Italia: le note stonate del festival di Sanremo

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Mike Tyson tra gli ospiti per un cachet di 300mila euro; un conto corrente per le donazioni per il Darfur (Sudan) aperto presso Banca di Roma, una delle principali "banche armate" italiane; l'ex governatrice di Nassirya Barbara Contini, oggi a capo dell'ufficio di cooperazione del ministero degli Esteri nel Darfur, alla quale viene affidato il compito gestire le donazioni per le martoriate popolazioni del Sudan nonostante nei mesi scorsi sia stata accusata di aver gestito con poca chiarezza almeno 15 milioni di dollari per progetti civili a Nassiriya: non sono poche le "stonature" della 55ma edizione del Festival di Sanremo. Si salva una nota: durante la ressegna, trasmessa in mondovisione, il conduttore Paolo Bonolis ha rivolto un appello per la liberazione di Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita a Baghdad quasi un mese fa. "Il nostro auspicio è che Giuliana possa tornare presto a casa e ai suoi cari" - ha detto Paolo Bonolis. "Il suo rapimento - ha aggiunto il presentatore - è anche un attentato alla liberta' di informazione".

Cecilia Nava, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International ha scritto a Paolo Bonolis, conduttore e direttore dell'evento, in relazione alla presenza di Mike Tyson tra gli ospiti del Festival. "Amnesty International non intende contestare la decisione di invitare Tyson né le valutazioni da Lei espresse in relazione alle vicende giudiziarie che hanno visto protagonista lo stesso Tyson, condannato per violenza sessuale" - scrive la vicepresidente di Amnesty. "Desidero appellarmi alla Sua sensibilità affinché - alla vigilia dell'8 marzo e proprio mentre è in corso la Conferenza delle Nazioni Unite sui diritti delle donne - non vada persa l'occasione per esprimere una ferma condanna della violenza nei confronti delle donne". Con la campagna "Mai più violenza sulle donne", Amnesty International ha denunciato che una donna su tre - e in diversi paesi, una donna su due - subisce violenza sessuale tanto nel corso dei conflitti armati (dove lo stupro è ormai una vera e propria arma di distruzione di massa) quanto all'interno delle mura domestiche. Un fenomeno drammatico quanto sottaciuto e, sostanzialmente, impunito.

Diversi organi di stampa informano che per apparire sul palco sanremese Mike Tyson guadagnerà 300.000 dollari. Nel frattempo durante il Festival è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione promossa dal Ministero degli Affari Esteri per la realizzazione di una scuola-ospedale e di un conto bancario per la popolazione del Darfur. Conto bancario che sarà affidato all'ex governatrice di Nassirya Barbara Contini, oggi a capo dell'ufficio di cooperazione aperto dal ministero degli Esteri a Nyala, nel sud del Darfur. "Non verrà chiesto nulla agli spettatori - ha precisato Bonolis - ma ci sarà un'autotassazione da parte degli ospiti, di me stesso, della Rai, dei Monopoli di Stato, degli sponsor e delle case discografiche".

L'operazione mediatica per pubblicizzare le attività della Farnesina non mancherà certo nelle prossime puntate, sebbene l'ultima Finanziaria abbia ridotto notevolemente le risorse destinate alla Cooperazione italiana allo Sviluppo. La raccolta di contributi per il Darfur dovrebbe avere per destinatari quattro Ong italiane impegnate in Darfur (Cosv, Copi, Cesvi e InterSos), riunite in un unico Comitato "Darfur Onlus" supportato da Vita No Profit Magazine. Stona comunque non poco la scelta della banca alla quale inviare le donazioni: il conto corrente su cui versare le donazioni è presso la Banca di Roma, una delle maggiori banche che appoggiano il commercio di armi italiane. Secondo i dati ufficiali della Presidenza del Consiglio, con oltre 224,3 milioni di euro lo scorso anno Banca di Roma ha ricoperto da sola oltre il 30% delle operazioni di esportazioni di armi italiane.

Durante la serata del Festival, è stato effettuato un collegamento con Barbara Contini per fare un punto sul conflitto nel Darfur che sta causando la maggiore catastrofe umanitaria oggi nel mondo. Ma nessuna risposta si è ancora avuta da parte del Ministero degli Esteri sull'affare che ha coinvolto una delegazione della Cooperazione italiana guidata da Barbara Contini. Come segnalato dal nostro sito, il convoglio della Contini lo scorso 13 gennaio sarebbe stato fatto oggetto, per motivi ancora non chiariti, del fuoco di un gruppo armato di miliziani Janjaweed verso i quali i militari italiani avrebbero risposto, uccidendone alcuni. In seguito ai fatti, la parlamentare dei Verdi, Luana Zanella ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, alla quale però non è stata data ancora risposta.

La vicenda è stata motivo di un improvviso raffreddamento delle relazioni diplomatiche tra Roma e Khartoum e sarebbe all'origine dell'improvviso annullamento della visita al nostro paese del ministro degli esteri sudanese Mustafa Osman Ismail, visita che prevedeva l'incontro con il ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini. L'episodio che ha coinvolto il convoglio della Contini è di particolare gravità se si considera che sarebbe la prima volta che da una macchina con targa diplomatica e con le insegne della Cooperazione italiana si è risposto al fuoco dei Janjaweed, facendo anche alcuni morti tra i miliziani. "L'imbarazzo e l'irritazione tra il personale diplomatico e umanitario internazionale impegnato in Darfur per un atto che non ha precedenti è stato grande" - nota Irene Panozzo di Lettera 22.

Il fatto sarebbe stato subito comunicato ai responsabili dell'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha) di Nyala e all'Unione Africana e avrebbe scatenato le proteste delle organizzazioni non governative che hanno condannato il ricorso alla scorta armata in un'operazione umanitaria. Un atteggiamento, quello della scorta armata che potrebbe compromettere e mettere a repentaglio il lavoro e l'incolumità dei cooperanti e funzionari presenti sul campo. Anche i vertici delle Nazioni Unite in Sudan, compreso l'inviato speciale del Segretario generale, Jan Pronk, sarebbero rimasti infastiditi dall'accaduto ma, per non generare ulteriori problemi, avrebbero accettato di far passare sotto silenzio la vicenda, ufficialmente seguita "a livello di governo italiano e Unione Europea".

Intanto si è appreso che ieri mattina, in Darfur (Sudan), le milizie Janjaweed hanno teso due agguati ai danni di mezzi di organizzazioni umanitarie. Il primo, andato a segno anche se fortunatamente senza conseguenze per le persone, ha preso di mira un mezzo dell'organizzazione umanitaria inglese Oxfam, che è stato assalito a colpi d'arma da fuoco e derubato all'altezza del villaggio di Bulbul. Nella stessa zona il secondo agguato, fallito, era diretto contro un veicolo del Cesvi, organizzazione umanitaria italiana impegnata in Darfur. [GB]

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