondo cui per non continuare ad essere complici di quanto succede quotidianamente in Libia ed in Egitto ai danni dei profughi richiedenti asilo occorre denunciare immediatamente gli accordi di riammissione già stipulati con quei paesi e bloccare le espulsioni ed i respingimenti collettivi. "Occorre rinegoziare tutti gli accordi di riammissione fin qui stipulati dall'Italia ed impedire che l'Unione Europea ne concluda altri che non rispettino i diritti fondamentali della persona umana". Dopo la stipula degli accordi di riammissione negoziati dal governo Berlusconi ed il fallimento delle pratiche espulsive realizzate attraverso i centri di detenzione amministrativa, il blocco nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo si sta traducendo nella esternalizzazione dei controlli di frontiera e nella creazione di centri di detenzione nei paesi di transito. [AT]