Wto: Tradewatch partecipa alla contestazione a Lamy

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Le organizzazioni dell'Osservatorio italiano sul commercio internazionale Tradewatch, parte del coordinamento mondiale 'Questo mondo non è in vendita', hanno partecipato alla contestazione al direttore generale della Wto Pascal Lamy nel corso della cerimonia di apertura della sesta Conferenza Ministeriale al Convention Centre di Hong Kong. L'osservatorio Tradewatch denuncia come i paesi ricchi stiano provando a corrompere quelli più poveri promuovendo un illusorio "pacchetto di misure per lo sviluppo" al fine di ottenere il via libera alle loro aggressive richieste di liberalizzazioni in settori cruciali per lo sviluppo dei più poveri, a partire dai servizi.

"Siamo convinti che il testo di partenza di questo negoziato non sia stato il frutto di un processo veramente democratico, a differenza di quello che sostiene Pascal Lamy", ha affermato Antonio Tricarico della CRBM/Tradewatch. "Ancora una volta le posizioni dei più poveri non sono rappresentate nel testo, anche se questi Paesi costituiscono la maggioranza dei membri dell'organizzazione. Pascal Lamy è stato due anni fa il principale colpevole del fallimento della Conferenza di Cancun e sembra non aver imparato affatto la lezione" ha concluso Tricarico.

I governi del G7 hanno promesso la scorsa settimana 4 miliardi di dollari per "l'aiuto per il commercio" e l'"assistenza tecnica" ai negoziatori del Sud del mondo, di fatto riproponendo impegni già presi e mai rispettati. "Abbiamo giù visto questo copione a Cancun", ha dichiarato Ugo Biggeri di Mani Tese, che rappresenta Tradewatch nella delegazione italiana. "E l'Unione Europea è tra i maggiori responsabili dell'idea perversa di utilizzare gli aiuti allo sviluppo come il nuovo strumento per estorcere liberalizzazioni anche nei servizi essenziali ai più poveri. Per non parlare del conflitto di interessi nel consigliare i negoziatori dei paesi poveri sui temi di proprio interesse. E' ora di invertire la rotta e ripensare le modalità e la sostanza di questi negoziati. Altrimenti nessun accordo è senza dubbio meglio del pessimo accordo che si va profilando".

"Al di là della retorica sulla presunta democraticità della Wto - ha sottolineato Alberto Zoratti di Fair/Tradewatch che partecipa alle contestazioni - il movimento non ha altro modo per far sentire la propria voce che interrompere il segretario generale e assediare il vertice. E non parliamo di pericolosi no global, o di professionisti della protesta. Insieme a noi troviamo contadini, lavoratrici migranti, piccoli produttori, contadini del Nord come del Sud del mondo che hanno pagato con la perdita del posto di lavoro o con occupazioni da schiavi, con la violazione quotidiana dei diritti umani gli affari delle grandi imprese del Nord del mondo e dei Paesi rampanti del Sud. Ai delegati, con lo slogan che abbiamo urlato a Lamy, chiediamo di Stare dalla parte dei propri popoli e di fermare questi negoziati iniqui" ha concluso Zoratti.

Fonte: Tradewatch - Osservatorio italiano sul commercio internazionale promosso da Campagna Riforma Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Fair, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Mani Tese, Gruppo d'appoggio italiano al movimento contadino africano, Rete Lilliput, Roba dell'Altro Mondo.

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