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Zimbabwe? Emergenza politica
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Immaginate se in Italia 85 sostenitori dell'opposizione vengono uccisi in tre mesi e lo sfidante alla Presidenza incarcerato cinque volte. Immaginatevi un paese in cui la stampa è imbavagliata con un'inflazione al 165.000 per cento ed ove le organizzazioni umanitarie sono state minacciate di espulsione e /o costrette a sospendere l'aiuto alla popolazione. Immaginatevi di avere un presidente di 84 anni che si appella a Dio come l'unico che può spodestarlo. 24 giugno. Morgan Tsvangirai, sfidante alla Presidenza e leader del Movimento per il cambiamento democratico, ha confermato il ritiro dal ballottaggio per le presidenziali, spiegando di non poter chiedere ai suoi sostenitori di "rischiare la vita" votando per lui.
Come mai nessuno protesta? Dove sono le agenzie stampa dei missionari, delle organizzazioni non governative? Perché l'Unione Africana e l'Unione Europea hanno voci così flebili? ㉀ mai possibile andare avanti a raccomandazioni da parte delle Istituzioni Internazionali?
Emanuela Citterio di Vita non profit si chiede: Ma perché questo silenzio attorno al regime di Mugabe? Gli risponde uno dei più autorevoli africanisti italiani, Luigi Goglia, docente di storia dell'Africa all'Università di Roma Tre. "C'è difficoltà ad ammettere che gli schemi sono cambiati. Mugabe è ancora visto da molti come l'eroe dell'indipendenza contro il colonialismo. Non si è disposti ad ammettere che quel che è iniziato bene può poi avere avuto una triste evoluzione. La verità è che Mugabe e i suoi sono cambiati, non sono più quelli della resistenza contro Yan Smith (l'ultimo governatore coloniale segregazionista)". Insomma, piuttosto di rivedere le proprie letture, considerazioni, figlie del '900, si sta zitti.
L'avanguardia rivoluzionaria a difesa degli oppressi è rappresentata dall'Osservatore Romano che attraverso un documento della Conferenza Episcopale condanna il periodo post-elettorale. Citazione: " Ciò che viviamo adesso è una messa in discussione della credibilità del ballottaggio per le elezioni presidenziali del 27 giugno. Il regno della violenza scatenato nel paese, specialmente nelle aree rurali e nelle ex aree agricole commerciali è inaccettabile. I campi base dai quali le milizie terrorizzano le popolazioni rurali indifese devono essere smobilitati con urgenza. Le persone vengono condotte, con marce forzate, a partecipare a incontri di ri-orientamento politico e viene detto loro che hanno votato 'male' nelle elezioni presidenziali del 29 marzo e che il 27 giugno avranno l'ultima opportunità per 'correggere il loro errore', altrimenti ricomincerà la guerra totale degli anni Settanta.
Il quotidiano cita anche una dichiarazione congiunta del cardinale Oscar Andrés Rodr㭀guez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di 'Caritas internationalis' e monsignor Buti Joseph Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg, diffusa dall'agenzia di notizie religiose "Zenit": "Lo Zimbabwe è alla vigilia di un'evitabile crisi umanitaria che potrebbe costare la vita di centinaia di migliaia di persone innocenti"; si aggiunge che la sospensione delle attività umanitarie internazionali e la spirale della violenza politica determinano sofferenze e disagi per milioni di persone. Anche alcuni attivisti della società civile dello Zimbabwe hanno lanciato nei giorni scorsi un appello all'Africa e al resto del mondo per esercitare pressioni affinché sia posta fine alla sofferenza della popolazione".
Nonostante il voto Irlandese, come europei cerchiamo di uscire da politiche che hanno come orizzonte l'ombelico e diamo spazio a visioni oltremare. Come ha tentato sullo Zimbabwe Tony Blair. Urge l'applicazione del principio d'ingerenza umanitaria: quando sono violati, o sono in procinto di esserlo, i valori supremi dell'ordinamento internazionale - quali i diritti umani, la pace, la sicurezza, la democrazia, la salute e l'ambiente -, la Comunità internazionale ha il diritto-dovere d'intervenire, anche coercitivamente se necessario, al fine di far cessare la situazione d'illegalità.
Riusciranno i nostri rappresentanti presso Roma e Bruxelles farsi portavoce di questa richiesta d'aiuto? Saprà l'Unione Europea supportare la controparte africana? Potremo per un solo attimo sospendere le politiche ad personam?
Fabio Pipinato