www.unimondo.org/Notizie/Inceneritori-Italia-Nostra-risponde-a-Valetini-di-Repubblica-55057
Inceneritori: Italia Nostra risponde a Valetini di Repubblica
Notizie
Stampa
Vorrei rispondere dalle pagine del vostro dibattito sull'ambientalismo all'articolo di Giovanni Valentini "Le due Italie divise anche dai rifiuti" pubblicato da La Repubblica il 29 agosto. Un articolo che tra l'altro rimanda la solita immagine del Sud maleducato che imbratta le strade con i propri rifiuti, refrattario ad ogni forma di raccolta differenziata. Statisticamente dimostrabile che la cultura della corretta gestione dei rifiuti diventa popolare, a tutte le latitudini, solo se, a riguardo, esiste una chiara e decisa volontà politica delle pubbliche amministrazioni. Correttezza che si evidenzia in capillari campagne di informazione, in scelte innovative quali la raccolta porta a porta, nella promozione dell'uso di prodotti realizzati con materiali riciclati, in incentivi economici per le famiglie che producono meno rifiuti: non è davvero un segno distintivo delle amministrazioni siciliane ma anche di molte altre amministrazioni del Centro-Nord.
Ma quello che stupisce davvero nell'articolo di Valentini è il suo sostegno totale alla scelta dei termovalorizzatori, che definisce una "risposta moderna a un problema antico.... la quadratura del cerchio". Premetto che Italia Nostra solidarizza con la giornata internazionale contro la termovalorizzazione, proclamata quest'anno per oggi e che vi partecipa con un suo progetto, la "Rete dei cittadini Riciclatori" (a proposito della quale le informazioni si trovano sul sito dell'associazione www. italianostra. org). Ebbene, la risposta moderna alla soluzione dei problemi dei rifiuti non è quella di "termovalorizzarli" che è anzi un modo antico e decisamente obsoleto. Lo testimoniano gli Stati Uniti che nell'ultimo decennio hanno abbandonato la politica dell'incenerimento dei rifiuti per avviare una campagna nazionale a favore del riciclo e del compostaggio. Di conseguenza in questo paese la produzione annua procapite di rifiuti è ferma da dieci anni a 511 kg, inferiore a quella di molte nostre province, e numerose grandi città americane (S. Francisco, Seattle), grazie a quote di riciclaggio superiori al 60%, fanno a meno degli inceneritori che, in questo paese, a partire dai primi anni '90, non godono più di sovvenzioni statali.
Al contrario, in Italia è in atto una politica di crescita a oltranza della capacità di trattamento tramite incenerimento: non solo sono in progetto un centinaio di nuovi mega inceneritori, ma si intende potenziare molti dei circa cinquanta impianti già operanti in Italia. Quella che segue è la lista aggiornata dei vecchi inceneritori destinati a crescere, con le attuali tonnellate di rifiuti che ogni anno sono inceneriti in ciascun impianto e le tonnellate che si prevede saranno trattate dopo il loro potenziamento: Bolzano (da 90.000 a 130.000); Ferrara (da 40.000 a 150.000); Firenze, in località Rufina (da 20.000 a 70.000); Modena (da 140.000 a 240.000); Piacenza (da 105.000 a 125.000), Poggibonsi (da 21.000 a 100.000); Reggio Emilia (da 73.000 a 170.000); Rimini (da 127.600 a 220.000).
Il record del gigantismo lo detiene l'inceneritore di Brescia che, nato nei primi anni novanta, per un trattamento di sole 250.000 tonnellate, oggi incenerisce qualcosa come 750.000 tonnellate di rifiuti all'anno. E da 700.000 tonnellate in su è la taglia minima di ogni nuovo inceneritore, compresi i quattro termovalorizzatori previsti per la Sicilia che detengono un altro primato: una capacità di trattamento superiore alla quantità di rifiuti "termovalorizzabili" prodotti da tutti i siciliani! Il motivo di questa corsa all'incenerimento, che è tutta italiana, è molto semplice. L'Italia è l'unico paese al mondo che, per legge, ha assimilato i rifiuti urbani a fonte energetica rinnovabile e quindi solo in Italia produrre elettricità dai rifiuti permette di godere di sostanziosi e ambiti incentivi. Nel 2003, la torta andata ai gestori di inceneritori (sotto forma di Certificati Verdi e incentivi CIP6) è stata di 140 milioni di euro, tutto danaro sottratto allo sviluppo delle vere fonti rinnovabili e ai portafogli di tutte le famiglie italiane che, a loro insaputa, stanno finanziando l'incenerimento dei loro rifiuti, pagando con le care bollette della luce gli incentivi erogati alla elettricità prodotta con i termovalorizzatori.
