www.unimondo.org/Notizie/Vincere-la-pace-226608
Vincere la pace
Notizie
Stampa

Foto: Unsplash.com
Chi aggredisce i pacifisti contrari all’invio di armi in Ucraina fa finta di dimenticare che i russi combattono anche con armi che arrivano dall’Italia. Da sempre i pacifisti si battono per limitare il commercio di armi. La Camera invece vuole portare al 2% del Pil la spesa militare, una vergogna.
80 sono i milioni che mandiamo ogni giorno a Mosca per comprare il gas russo: più di 2 miliardi e mezzo dall’inizio della guerra. Più di 22 sono i milioni che abbiamo incassato, dalla Russia, tra il 2015 e il 2020 dalla vendita di armi leggere, mitragliatrici e qualche decina di blindo denominati Lince, che magari ora sono usati nella guerra in Ucraina. Dal 2014 ci sarebbe stato l’embargo sulle armi in Russia, fatti salvi i contratti firmati in precedenza.
E così è successo. I vecchi contratti sono andati avanti.
Chi aggredisce i pacifisti perché contrari all’invio delle armi in Ucraina, si scorda puntualmente – e ipocritamente – di ricordare questi fatti: che i russi stanno combattendo anche con armi che arrivano dall’Italia e che stiamo finanziando la guerra di Putin, grazie all’acquisto del gas. Di fronte al business bellico o alla necessità di farsi la doccia calda, la realpolitik la vince sull’afflato etico.
Da sempre i pacifisti si battono -inascoltati- per ridurre le spese militari e limitare il più possibile il commercio di armi. Invece la Camera qualche giorno fa ha votato per portare al 2% del PIL la spesa militare: una vergogna. Il business delle armi non si ferma davanti a nulla. La compagnia Leonardo (la maggiore produttrice italiana di armamenti e per il 30% di proprietà del Tesoro) ha venduto nel 2021 anche caccia da guerra al Turkmenistan (ex Unione Sovietica, governo silente di fronte alla crisi ucraina): si tratta di un paese dove vengono violati i diritti umani, negata la libertà di stampa, praticata la tortura e il lavoro forzato. Negli ultimi 10 anni il governo del Turkmenistan ha speso 340 milioni in armi italiane.
Ora, questi pochi fatti e questi scarni numeri non vengono mai citati da diversi (non tutti) giornalisti e opinionisti presenti alle trasmissioni televisive o autori di commenti su giornali e settimanali. Fanno gli eroi con la pelle degli altri e si erigono a custodi della morale (bellica): conducono una loro personale “guerra di carta”, mentre nella guerra vera muoiono le persone in carne e ossa. La verità (e l’informazione) sono le prime vittime della guerra.
Ecco perchè consigliamo ai nostri lettori di scaricare (gratuitamente) dal nostro sito l’ebook “I pacifisti e l’Ucraina” in cui diamo ospitalità a tante voci e punti di vista, cercando di ricostruire le cause di questo conflitto e di proporre i modi per uscirne: non per vincere la guerra, ma vincere la pace.
Non si aumentino le spese militari!
Nelle prossime settimane sarà licenziato dal governo il nuovo Documento di Economia e Finanza (DEF) che ha il compito di fissare le previsioni macroeconomiche, di indirizzo della spesa pubblica e degli obiettivi di bilancio, programmatici e di riforma.
Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno di alcuni giorni fa alla Camera dei deputati che impegna il governo a portare al 2% del PIL le spese militari, abbiamo la forte preoccupazione che questo obiettivo possa essere recepito nel DEF.
“Invece di chiedere – dopo il dramma della pandemia- di portare la spesa per la sanità pubblica all’8% o gli investimenti per l’istruzione al 7 % (siamo il fanalino di coda in Europa per la spesa in scuola e università) il parlamento chiede di aumentare del 30% le spese per le armi”, sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!.
Riteniamo questa, una scelta sbagliata e strumentale, demagogica e propagandistica, di fronte alla guerra drammatica in Ucraina. Una scelta, tra l’altro, generica, in cui non si tiene conto delle implicazioni della destinazione della spesa e delle scelte in ambito europeo, che al momento non prevedono la costituzione di un esercito comune.
“In questi anni – continua Marcon- le spese militari sono aumentate significativamente in Italia quando nello stesso periodo le spese per la sanità, la scuola, il welfare sono rimaste le stesse e in alcuni casi sono diminuite.
Nel 2021 le spese militari nel mondo sono aumentate di 50 miliardi di dollari (superando i 2000 miliardi di dollari), 10 volte di più di quanto si è stanziato per il COVAX per assicurare gratuitamente i vaccini ai paesi poveri.
Nel mondo non ci sono poche armi, ce ne sono troppe.
La guerra in Ucraina e i rischi e le tensioni per il mondo, non si fermeranno aumentando le spese per le armi, ma con politiche di pace e di sicurezza comune e condivisa. Non bisogna fare gli stessi errori della guerra fredda e del riarmo nucleare degli anni ‘80.
“Per questo – ha concluso Marcon – chiediamo al governo e al parlamento di escludere dalle previsioni del prossimo DEF un aumento delle spese militari: chiediamo invece politiche di prevenzione dei conflitti, di cooperazione e di rafforzamento di una sicurezza comune fondata sulle Nazioni Unite”.