2 Ri-conoscere il mondo

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L’approccio didattico ad Atlante on line richiede una riflessione preliminare relativamente al contesto sociale e culturale nel quale questo strumento si inserisce. In un tempo sempre più caratterizzato dai flussi migratori, in una società in cui attraverso i mezzi di informazione e comunicazione si affacciano nelle nostre case donne e uomini, paesi e realtà lontane, emerge con rinnovata forza la necessità di strumenti e competenze per orientarsi nel mondo globalizzato.

A metà del secolo scorso, negli anni della ricostruzione dopo la fine della seconda guerra mondiale, si viveva e si educava nella convinzione che la categoria dello sviluppo illimitato fosse la più adeguata per descrivere la realtà ed immaginare il futuro dell’umanità. A distanza di qualche decennio, sono evidenti i problemi che pone quella lettura dello sviluppo per le sue conseguenze sul piano ambientale, sociale e politico. Non è un caso che questioni un tempo considerate di nicchia, come la questione ambientale, siano diventate oggi urgenze planetarie e che si sia sviluppato un dibattito serrato sui temi della sostenibilità dello sviluppo, della decrescita (Serge Latouche, Maurizio Pallante), o su quelli dell’interconnessione fra modelli di sviluppo e conflitti.

La pluralità di chiavi di lettura nell’approccio al mondo investe ovviamente anche la geografia, che in tale quadro non può essere ridotta a “fotografia” del territorio o a disciplina puramente descrittiva. Proprio in ragione dello stretto rapporto fra descrizione della realtà e rappresentazione del mondo si deve tenere conto del fatto che in ogni carta è custodita una Weltanschauung, cioè una “visione del mondo”. Da questo punto di vista la storia dei plani­sferi e delle carte è la storia non solo delle immagini fisiche del mondo, ma anche dell’auto-comprensione dell'uomo e del suo rapporto col mondo in un determinato periodo storico.

In tale prospettiva un certo “etnocentrismo cartografico” appare come un fatto quasi spontaneo, fisiologico e non è un caso che esso sia un fenomeno transculturale, che riguarda tutti i gruppi umani e lo ritroviamo diffuso in epoche e a latitudini diversissime fra loro, fin dall’antichità (dai Greci, ai Maya o agli Atzechi). L’eurocentrismo della nostra cartografia del mondo va ricondotto all’interno di questo orizzonte. La permanenza e l’accettazione di alcuni di questi modelli cartografici vanno prese come spunto per una riflessione, sul piano educativo e didattico, sul rapporto fra Weltanschauung e rappresentazione del mondo. Un lavoro sulla complessa relazione fra visione e rappresentazione della realtà contribuisce non solo a maturare una più compiuta visione del mondo, ma anche a decostruire stereotipi e pregiudizi, fornendo così un aiuto nella costruzione di una personale coscienza critica.

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