La guerra? Un tabù! L'abc di Erri De Luca

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Era la prima volta che "Dolomiti di pace" veniva ospitato al rifugio Carè Alto gestito con passione dalla guida alpina Sergio Rosi, e nonostante la giornata bigia e nebbiosa che cancellava il panorama, e nonostante le tre ore di non comodo cammino necessarie per salire lassù (ma De Luca, che arrampica come un capriolo, ce ne ha messe due scarse), la conversazione con De Luca, introdotta da Chiara Bassetti per Trentino spa, ha richiamato una sessantina di persone, tra trentini e turisti.

De Luca non è un filosofo e non è un ideologo, ma siccome legge la Bibbia in ebraico e scrive - con una scrittura scavata e sanguigna e sapienziale - libri pieni di splendide storie di vita ("Montedidio" e "Il contrario di uno" non dovete perderli), è inevitabile che gli si chieda un po' di tutto, costringendolo in un ruolo di guru tuttologo che non è il suo. Finisce così che, consapevolmente, e anche per non giocare a fare il "rabbi" (il maestro della "scrittura sacra", come la chiama lui), Erri De Luca spiazza e scandalizza con le sue contraddizioni vere o apparenti: non sono un pacifista, ma sono andato a portare aiuti in Bosnia; quando ero giovane ero con tutte le guerre di liberazione ma oggi sono contro ogni ingerenza nostra nei drammi del mondo; la guerra dovrebbe essere tabù ma ci vorrebbe una nuova catastrofe bellica per farci mettere al bando la guerra, com'è accaduto dopo il secondo conflitto mondiale.

Per i "delucani doc" e per i curiosi, abbiamo deciso di tradurre una nostra intervista per l'Adige e la conversazione pubblica con lui ieri pomeriggio al Carè Alto in un "Abc" dell'Erri-pensiero.

AMORE "La montagna lo rafforza, perché ogni sentimento, in alta quota, è sottoposto a pressione e smascherato. Vien fuori il meglio ma anche il peggio, in montagna. Sono stato in Himalaya con una coppia di fortissimi alpinisti: Nives Meroi (un dialogo con lei, in tenda, una notte di insonnia, è al centro del mio prossimo libro), che vorrebbe diventare la prima donna a fare tutti gli ottomila, e suo marito Romano Benet. Il loro amore se lo giocano a testa e croce ogni volta, là sopra, e riescono a riacciuffarlo intero. Per andare in cima si staccano, vanno su ognuno con le proprie forze e i propri ritmi. Lui è arrivato in cima al Lhotse, e l'ha aspettata lassù due ore, quando la prima cosa che fa un alpinista dopo un'impresa del genere è ridiscendere il più presto possibile. Poi, quando arriva lei, ridiscendono insieme".

CANNONI "La guerra combattuta quassù, oltre i duemila metri, con questi cannoni che è giusto rimangano qui, arrugginiti, come monito; questa guerra sanguinosa per conquistare un picco senza nessun significato militare, perché le battaglie vere si svolgevano nel fondovalle, è la guerra più assurda, stupida, inutile e superflua. Che è l'aggettivo più pesante per una guerra. Mio padre è partito per la Grande Guerra credendosi indispensabile, è tornato sentendosi inutile. È dai suoi canti alpini di guerra che ho scoperto la prima via verso la montagna".

CHIODI "Io non ho mai piantato un chiodo, sulla roccia. Semmai uso quelli piantati dagli altri. Voglio passare leggero e inosservato, perché sono di passaggio. E perché i nostri corpi sono macchine fantastiche che possono fare meraviglie, su una parete. Anche senza chiodi".

DESIDERI "Si può desiderare solo ciò che si può realizzare. Per questo il comandamento dice, al futuro: "Non desidererai la donna d'altri", perché così si disinnesca il desiderio. Lo dovrebbero fare a Napoli col lotto, come misura di igiene".

FEDE "Io non mi rivolgo a Dio col "tu", non ho questa confidenza né l'insolenza della creatura, come David, che gli chiede, anzi quasi gli ordina... Uso la terza persona che è la più lontana. Parlo DELLA divinità, non CON la divinità. Io non credo, ma mi conforta che gli altri credano".

GUERRA "La nostra generazione, nata nel dopoguerra, è stata la prima a saltare il turno della guerra, perché era diventata una parola maledetta. Adesso non lo è più: adesso è una voce di bilancio, una scelta normale, un capitolo della finanziaria per finanziare tutte le nostre missioni all'estero, una voce di esportazione".

HIMALAYA "Purtroppo non riesco a salire troppo in alto, il diradarsi dell' ossigeno mi fa stare male, ma camminare nell'Himalaya, percorrere a piedi centinaia di chilometri, è davvero l'unità di misura del viaggio, e così si va incontro al paesaggio, invece che attraversarlo. Si salutano gli altri, si aprono le porte. Ci si sposta con la tenda come facevano i nostri antenati".

INVIDIA Per gli ottomilisti che vanno sulle cime himalayane? "Sono troppo debole per provare invidia. Per loro provo un'ammirazione intransitiva".

