Unicef: discriminazione femminile, ostacolo allo sviluppo

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"Milioni di donne in tutto il mondo sono soggette a violenze fisiche e sessuali, con limitata possibilità di ricorso alla giustizia. A causa della discriminazione di genere, le bambine hanno minori probabilità di andare a scuola: nei Paesi in via di sviluppo, quasi una bambina su 5 iscritta alla scuola primaria non completa gli studi. Il livello di istruzione femminile risulta correlato a migliori prospettive di sopravvivenza e sviluppo per i bambini. La violenza fisica registra anche il crudele fenomeno delle mutilazioni genitali subite da 130 milioni fra donne e bambine, mentre è più elevato il rischio contagio Hiv per le donne che spesso non conoscono le modalità di trasmissione del virus". Sono alcune delle denunce che emergono dal Rapporto annuale dell'Unicef "La condizione dell'infanzia nel mondo 2007", presentato oggi nella sede italiana a Roma in occasione del 60° anniversario dalla fondazione dell'organizzazione.

"L'eliminazione della discriminazione di genere e il potenziamento del ruolo delle donne avrà un profondo e positivo impatto per la sopravvivenza e il benessere dei bambini" - ha dichiarato il Presidente dell'Unicef Italia Antonio Sclavi. "L'uguaglianza di genere e il benessere dei bambini sono inestricabilmente legati" - ha aggiunto il Direttore generale dell'Unicef Ann Veneman. "Quando si rafforza il ruolo delle donne, in modo che possano condurre una vita piena e produttiva, i bambini e le famiglie prosperano". Il rapporto rileva inoltre che le donne non sempre hanno pari voce nelle decisioni familiari fondamentali, che possono avere conseguenze negative per i bambini. La possibilità per le donne di avere il controllo della loro stessa vita e di prendere le decisioni che riguardano la famiglia sono strettamente legate alla nutrizione, alla salute e all'istruzione del bambino: "nelle famiglie dove sono le donne ad assumere le decisioni fondamentali, la quota di risorse destinate ai bambini è di gran lunga maggiore rispetto a quelle in cui le donne hanno un ruolo meno incisivo" - nota il Rapporto.

Notevoli anche le disuguaglianze di genere lungo il corso della vita: dati anagrafici e di censimento in Asia rivelano una percentuale insolitamente alta di nascite di bambini maschi e una sproporzione tra maschi e femmine sotto i 5 anni, soprattutto in India e Cina, suggerendo la pratica di feticidi e infanticidi selettivi a danno delle bambine nei due paesi più popolosi del mondo, nonostante le iniziative dirette a sradicare tali pratiche nei due paesi. E se più di 115 milioni di bambini in età d'istruzione primaria non frequentano la scuola, per ogni 100 bambini che non la frequentano sono ben 115 le bambine nella medesima situazione.

E per quanto riguarda il lavoro, il Rapporto nota che "le donne spesso lavorano di più ma guadagnano e possiedono di meno degli uomini". "Assicurare che donne e uomini abbiamo eguali opportunità nella produzione e gestione del reddito costituisce un passo importante per la realizzazione dei diritti delle donne, da cui conseguirebbe una maggiore possibilità di realizzare i diritti dei bambini" - raccomanda l'Unicef che pur riconoscendo "progressi per quanto riguarda l'inserimento delle donne nella forza lavoro" nota che questi "sono stati però minori se si considera il miglioramento delle condizioni lavorative, il riconoscimento del lavoro non pagato, l'eliminazione delle pratiche e delle leggi discriminatorie sui diritti di proprietà e di successione, il sostegno per l'assistenza all'infanzia".

Precisa anche la denuncia circa la sottorapresentanza delle donne nella vita politica. Se "il coinvolgimento delle donne in politica, in ambito locale e nazionale, può contribuire allo sviluppo di legislazioni più attente alla condizione di donne, bambini e famiglie", tanto che a livello nazionale le donne parlamentari hanno fatto finora la differenza per l'infanzia, sebbene restino sottorappresentate", "quando le donne non hanno voce in politica, un potente promotore dell'infanzia rimane inascoltato" - nota il rapporto. L'influenza delle donne nei parlamenti incoraggia mutamenti nell'agenda delle priorità dei loro colleghi maschi, ma "nonostante i progressi, le donne restano ampiamente escluse dalla politica". Al luglio 2006, le donne costituivano - a livello mondiale - meno del 17% di tutti i parlamentari, in un rapporto di circa 1 a 6. Con gli attuali tassi di progresso, la parità di genere nei parlamenti nazionali non sarà raggiunta prima del 2068.

La "Condizione dell'infanzia nel mondo 2007" indica diversi interventi fondamentali per raggiungere la parità di genere: tra i principali l'istruzione, ma anche finanziamenti - finora è stata ben poco riconosciuta la necessità di risorse specifiche per conseguire l'obiettivo della parità di genere e del potenziamento del ruolo delle donne -, e legislazioni che garantiscano eque opportunità per le donne, oltre a misure atte a prevenire e contrastare la violenza domestica e le violenze di genere perpetrate durante i conflitti armati. Ed infine quote di rappresentanza: dei 20 paesi con il maggior numero di donne in parlamento 17 adottano qualche sistema di quote - nota l'Unicef.

"Il conseguimento del terzo Obiettivo di sviluppo del millennio - (Promuovere l'uguaglianza di genere e potenziare il ruolo delle donne) - contribuirà al raggiungimento di tutti gli altri obiettivi: dalla riduzione della povertà e della fame alla protezione della vita dei bambini, la promozione della salute materna, l'istruzione universale, la lotta all'Hiv/Aids, alla malaria e alle altre malattie dell'infanzia, contribuendo anche a garantire la sostenibilità ambientale" - conclude l'Unicef. [GB]

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