Congo: l'Onu richiama i ribelli ma non l'Uganda

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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è tornato a chiedere con "urgenza" e "senza ulteriori ritardi" che i ribelli ruandesi nascosti nelle foreste dell'est della Repubblica democratica del Congo depongano le armi e facciano al più presto ritorno nel loro paese visto che è gia scaduto il termine ultimo del 30 settembre. Le Nazioni Unite "seguono con preoccupazione" l'incursione di alcuni elementi del Lra in territorio congolese e si dicono soddisfatte della decisione del governo di Kinshasa di procedere al loro disarmo, con l'aiuto della locale Missione Onu (Monuc). In realtà, nelle ultime ore, la presenza dei ribelli ugandesi in Ituri ha fatto salire la tensione molto più di quanto traspare dalle parole del Consiglio. Alla richiesta di misure nei confronti dell'Uganda che ha minacciato di entrare in Congo per contrastare il gruppetto di ribelli del Lra (300 secondo altre fonti, molti meno secondo altre ancora), Kinshasa ha affiancato l'invio di alcune centinaia di soldati lungo la frontiera con l'Uganda (una volta dispiegato l'intero contingente dovrebbe contare un migliaio di uomini) e la "messa in stato di massima allerta" delle proprie forze armate.

Dall'altra parte della frontiera, in territorio ugandese, sia la stampa locale che quella internazionale parlano ormai da giorni di un grande spiegamento di truppe, che tuttavia Kampala assicura essere solo una misura "precauzionale" per evitare che gli uomini del Lra compiano violenze oltrepassando il confine. Nelle conclusioni del documento di questa notte, infine, il Consiglio di Sicurezza chiede agli stati della regione di "rispettare la sovranità delle nazioni e sottolinea che ogni ricorso alle minaccia o all'uso della forza contro l'integrità territoriale di un paese è contrario alla carta delle Nazioni Unite". Questi gruppi sono principalmente fonti di grande tensione politica e diplomatica tra i tre paesi: da un lato ciclicamente e con toni differenti Uganda e Rwanda accusano il Congo di non fare abbastanza per neutralizzare e disarmare questi gruppi, dall'altro c'è chi accusa Kigali e Kampala di agitare lo spauracchio di queste formazioni armate come pretesto per continuare a gestire i redditizi interessi economici (prevalentemente minerari) avviati negli anni del conflitto e mai abbandonati veramente.

Ma il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non ha dato atto alla richiesta di sanzioni per l'Uganda fatta dalla Repubblica democratica del Congo. E sugli applausi al presidente ugandese Museveni al parlamento italiano arriva la critica del senatore Francesco Martone, segretario della commissione diritti umani del Senato. "È vero che l'Esercito di resistenza del signore (Lord resistence army, Lra, formazione ribelle attiva nel nord dell'Uganda) è un'organizzazione responsabile di pesantissimi abusi contro la popolazione civile del nord dell'Uganda, ma è altrettanto vero che il governo e l'esercito ugandesi non sono affatto immuni dalle stesse accuse, in particolare per quanto riguarda il reclutamento di bambini soldato e per il trattamento dei civili, spesso rastrellati sommariamente dai villaggi del nord dell'Uganda per essere rinchiusi in campi profughi designati per molti scopi ma non per la loro protezione dalle incursioni dei ribelli" ha commentato Martone.Destano poi particolare preoccupazione - ha aggiunto Martone - le notizie riportate oggi dall'emittente britannica Bbc secondo cui
centinaia di soldati congolesi si stanno schierando, con l'appoggio dell'Onu, al confine con l'Uganda per prevenire il minacciato sconfinamento dell'esercito ugandese nel territorio della Repubblica democratica del Congo, dove si sarebbero rifugiate alcune centinaia di ribelli dell'Lra che non hanno accettato di deporre le armi. Un pretesto per invadere il nord est del Congo?".

Secondo la Rete di Pace per il Congo "sono molteplici i segni delle mire espansioniste sul territorio del Grande Kivu e di saccheggio delle risorse minerarie della Repubblica democratica del Congo anche da parte del presidente rwandese Paul Kagame". Intanto a fine agosto più della metà dei soldati congolesi che appartengono al primo e al secondo battaglione della regione militare del Nord Kivu hanno disertato. Ciò che stupisce, è che il vicepresidente della Repubblica, Azarias Ruberwa, incaricato della Politica, Difesa e Sicurezza, e Adolphe Onusumba, ministro della Difesa, tutti e due membri del Rcd-Goma, si trovavano in questa regione nel momento in cui si svolgeva questa diserzione. Ancor più, queste diserzioni sono avvenute il giorno stesso in cui Laurent Nkunda rendeva pubblica una dichiarazione nella quale minacciava di attaccare la Rdc a partire dall'Est e questi disertori hanno potuto raggiungerlo. Questa diserzione non può che confermare certe voci sempre più persistenti, secondo le quali qualche cosa si starebbe preparando a partire dall'est del paese, per perturbare il processo di transizione e, in particolare, il processo elettorale, affinché le elezioni in Congo non abbiano luogo. [AT]

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