Un terzo dei bambini nel mondo non va a scuola

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Un terzo dei bambini che vivono in Paesi in via di sviluppo non va a scuola perché costretti a lavorare. Uno stesso numero di bambini non frequenta la scuola perché esse sono insicure a causa della guerra. Ad affermarlo è uno studio svolto su 41 Paesi dalla ChildFund Alliance, una rete globale che difende i diritti dei bambini. Il tasso più alto di assenteismo da scuola si registra in Afghanistan, dove nove bambini su 10 sono impossibilitati ad andare a scuola. In un sondaggio proposto a circa 6200 bambini fra 10 e 12 anni, ChildFund Alliance mostra che sono essi stessi a sostenere che le scuole non siano sempre un posto sicuro. Il Paese più a rischio – secondo il sondaggio – è il Burkina Faso, dove un bambino su cinque ha dichiarato la scuola “mai sicura”.

A conferma dello studio, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) sostiene che nel mondo almeno 59milioni di bambini non frequentano la scuola primaria. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nel mondo ci sono 168 milioni di bambini e adolescenti costretti a lavorare, 85 milioni di essi sono impegnati in lavori altamente pericolosi. Nel rapporto del 2015, l’Ilo riporta che nei Paesi a basso reddito, il 20-30% dei minori sotto i 15 anni, lascia la scuola per iniziare a lavorare. 

Nel 2015, i Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato l’obiettivo comune di rendere gratuita e accessibile la scuola primaria e secondaria a tutti i bambini entro il 2030. Tutti questi dati sono pubblicati in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, che si celebra il  20 novembre. Tale giornata, promossa dall’Onu, ha lo scopo di promuovere i diritti del bambino. Il 16 novembre scorso, papa Francesco, ha richiamato l’importanza di questa Giornata. All’udienza generale egli ha detto: “Faccio appello alla coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro benessere venga tutelato, perché non cadano mai in forme di schiavitù, reclutamento in gruppi armati e maltrattamenti. Auspico che la Comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita, garantendo ad ogni bambino e bambina il diritto alla scuola e all’educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro”.

Da Asianews.it

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