WSIS: dissidenza tunisina al Summit, niente impegni dai ricchi

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L'eco delle iniziative della dissidenza tunisina sono entrate finalmente anche al Vertice mondiale sulla società dell'informazione (WSIS). Mentre si teneva una manifestazione promossa dal premio Nobel per la pace 2003, Shirin Ebadi, al centro di Tunisi in un edificio dove dal 18 di Ottobre otto persone sono in sciopero della fame, nella sala "La Goulette" nella sede del vertice ufficiale si teneva un forum sulle riforme delle istituzioni internazionali organizzato da Ubuntu e Cris dove diversi sono stati gli interventi sul tema. "State dando sostegno a delle persone che sono contro la legge internazionale - ha sostenuto un esponente di una ONG tunisina accrediata al Summit - perché si rifiutano di partecipare all'interno di un processo istituzionale organizzando un contro summit. Questa gente beneficia della libertà, ma sono in realtà estremisti".

"La situazione sui diritti di comunicazione in Tunisia - ha replicato Sean O' Siocru, portavoce di Cris internazionale - è documentata da una fitta serie di rapporti che negli ultimi due anni diverse organizzazioni indipendenti hanno pubblicato, inclusa l'ultimo di Amnesty International. Tutte dicono la stessa cosa: la situazione qui è semplicemente inaccettabile. Il contro summit citato in realtà non era contro, ma un iniziativa cittadina che non c'è stata perché sistematicamente impedita dalla polizia e dal governo tunisino. Trovo che sia estremamente grave che il governo tunisino abbia scelto questa occasione per restringere ulteriormente la morsa sui diritti umani invece di fare quello che altri governi, anche peggiori di questo come la Cina, hanno fatto in occasione di eventi internazionali dove almeno c'era una apertura formale verso la richiesta della comunità internazionale di migliorare la situazione. L'inclusione della società civile ha avuto interessanti risultati, peer esempio, sulla internet governance, ma rimane il problema che sono ancora i governi a decidere quali sono le ONG che si possono accreditare e quali no. E questo summit lo ha dimostrato. Una possibile via di uscita per la società civile è creare i propri media per crearsi uno spazio dall'interno e farsi ascoltare."

D'accordo Claudio Prado che nel ministero della cultura del governo brasiliano si occupa dei progetti di cultura digitale: "Sono progetti frutto di idee nate nella società civile che il governo cerca di aiutare a mettere in pratica. E' la dimostrazione che si può hackerare il governo". Da parte sua, Gilberto Gill, ministro della cultura brasiliano e capo delegazione al summit ha aggiunto: "I colpi contro la libertà d'espressione ci distrubano molto e prenderemo posizione nei tempi dovuti e con tutta la documentazione necessaria. Non è questo il luogo dove intromettersi in questioni locali, dobbiamo mantenere delle relazioni diplomatiche e siamo qui per discutere di questioni speficiche su informazioni e comunicazioni. Rimaniamo comunque attenti al tema e con una posizione chiara contro le restrizioni delle libertà in Tunisia come in Brasile" - riportano Marco Trotta e Jason Nardi del CRIS

Al Vertice mondiale sulla società dell'informazione (WSIS), che si è chiuso oggi a Tunisi, nessun impegno concreto è stato però assunto dai Paesi ricchi, che hanno rifiutato di destinare risorse al Fondo per la solidarietà digitale lanciato proprio a Ginevra, con l'obiettivo di ridurre la distanza tra il Nord e il Sud del pianeta in questo settore- riporta l'agenzia Misna. A tale proposito, un computer al prezzo di cento dollari era stato presentato durante il Summit - al quale sono intervenute oltre 18.000 delegati da 170 Paesi in rappresentanza di governi, associazioni, istituzioni internazionali e del mondo della comunicazione - dal segretario generale dell'Onu Kofi Annan. "Siamo pronti a comprarne anche milioni a questo prezzo" ha detto il presidente del Senegal Abdoulaye Wade, il quale ha deplorato che l'Africa resta ancora "sconnessa" dal resto del mondo. L'Agenda di Tunisi, a suo parere, permette almeno "di prendere l'ultimo vagone del treno" digitale, anche se l'Africa non ha ancora i binari adatti: le sue linee telefoniche dell'interno continente sono uguali a quelle dell'isola di Manatthan a New York.

In chiusura è stato adottato anche un "impegno di Tunisi", che si richiama alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, affermando tra l'altro: "La libertà di espressione e la libera circolazione delle informazioni, delle idee e del sapere sono essenziali per la società dell'informazione". Una sorta di compromesso - che secondo molti costituisce invece un chiaro fallimento - è stato raggiunto a proposito dell'altro grande tema del Summit, il governo della rete mondiale. L'attribuzione dei siti e dei dominii internet resta appannaggio esclusivo degli Usa, come lo è stato finora, che lo gestiscono attraverso la società americana Icann (Internet corporation for assigned names and numbers), ma viene costituito un Forum internazionale di dialogo aperto a governi, società civile e soggetti privati per discutere le modalità di gestione del sistema internet.

Un significativo risultato - benché non incluso in alcun documento ufficiale - è stato raggiunto a margine del convegno e delle polemiche che lo hanno accompagnato a proposito delle restrizioni sulla libertà di stampa del regime del presidente Zine el Abidine Ben Ali: gli otto oppositori tunisini in sciopero della fame da 32 giorni hanno accettato che metteranno fine alla loro protesta, dopo che una serie di personalità che hanno partecipato al vertice - tra cui l'avvocato iraniano e premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi - hanno loro chiesto di sospenderlo. La stessa Ebadi, rappresentante della società civile al Summit, non ha esitato a denunciare la censura su Internet e la repressione contro i 'cyber-dissidenti' applicata in molti Paesi del mondo. Compreso quello che ha ospitato questa grande kermesse - conclude la Misna. [GB]

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