Volontariato: tagli ai Csv, protesta del nonprofit

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Per finanziare la competitività dell'economia italiana il Governo Berlusconi ha previsto il taglio del 50% alle risorse da destinare ai 77 Csv nazionali, i Centri servizio al volontariato, una rete che le associazioni del Terzo settore giudicano una risorsa indispensabile per svolgere il proprio lavoro. E' quanto prevede l'articolo 17 del nuovo decreto sulla competitività, che sta per approdare in Senato per la conversione in legge. La norma modifica l'articolo 15 della legge quadro sul volontariato, la 266/91. L'emendamento prevede, in pratica, una drastica riduzione dei fondi che per legge, ogni anno, le fondazioni bancarie devono destinare ai Csv (lo stanziamento del 2003 è stato di 95 milioni di euro). Un taglio del 50%, come si è detto. Ma secondo Marco Granelli, presidente di Csv.net, il "taglio" si applica a un fondo già "dimezzato nei fatti". Quindi, in sostanza, i Csv dovrebbero ridursi a un quarto di quanto prevedeva in origine la legge.

La Consulta nazionale del Volontariato presso il Forum Permanente del Terzo Settore in seguito ai recenti provvedimenti del Governo sulla riforma della legge 266/91 sul volontariato ha avviato una pressione chiedendo un percorso parlamentare per la riforma della legge, partecipato anche dagli attori del terzo settore. Alla varie organizzazioni d'Italia viene proposto di sottoscrivere il documento "Il Governo non cambi la legge sul Volontariato per Decreto e non ne limiti autonomia e risorse" inviando l'elenco dei sottoscrittori e le copie delle sottoscrizioni alla segreteria della campagna. A livello locale sono proposte iniziative di diffusione della campagna anche con il coinvolgimento dei parlamentari locali. Le 18mila associazioni del volontariato, nazionali e locali, si sono quindi mobilitate per bloccare la riforma. Ieri il coordinamento regionale dei Csv ha organizzato a Milano un presidio in piazza San Babila, mentre oggi il presidio si sposterà a Roma, con una convocazione straordinaria di tutte le realtà del no-profit, alle 9,30 nella sede del Forum permanente del terzo settore.

Il disegno di legge sull'art. 15 sottrae il 50% dei fondi ai Centri di Servizio gestiti dal Volontariato e lo affida ai Comitati di Gestione - dove il volontariato è in netta minoranza - per finanziare anche progetti di servizio civile. Il servizio civile è uno strumento concreto di cittadinanza attiva al quale deve avere accesso il più alto numero di giovani possibile e deve essere finanziato da enti pubblici senza sottrarre risorse da quelle già gestite per legge dal mondo del volontariato. Tutti temi importanti per il futuro del nostro Paese che non possono essere definiti con un decreto e frammentati in più percorsi legislativi.

Anche Caritas Italiana intende esprimere alcune preoccupazioni. In primo luogo una materia così complessa e rilevante per la vita del paese, in quanto espressione del diritto-dovere di partecipazione democratica di cui all'art. 2 della Costituzione, non può essere riformata stralciandone parti importanti e ricorrendo ad un decreto legge. " La precedente legge 266/91, certamente da aggiornare, era stata il frutto di un ampio e socialmente diffuso confronto partecipativo tra le istanze della politica e quelle della società civile, più o meno organizzate". Caritas Italiana, non entrando nel merito della presente proposta di riforma, esprime preoccupazione per un provvedimento non sottoposto, nella sua interezza, ad iter parlamentare ordinario, ed auspica che in tale iter sia, invece, pienamente recuperata la partecipazione attiva dei soggetti sociali interessati, perché il volontariato sia risparmiato da dinamiche politiche inadeguate e laceranti. [AT]

Altre fonti: Forum del Terzo settore, Tuo Quotidiano

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