Pertanto gli italiani pagano lautamente sia l'incenerimento dei loro rifiuti, sia l'elettricità prodotta bruciandoli e i guadagni del gestore di un inceneritore aumentano in proporzione alla quantità dei rifiuti "termovalorizzati". Al contrario, grazie alle economie di scala, le spese del gestore, per tonnellata di rifiuto incenerito, diminuiscono, in modo esponenziale, con l'aumentare della capacità di trattamento del loro impianto. Incenerire una tonnellata di rifiuti in un impianto da 70.000 tonnellate all'anno, costa al gestore 210 euro. Ma se l'inceneritore brucia 560.000 tonnellate di rifiuti all'anno, il costo scende a 80 euro a tonnellata, con un sostanziale aumento del guadagno per ogni tonnellata di rifiuto incenerito. Non ci si meraviglia quindi che, pur di aumentare la capacità di un inceneritore c'è gente che, letteralmente, ha fatto carte false. Carte false sono state certamente fatte in Germania, a Colonia, per favorire la realizzazione di un termovalorizzatore da 700.000 tonnellate all'anno, a fronte di una produzione di 200.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati da parte dei 960.000 abitanti della città renana. Per la cronaca, tutti i responsabili di questa truffa sono stati regolarmente giudicati e condannati.
Allora mi chiedo: non ci sarà un equivoco sulla sostenibilità di cui parla Valentini auspicandola come compagna dello sviluppo e della modernità? Quella sostenibilità mi sembra più una funzione di evidenti interessi economici che non coincidono con gli interessi dell'intera comunità. Perché non è vero - come tutte le campagne promozionali fatte anche certamente in buona fede dai media affermano- che i termovalorizzatori non inquinano.
Al contrario, l'incenerimento dei rifiuti, tra tutti i moderni sistemi di trattamento, è quello che inquina di più, come sono stati costretti ad ammettere gli stessi gestori europei di inceneritori che, affidato ad una società indipendente uno studio su questo tema, si sono sentiti rispondere che tra termovalorizzazione e riciclaggio è il riciclaggio il sistema che garantisce il minore impatto ambientale per gestire rifiuti di carta e di plastica.
Dati alla mano, il riciclaggio è anche il metodo più conveniente per gestire i nostri rifiuti o meglio, i nostri materiali post consumo, come si usa dire nei paesi anglosassoni. Ultimo punto: l'intervento di un oncologo di chiara fame qual è Veronesi, a cui la regione Sicilia ha dato l'incarico di presiedere un comitato di esperti per il monitoraggio dei territori interessati. Secondo Valentini, questa scelta dovrebbe rassicurare gli ambientalisti. Uno dei termovalorizzatori siciliani deve essere realizzato ad Augusta, un pezzo di Sicilia sacrificato allo sviluppo industriale del Paese e già oberato da fumi, nubi tossiche, depositi, ceneri e con preoccupanti tassi di mortalità nella popolazione residente. L'immediata bocciatura di questo sito e la richiesta della sua bonifica, da parte della Commissione, sarà la cartina di tornasole dell'affidabilità di questo organismo tecnico.
C'è una sola alternativa civile e realmente moderna al problema rifiuti: drastica riduzione della produzione alla fonte con disincentivi economici all'usa e getta, raccolta differenziata di qualità finalizzata al riciclo dei materiali post consumo, moderni trattamenti biologici per l'"inertizzazione" e il recupero energetico della frazione residuale putrescibile (gli scarti dei nostri pasti), l'unica cosa veramente pericolosa presente nei cassonetti per i rifiuti. Una scelta non facile, ma che tutto il mondo civile, comprese alcuni pezzi d'Italia, sta attuando e che produce guadagni solo alla collettività, al territorio, all'ambiente.
di Federico Valerio - di Italia Nostra