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Botswana: la cacciata dei Boscimani
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Nessuno li ascoltava. Così lo scorso agosto due di loro hanno deciso di andare in America e mettersi in cammino. Da costa a costa, come Forrest Gump. L'America: il "centro del mondo", ma anche la terra dei Native Americans (gli indiani d'America), i sopravvissuti ad una storia di sterminio e sopraffazione. Una storia che sta per ripetersi sulla loro pelle.
Loro sono i Basarwa, Gana e Gwi, popoli antichissimi. Il colonizzatori olandesi li chiamarono "bushmen", intendendo non solo "abitanti delle terre selvagge", ma "banditi". Il mondo li conosce come i Boscimani. Fanno parte di una varietà di popoli che da più di 20mila anni abita le terre desolate dell'Africa del Sud, vivono di cacciagione, raccogliendo i frutti e le erbe per farne medicine e costruendo le proprie capanne con arbusti. Terre che fanno gola a molti. Negli anni '80 sono stati scoperti giacimenti di diamanti ed il Governo del Botswana ha cominciato a confiscarle e a deportarne gli abitanti in "campi di reinsediamento". "Quando eravamo malati potevamo pregare sulle tombe dei nostri antenati. Ma qui, nei campi di reinsediamento, gli antenati non hanno nessun legame con noi" - dice l'anziano Maiteela Segwaba. Lui, un tempo valoroso cacciatore di antilopi, è oggi il "capo" di uno di questi campi: "Il governo ci dà acqua e cibo ogni mese: si sta bene, ma nostra terra ancestrale è molto meglio".
Nel febbraio del 2002, però, il governo del Botswana ha deciso di tagliare l'approvvigionamento d'acqua di circa 700 boscimani che abitavano nella riserva del Kalahari Centrale. "Troppo costoso." - dice il governo - "E la presenza di queste persone non è compatibile con gli imperativi della conservazione della fauna". Già perchè loro, i Gana e Gwi, vivevano e cacciavano all'interno della "Riserva del Kalahari Centrale", una zona protetta creata nel 1961, ma che ora il Governo intende ridefinire come "parco faunistico".
"Troppi interessi" - replicano gli attivisti di Survival, una Ong internazionale che difende i diritti dei popoli tribali. "In pochi mesi il territorio del deserto del Kalahari è stato quasi interamente parcellizzato e spartito fra diverse compagnie diamantifere" - denuncia Survival. A dividersi gran parte delle risorse sono la Debswana (società mineraria per il 50% di proprietà del governo del Botswana e per il restante 50% appartenente al gruppo De Beers), la BHT Billiton World Exploration e la Motapa Diamonds. Gli interessi sono alti: il Botwsana è uno dei maggiori produttori mondiali di diamanti, la cui esportazione assicura alle casse dello stato il 70% degli introiti. Con documenti e mappe alla mano, Survival afferma che la società Kalahari Diamonds Limited ha ricevuto un finanziamento di 2 milioni di dollari da parte dell'Istituto Finanziario Internazionale (IFI) per effettuare prospezioni diamantifere all'interno della Riserva Kalahari. La De Beers ha risposto dicendo che "la compagnia rispetta il diritto alla terra delle popolazioni" e che "non vi è alcuna connessione tra le politiche di reinsediamento del governo del Botswana e le prospezioni diamantifere nella Riserva del Kalahari Centrale". Ma il fatto che quasi il 70% della produzione diamantifera della De Beers provenga dal Botswana, dove lo scorso anno quattro miniere hanno segnato una produzione di 30,4 milioni di carati, non aiuta certo a fugare i dubbi sugli interessi della compagnia sudafricana nella regione.
Appellandosi al diritto costituzionale sulla libertà di decidere dove vivere, 248 Boscimani nei mesi scorsi hanno citato in giudizio il Governo del Botswana chiedendo alla corte di riconoscere l'incostituzionalità della deportazione forzata, l'illegalità dell'interruzione dei rifornimenti d'acqua e della proibizione alla caccia. Il processo è iniziato lo scorso luglio e sarà ripreso il 3 novembre, ma fonti governative avrebbero già annunciato che se i Boscimani vinceranno il governo cambierà la legge o emenderà la costituzione.
Così Roy Sesana e Jumanda Gakelebone, due rappresentati del popolo Gana, hanno iniziato il loro cammino per attraversare l'America. "Non ci interessano i diamanti" - dice Sesana. "Chiediamo di poter tornare nella terra dei nostri antenati. Nei campi di reinsediamento gli anziani muoiono di nostalgia, i giovani non hanno lavoro e si danno all'alcol e sta crescendo la prostituzione. Ci avevano promesso che avremmo avuto una vita migliore, ma invece è peggiorata". A differenza di Forrest Gump, le televisioni li hanno ignorati.
di Giorgio Beretta
LA SCHEDA
I boscimani sono gli abitanti più antichi dell'Africa meridionale, regione in cui sono vissuti come cacciatori e raccoglitori per almeno 20 mila anni, spostandosi nelle vaste distese del deserto del Kalahari. Sono suddivisi in varie tribù, ognuna delle quali ha un nome proprio. Anche se vengono genericamente chiamati boscimani (oppure san e basarwa, come in Botswana), non esiste un nome unanimemente accettato per tutti. Durante la colonizzazione hanno subito discriminazioni e omicidi che li hanno ridotti da milioni a sole 100 mila persone. La maggior parte di loro è stata obbligata ad abbandonare le proprie terre e oggi i boscimani vivono negli insediamenti situati in zone inadatte alla caccia o alla raccolta, spesso come braccianti nelle fattorie. In Sudafrica, i khomani hanno ottenuto il riconoscimento dei propri diritti territoriali. Le tribù Gana e Gwi della Riserca del Kalahari Centrale, in Botswana, sono tra i gruppi più perseguitati. Le persecuzioni sono cominciate nel 1986, mentre nel 1997 sono state effettuate le prime deportazioni. Coloro che sono riusciti a restare sulle loro "terre ancestrali" hanno dovuto sopportare drastiche limitazioni al diritto di cacciare.
Paese estremamente arido - più di tre quarti è coperto dal deserto del Kalahari - il Botswana al momento dell'indipendenza, nel 1966, era totalmente privo di infrastrutture; ma ha raggiunto oggi uno dei maggiori indici di sviluppo dell'Africa. Il prodotto interno lordo per abitante (4mila dollari) supera quello del Sudafrica. La mortalità infantile è del 50% inferiore alla media continentale. Più del 70% degli abitanti ha accesso all'acqua potabile. Pressoché tutti i bambini dei due sessi sono scolarizzati. Il tasso di analfabetismo sopra i 15 anni è del 24% (39% in Africa subsahariana). Il debito estero è risibile: solo il 10% del Pil. Secondo Transparency International il paese ha il tasso di corruzione più basso del continente. Il "miracolo del Botswana" sta nella gestione oculata degli affari pubblici, anche dopo la scoperta nel 1972 dei giacimenti di diamanti, di cui oggi è il primo esportatore mondiale in valore (più di due miliardi di dollari l'anno). Ma il paese è afflitto da vari problemi: una disoccupazione assai elevata (20% della popolazione attiva), un'economia troppo dipendente da attività a debole intensità di manodopera, un'agricoltura poco produttiva. Un altro problema considerevole è l'Aids: il tasso di sieropositivi supera il 30% nella fascia tra i 15 e i 49 anni. Un "eldorado" in Africa, ma non per tutti: il 40% della popolazione vive ancora al di sotto della soglia della povertà. (G.B.)