Vergine, madre, strega

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Baba Yaga, personaggio non convenzionale del folklore russo e slavo, ginocchia sottili e denti di ferro, che sorvola le foreste in equilibrio su un mortaio e brandendo un pestello. Niente scopa né cappello stavolta, per l’icona che rappresenta la terza tappa nell’evoluzione della vita di una donna: prima vergine, poi madre e, dulcis in fundo, strega. Proprio da questo spunto ha preso il via nel 1999 la Maison des BabaYagas, a Montreuil, vicino a Parigi. Un progetto di social housing inaugurato però solo un paio di anni fa, fondato e gestito da una comunità di donne che, per mantenerci sul filo di questo (discutibile) approccio a tappe, hanno raggiunto la “terza fase” della loro vita. In comune un desiderio: mantenere la propria indipendenza senza però restare sole. A riassumere la loro iniziativa ci pensa Thérèse Clerc, 85enne cofondatrice di questo esperimento, che afferma con convinzione quanto “sia bello vivere a lungo ma sia ancora meglio invecchiare bene”. Già, perché “invecchiare non è una malattia” prosegue, e occorre cambiare il punto di vista attraverso il quale viene tradizionalmente interpretata questa fase dell’esistenza soprattutto al femminile, imparando a vivere in maniera diversa.

Il complesso di 5 piani comprende 25 appartamenti, 21 adattati alle esigenze delle ospiti più anziane, 4 riservati agli studenti; le residenti pagano una retta mensile di 420 euro circa per 35 mq. e abitano a pochi passi dalla fermata metro, dai negozi e dal cinema: la centralità della struttura è una caratteristica necessaria, sia da un punto di vista pratico, sia nell’intenzione di trasmettere un messaggio importante di inclusione.

La casa rappresenta un’alternativa alle “strutture per anziani” e promuove attività che forniscono sollecitazioni e spunti nuovi, tra le quali, ad esempio, un’università dedicata alla “terza età” e un luogo per lo studio e la ricerca. Gli inquilini sono stati selezionati in parte per l’apporto che potevano dare alla comunità, in parte nella misura in cui condividevano la filosofia “babayaga”. Di che filosofia si tratta? I pilastri della comunità sono femminismo, ecologia, autogestione, solidarietà e laicità, nonché un impegno comune e costante a rendere l’invecchiamento un altro buon momento della propria vita. Un sogno che la Clerc coltiva da anni e che prevede la fondazione di altre “case stregate”, perché la vecchiaia possa essere letta come un’età in cui, soprattutto le donne, possano vivere la riscoperta della loro femminilità. “I figli sono cresciuti, il lavoro non c’è più quindi ora possiamo dedicarci a noi stesse e prenderci cura del nostro corpo. Questa è un’età superba, in cui abbiamo esperienza, grazia e tempo libero. Dobbiamo trovare in noi stesse la forza di creare una nuova società, potremmo essere un’avanguardia illuminante.

Il progetto è costato circa 4 milioni di euro ed è stato finanziato da più di 8 realtà, compreso il Comune di Montreuil, non nuovo a investimenti che valorizzino idee innovative e utili al mantenimento o al miglioramento di un tessuto sociale coeso e in buona salute, dove un ruolo fondamentale (ma in Francia ancora poco riconosciuto) è giocato dalle associazioni del privato sociale e dove più di un quarto della popolazione supera i 60 anni. Qualcosa però sembra evolversi, anche per quanto riguarda la caratterizzazione di questo processo sperimentale, fino ad ora nato e vissuto soltanto in chiave femminile.

Altri progetti simili sono nati sia in Francia che in Canada, e anche in Italia abbiamo buone prassi di riferimento per quanto riguarda esperimenti di social housing e co-housing interculturali e intergenerazionali. Perché esperienze come la Maison des BabaYagas (qui la presentazione ufficiale nel filmato di Jean-Marc La Rocca) sono pratiche di innovazione sociale e al contempo progetti politici che riportano l’attenzione sugli anziani come soggetti ancora attivi della società. Sono luoghi dove i cammini di ciascuno e ciascuna si incrociano, da un lato permettendo di mantenere dignità, indipendenza e autonomia che hanno caratterizzato molte di queste vite nella loro gioventù, dall’altro offrendo un’occasione unica e imperdibile di condividere consapevolezze preziose.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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