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Mercati: Wal-Mart sotto inchiesta, apre in Cina
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Negli Usa l'ispettore generale del Dipartimento del Lavoro ha deciso l'apertura di un'inchiesta sull'accordo raggiunto in gennaio da Wal-Mart e il Dipartimento, in relazione a 24 violazioni della legge che vieta l'impiego di minori in lavori pericolosi. L'accordo è consistito in una multa di 135.540 dollari. Il deputato democratico George Miller ha presentato delle obiezioni riguardo al preavviso di 15 giorni che veniva dato a Wal-Mart prima delle ispezioni del Dipartimento, alla segretezza che per un mese ha circondato il raggiungimento dell'accordo, alla lentezza con cui il Dipartimento federale ha perseguito le violazioni, avvenute in tre Stati, nel periodo 1998-2002. Secondo Miller è inaccettabile che il Dipartimento del Lavoro scelga di concedere speciali privilegi a Wal-Mart, uno dei più noti trasgressori, a livello nazionale, delle leggi sul lavoro e sui suoi standard minimi".
Una campagna di pressione su Wal-Mart e sul Segretario di Stato al Lavoro, Elaine Chao, è stata avviata dal sindacato United Food and Commercial Workers Union (UFCW) e dall'organizzazione non governativa Child Labor Coalition, che chiedono la rescissione dell'accordo raggiunto tra Dipartimento federale del Lavoro e Wal-Mart. Le due organizzazioni hanno ricevuto il sostegno del deputato Miller e del senatore democratico Edward Kennedy, secondo il quale "il Dipartimento del Lavoro ha abdicato vergognosamente alle proprie responsabilità, consentendo a Wal-Mart continue violazioni delle leggi sul lavoro minorile e su altre protezioni dei lavoratori. Ancor di più, il Dipartimento ha cospirato con Wal-Mart per nascondere al pubblico questo accordo da innamorati. Il Dipartimento è lì per far rispettare la legge, non per farsi mettere la museruola dal più grande datore di lavoro d'America".
Wal-Mart è la più grande azienda americana con un milione e 400 mila dipendenti e quasi 300 miliardi di dollari di fatturato, pari al 2,3 per cento del reddito nazionale Usa. La politica degli anni 90 di Wal-Mart ha tenuto l'inflazione rasoterra e ha difeso il potere d' acquisto dei ceti meno abbienti. Ma ha anche schiacciato verso il basso i redditi del personale e ha tritato i suoi rivali: dove arriva Wal-Mart gli altri supermercati chiudono o sono costretti a inseguire l' azienda leader nella sua politica di retribuzioni all' osso (10 dollari l' ora in media, ma gli stagionali ne guadagnano 8). I salari sono mediamente più bassi del 30% rispetto alle altre catene maggiori e i lavoratori che ricevono anche la copertura sanitaria sono una minoranza. Wal-Mart deve fronteggiare migliaia di cause di lavoro intentate da addetti che accusano l' azienda di aver violato i loro diritti.
Intanto a compagnia ha annunciato che il 6 maggio chiuderà il proprio negozio canadese di Jonquire, in Quebec, il primo centro Wal-Mart in Canada dove, lo scorso agosto, la maggioranza dei 190 lavoratori ha aderito al sindacato United Food and Commercial Workers (UFCW). La decisione è stata assunta durante le trattative che avrebbero dovuto portare al primo contratto collettivo di lavoro. La motivazione ufficiale data da Wal-Mart è che il negozio di Jonquire non fa abbastanza profitti ma secondo l'UCFW si tratta di "un'amara lezione" inflitta ai lavoratori, colpevoli di aver aderito al sindacato, scoraggiando altri dall'imitarli.
Mentre in Italia si riaccendono le voci su un possibile acquisto di Esselunga da parte di Wal-Mart, nel 2004 il colosso americano ha gia aumentato le vendite del 30,5%. Il nuovo mercato della Cina vede una presenza di Wal-Mart inferiore al concorrente francese Carrefour. In particolare Carrefour, che ha già aperto 62 ipermercati in terra cinese e conta di aprire altri 40 ipermercati nel giro di cinque anni. Anche la tedesca METRO AG (quarto retailer del mondo) ha annunciato l'intenzione di aprire altri 40 punti vendita che andranno ad aggiungersi agli attuali 23. Le nuove catene di supermercati straniere hanno comunque generato proteste da parte degli agricoltori locali per le loro pratiche commerciali che prevedono l'importazione di verdura e frutta dall'estero piuttosto che sui mercati locali.
Altre fonti: Responsabiltà sociale imprese, GreenPlanet, Trade Watch