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Wsis: libertà ristretta in Tunisia, occasione persa
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Si avvicina l' appuntamento del Wsis, il Summit internazionale sulla società dell' informazione (Tunisi, 16-18 novembre) delle Nazioni Unite e la Tunisia diventa sempre di più osservata speciale. Otto esponenti dell'opposizione al regime di Ben Ali', fra cui Lotfi Hajji - presidente del sindacato dei giornalisti tunisini - hanno avviato in questi giorni uno sciopero della fame chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri d'opinione e il rispetto della libertà di espressione e di associazione in Tunisia. Una serie di associazioni della società civile hanno indetto per il 16-18 novembre a Tunisi un contro-vertice, un Sommet Citoyen sur la Société de l'Information (SCSI) che dovrebbe costituire un nuovo importante risultato fermo nella lunga tradizione di conferenze e Summit dell' Onu integrate da iniziative organizzate da gruppi e associazioni di base.
Lo scorso venerdì 11 novembre si è tenuto presso la Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) un'incontro -riflessione sulla liberta' di stampa, il pluralismo, l'indipendenza dei media in tutto il mondo, tra il disappunto delle autorità italiane e tunisine. L'ambasciatore di Tunisi a Roma Habib Mansour ha telefonato a Franco Siddi, presidente della Fnsi, per dichiarare tutto il suo disappunto per l'invito nella sede della federazione della stampa di Radhia Nasroui, avvocato dell'associazione per combattere la tortura in Tunisia, e Zouhir Latif, del sindacato dei giornalisti indipendenti. Anche il governo italiano ha protestato per i "dissidenti tunisini" per via di Stefano Gatti, consigliere diplomatico a capo dell'Uffiicio internazionale del Ministero per l'innovazione, che ha disertato l'incontro per protesta. Nell'incontro i dissidenti hanno denunciato i gravi abusi perpetrati dal governo di Ben Ali nei confronti di organizzazioni umanitarie, sindacati di giornalisti, avvocati e magistrati che hanno preso posizione contro lo stesso governo. A Tunisi sarà presente oltre a una delegazione della campagna Cris-Italia (diritti di comunicazione nella societa' dell'informazione) anche la Fnsi.
Amnesty International ha un rapporto in cui denuncia gravi violazioni dei diritti umani, in particolare della liberta' di espressione e informazione. 'Il Summit poteva costituire un'opportunita', per il governo tunisino, di presentare al mondo un'immagine positiva del paese' - ha dichiarato Concetta Tuccillo, coordinatrice Tunisia della Sezione Italiana di Amnesty International. 'Auspicavamo che le autorita' cogliessero l'occasione per consentire maggiore apertura e allentare i rigidi controlli in materia di liberta' di associazione e di espressione. Cosi', purtroppo, non e' stato'. Negli ultimi mesi, Amnesty International ha constatato un'ulteriore irrigidimento dei controlli e un'escalation di minacce contro i difensori dei diritti umani: un attacco proprio a quei diritti alla liberta' di espressione e di informazione che il Summit intende promuovere. Il governo tunisino continua a limitare la liberta' di associazione, riunione e accesso alle informazioni. L'organizzazione per i diritti umani, inoltre, chiede a tutti i governi che prenderanno parte al Summit di esprimere la preoccupazione internazionale per le violazioni dei diritti umani in corso nel paese e di esercitare adeguate pressioni sul governo di Tunisi affinche' avvii un processo di ampie riforme in linea con le aspirazioni del Summit.
E' bene ricordare che lo scorso 17 ottobre è partito un appello promosso da Amisnet e da Lettera 22 a favore degli Internauti di Zarzis (les internautes de Zarzis), che si aggiunge alle proteste per il veto del regime alla nascita di un sindacato indipendente dei giornalisti e allo svolgimento del 6° congresso della Lega Tunisina per i Diritti Umani (LTDH) e la paralisi delle sue sezioni a causa della violenza della polizia. L' appello si riferisce alle abnormi condanne (19 anni in primo rado e 13 in secondo) inflitte a novi giovani tunisini condannati unicamente per aver scaricato da siti sotto osservazione materiale considerato terroristico''. Il clima palesemente repressivo che si respira nel paese sotto il regime di Ben Ali', ha spinto nei giorni scorsi organizzazioni della Società Civile partecipanti alla terza sessione di preparazione al Summit a inviare una lettera a Kofi Annan in cui si denunciano ''le violazioni sistematiche delle libertà fondamentali'' e si ritiene ''inaudito tenere il summit in un paese come la Tunisia''.
C' è comunque chi - anche da un versante progressista - ritiene che l' iniziativa di Tunisi debba essere
coltivata perché potrebbe avere delle ricadute positive sulla vita del paese. ''Dal Summit sulla Società dell'informazione che si terrà in Tunisia può emergere la consapevolezza di una rete capace nel tempo di erodere le blindature censorie e totalitaristiche. Ma bisogna liberarsi della retorica'', afferma ad esempio Paolo Zocchi, presidente dell'Osservatorio Nazionale sulle ICT della Margherita e dell'associazione Unarete in un articolo su Punto informatico.
Il recente appello lanciato dalla società civile mondiale a Kofi Annan al fine di denunciare le violazioni dei diritti umani degli internauti e di molti giornalisti in Tunisia, sostiene Zocchi (...) appare pienamente condivisibile ... Al tempo stesso però, credo che sia da fare un valutazione attenta sull'occasione che si crea con il WSIS di Tunisi e sui meccanismi di diffusione della partecipazione in rete''. La questione chiave, secondo Zocchi, riguarda il rapporto fra rete e democrazia, tra rete e libertà civili. La risposta è chiara. ''A Tunisi - spiega l'esponente della Margherita - bisogna andare e soprattutto bisogna partecipare, attivamente, a questi processi''.
D' altra parte, come spiegano anche Jason Nardi e Claudia Padovani (di Cris-Italia) nell'articolo intitolato " il Summit ha un approccio "multistakeholder'', che ha incluso, oltre ai governi, anche il settore privato e la società civile organizzata, nella direzione di una maggiore "democratizzazione" dell'Onu. Ma pur rimanendo per molti versi ancora una partecipazione "virtuale", questa apertura "multistakeholder" rimane comunque un'opportunità importante per le organizzazioni della società civile di impegnarsi criticamente, confrontandosi e facendo pressione diretta su governi e settore privato''. Al Centro del Wsis vi sono questioni di grande rilevanza, come il governo di Internet (la cosiddetta governance), destinate a condizionare, come quadro generale dello sviluppo della comunicazione e dell'informazione, anche il mondo dei media in generale e del giornalismo in particolare. ''Per motivi misteriosi - scrivono Nardi e Padovani - , i mass media sono stati i grandi assenti nella prima fase del WSIS e non sembra che siano molto più interessati alla sua conclusione. Eppure la Società dell'Informazione riguarda in prima persona anche loro, il sistema dei conglomerati mondiali e regionali dell'industria dell' informazione, della cultura di massa e dell' infotainment, che con la sua alta concentrazione proprietaria sta minacciando seriamente la libertà di stampa, il pluralismo, l'indipendenza dei media in tutto il mondo''. [AT]
Altre fonti: Punto Informatico, Federazione nazionale della stampa
Approfondimenti: Ricerca sui temi del Summit del Master in giornalismo dell'Università di Padova, Amisnet