www.unimondo.org/Notizie/WFS-Kenya-vieta-ingresso-a-Dalai-Lama-iniziati-i-lavori-30334
WFS: Kenya vieta ingresso a Dalai Lama, iniziati i lavori
Notizie
Stampa
Il governo del Kenya ha vietato il visto di ingresso al Dalai Lama: la ragione sembra sia nel desiderio del governo di Nairobi di non creare dissapori nei rapporti con la Cina con cui il governo keniota mantiene stretti rapporti economici. E' la seconda volta che il leader spirituale si vede negare la possibilità di ingresso in Kenya: la prima fu durante il governo Moi, che accampò per il rifiuto motivi di "relazioni internazionali".
Si è aperto intanto con una marcia dal più grande slum di Nairobi, Kibera, dove 700 mila persone vivono in baracche e insediamenti informali. E si concluderà con un'altra marcia che partirà da un'altra baraccopoli, Korogocho, e che attraverserà i principali slums della capitale del Kenya. Il settimo Forum sociale mondiale (WSF) - e il primo a svolgersi in Africa - senza questi due appuntamenti avrebbe poco o nessun contatto con la realtà locale di Nairobi, dove almeno due milioni e mezzo di persone su una popolazione di quattro milioni vive negli slums.
Colore, fibrillazione e confusione sono le impressioni del primo giorno al Moi International Sport Centre, lo stadio a una decina di chilometri a nord dal centro città dove si svolgono i seminari dei quattro giorni centrali della manifestazione, dal 21 al 24 gennaio. Il metodo delle discussioni e degli approfondimenti è quello partecipativo che ha caratterizzato le precedenti edizioni del World Social Forum, dalla prima di Porto Alegre (Brasile) nel 2001 a oggi. Con qualche problema di coordinamento visto il numero di seminari, circa 1200 in quattro giorni, e il fatto che si tratta del primo esperimento qui in Africa.
Il primo giorno al Moi Centre è concentrato sul continente africano, sui suoi problemi e le sue potenzialità. Si parla del debito estero e del problema dell'Aids (che in Africa ha già fatto 20 milioni di vittime), delle condizioni di lavoro nelle grandi città e del problema del dumping che, complici i sussidi agricoli di Paesi più ricchi, riempie i mercati africani di prodotti provenienti dall'estero danneggiando i produttori locali. Oltre duecento i seminari, che si svolgono durante la giornata, dalle 9 alle 20, all'intero delle diverse sezioni dello stadio.
Ma le persone presenti, circa 30mila, riempiono anche la fascia esterna che gira tutt'attorno al centro sportivo, dove sono allestiti un centinaio di stand informativi di organizzazioni e reti di tutto il mondo. Altri dibattiti sono ospitati da tende allestite nel campo di fronte allo stadio. Come quello sui diritti dei lavoratori, intitolato "African trade union for decent work" (sindacati africani per un lavoro dignitoso) organizzato dalla Confederazione di sindacati keniana Cotu, a cui partecipano sindacati di altri Paesi africani ed europei. Per l'Italia c'è Progetto sviluppo della Cgil.
Si parla di nuovi modelli di cooperazione internazionale ai due seminari italiani organizzati oggi 21 dicembre dalla Tavola della Pace e dalla Regione Toscana. Soprattutto di cooperazione decentrata, quella finanziata da regioni ed enti locali, che negli ultimi anni è cresciuta in modo costante a livello di investimenti e progetti, anche in Africa Subsahariana. Tanto che anche le ambasciate italiane in Africa hanno cominciato a interessarsene. Il 22 gennaio, in occasione del Social Forum, l'Ufficio per la cooperazione internazionale dell'Ambasciata italiana a Nairobi presenterà una mappatura della cooperazione decentrata nella regione che comprende Kenya, Sudan e Somalia. "La ricerca è iniziata a ottobre" - spiega Carla Cattelan dell'Ufficio per la cooperazione di Nairobi. "Abbiamo rintracciato 73 progetti finanziati in questa regione da regioni ed enti locali, per un totale di 6 milioni di euro nel 2006.
A investire di più in assoluto in cooperazione internazionale è stata la Provincia autonoma di Trento, che copre quasi 3 milioni di euro dei finanziamenti che abbiamo monitorato, grazie anche alla presenza attiva di molti missionari e cooperanti trentini in Kenya. Tra le regioni occupano i primi posti la Lombardia e il Veneto". Uno degli scopi dalla mappatura è favorire un maggiore coordinamento fra gli interventi di cooperazione decentrata e il confronto delle esperienze per una maggiore efficacia nei risultati. "Regioni ed enti locali hanno cominciato con il finanziare ong che operano in Africa" spiega Andrea Micconi, coordinatore del consorzio ong piemontesi, "ora cominciano anche a tessere rapporti diretti con enti omologhi in Africa, come il Piemonte che sostiene un centinaio di comuni nella regione del Sahel nella lotta contro la desertificazione". Un altro esempio è quello del Veneto che collabora con il governo del Kenya per migliorare le condizioni del carcere minorile di Nairobi, investendo in formazione degli assistenti sociali e degli operatori del carcere stipendiati dallo Stato, e con l'ong Cefa di Bologna per la prevenzione del crimine e dello sfruttamento dei minori.
Quanto e come l'Africa e il Kenya partecipano a questo Forum? A raccontarcelo è un italiano che vive da oltre 40 anni in Kenya, padre Francesco Pierli, fondatore dell'Istiute of Social Ministry presso l'Università cattolica di Nairobi: "L'Africa ha bisogno di far sentire la propria voce e questa è un'occasione importante" - dice. "Anche se l'organizzazione ha dei limiti, il Forum è un momento di confronto in cui gli africani possono far conoscere anche le proprie esperienze positive. Penso ai processi di riconciliazione in cui sono impegnate associazioni della società civile nel nord del Kenya, o alla presa di coscienza della propria dignità e identità delle popolazione nomadi, come i Masai, che sono presenti in buon numero qui al Forum. Anche nelle baraccopoli di Nairobi non tutto è negativo. Qualcosa di nuovo si vede: la popolazione di alcuni slum ha cominciato a organizzarsi e a dare vita a un'economia informale che ha migliorato la vita di molti abitanti, e il governo sta cercando di risolvere alcuni problemi, spostando per esempio le zone industriali fuori dalla città e frazionandole, in modo che non sorgano grandi baraccopoli accanto ad esse e che il centro sia decongestionato".
A far sapere del World Social Forum nelle baraccopoli di Nairobi e a sensibilizzare sono state soprattutto le parrocchie cattoliche e le chiese protestanti. Nei prossimi giorni si terranno seminari decentrati negli slum. E nella baraccopoli di Korogocho questa mattina padre Daniele Moschetti e padre Alex Zanotelli hanno ospitato la delegazione italiana della Tavola della pace. La marcia di apertura del Forum, a cui hanno partecipato circa diecimila abitanti di slum ha attirato l'attenzione anche della stampa locale, che sta cominciando a dare più copertura all'evento internazionale. Di informazione sull'Africa e dall'Africa si parlerà durante la serata del 23 gennaio organizzata dalla Tavola della Pace all'hotel La Mada, a cui parteciperà Enzo Nucci, responsabile della sede Rai appena creata a Nairobi. Il World Social Forum è il primo grande evento internazionale coperto dalla nuova sede in Africa.
di Emanuela Citterio
(Corrispondente di Unimondo al WSF di Nairobi)