LANGER "Io non sono un pacifista, mentre Alex lo era, ma anche se non ha mai tirato un solo sasso, non si è mai tirato indietro da Lotta Continua, finché non si è sbriciolata (perché così è finita, non si è sciolta). Io credo che dieci anni fa non se la sia più sentita di vivere perché aveva vissuto il contraccolpo violentissimo della guerra di Bosnia: lui pacifista a oltranza si è sentito di dover sostenere l'intervento militare della Nato, e questo per lui è stato devastante, non si è più ritrovato dentro la sua storia".

LIBRI "Leggo volentieri quelli del mio amico alpinista Mauro Corona, che racconta sempre storie vere, che mi interessano".

LONTANANZA "La montagna per me è allontanamento dal mondo, è tornare a vedere il mondo com'era prima e come sarà dopo che noi saremo passati. Ma è anche allontanamento dalla gente, è un bisogno fisiologico di mettere il deserto tra te e gli altri: leggendo la Bibbia o salendo su una cima, funziona in modo analogo".

LOTTA CONTINUA Nessuna autocritica per gli eccessi di violenza rivoluzionaria? Nessuna storicizzazione? E le verità nascoste? È giusto essere fedeli anche alla parte sbagliata della propria storia? "Io non sono fedele, sono leale con le ragioni di quella gioventù rivoluzionaria. La storia di quegli anni non si può fare in Italia perché ci sono ancora processi penali in corso. La storia si è fatta sulla Resistenza, ma solo dopo la grande amnistia. E poi lo Stato vincitore ha giocato sporco, ha fatto lo stragismo, e alla fine lo stesso pm chiede l'assoluzione per i tre residui condannati di piazza Fontana. Chi tra noi si è dissociato l'ha fatto per dimenticare o per fare carriera. Ma noi siamo conficcati come farfalle nella storia penale dei fatti, e non si può fare storia finché c'è ancora un solo detenuto in Italia, per le rivolte politiche del secolo scorso".

MONOTEISMI Le tre grandi religioni che credono in un solo Dio predicano la pace ma spesso hanno fatto, o fanno ancora la guerra... "Il Mediterraneo era il luogo più politeista della terra, era pieno di divinità, e proprio qui nascono i tre monoteismi, che estirpano il politeismo anche con la violenza, e che esigono dal credente la totalità dell'amore e della dedizione al loro Dio. Certo che c'è un legame tra le religioni e la violenza. Basti pensare che la terra promessa non era gli stessi centimetri quadrati di terra..."

PIEDI (De Luca arrampica con i Birkenstock, pardon, con gli "One Polar", e quando può, scalzo). "Così si è più sensibili, e precisi, nell'aderire alla roccia, nel sentire la parete".

RIVOLTA "Quando avevamo vent'anni, il mondo era come una moneta a due facce, ognuna pronta a schiacciare l'altra, era una guerra mondiale strisciante. Noi abbiamo abitato una di queste facce: l'Italia era un punto nevralgico dell'alleanza occidentale e negli equilibri internazionali. In Italia c'erano il più grande partito comunista e la più grande sinistra rivoluzionaria dell'Occidente. Ci impicciavamo di ogni rivoluzione, ci sembrava giusto stare dalla parte delle guerre di liberazione dei popoli: per questo il Vietnam e il Cile sono diventati centrali. D'altra parte c'era ancora il colonialismo in Africa, e c'erano i fascismi della penisola iberica nel Mediterraneo".

SCRITTURA "La scrittura sacra è alpinistica, gli incontri con Dio avvengono sulle cime, nel deserto, non nelle città degli ebrei. Dio scende verso l'uomo e l'uomo sale verso Dio. C'è il Sinai della Legge, c'è il Moria di Abramo e Isacco, c'è il Nebo da cui Mosè vede la terra promessa che non calpesterà, c'è il monte delle Beatitudini che io preferisco chiamare "del discorso delle letizie"".

SOFRI Ora esce dal carcere durante il giorno per andare in biblioteca alla Normale. Che effetto le fa? "Mi fa piacere che tutti i detenuti possano godere dei benefici della legge Gozzini".

TERRORISMO "La guerra moderna è terrorismo contro i civili: da Guernica a Belgrado, i due estremi del Novecento. Poi ci sono i martiri a orologeria dell'Islam (non chiamateli kamikaze, e che c'entriamo noi coi giapponesi, che ne capiamo?) e noi siamo diventati nemici per caso, perché abbiamo voluto ficcare il naso nelle questioni di altri, mentre il vero scontro è tra un Islam moderato e un Islam radicale, e la maggior parte delle stragi hanno colpito islamici nei Paesi islamici".

TOLSTOI "Guerra e pace non è un libro CONTRO la guerra, è SULLA guerra. Ma chi legge può arrivare alla conclusione che la guerra è un gioco stupido".

VACANZE "Con le bombe a Sharm el Sheikh hanno distrutto la verginità della vacanza, l'idea che ci siano zone franche: il mondo ormai ti raggiunge e ti azzanna ovunque".

VIOLENZA "Per i rivoluzionari la violenza è stata solo una maledetta necessità: ne ho conosciuti pochi con il gusto della violenza".

di Paolo Ghezzi
Fonte: L'Adige

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