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Un caricatore universale per tutti i cellulari unifica l’UE
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Un plauso all’Europa Unita e alle sue possibilità di dettare regole sul mercato economico. Largo al caricabatterie unico per tutti i modelli di cellulare. A chiederlo è il Parlamento Europeo che il 13 marzo scorso, a larghissima maggioranza (550 voti a favore a 12, con 8 astensioni), ha approvato un aggiornamento delle direttive Ue sulle apparecchiature radio, concordando sull’armonizzazione dei dispositivi per la loro immissione sul mercato. Se dal punto di vista meramente tecnico la normativa è atta a garantire che i dispositivi non interferiscano l’uno con l’altro nel tentativo di tenere il passo con il crescente numero e con la varietà di apparecchiature radio, dall’occhio del cittadino tale armonizzazione corrisponde alla concreta possibilità di dotarsi di un unico caricabatterie per tutti i suoi dispositivi radio, compresi telefoni cellulari, telecomandi per auto e modem. Una semplificazione non di poco conto per i circa 503 milioni di europei.
L’iniziativa del Parlamento Europeo si pone non solo obiettivi tecnici per un miglioramento dei servizi di comunicazione, politici per un avvicinamento alle esigenze dei suoi cittadini, ma anche di sicurezza e per la salute. Le disposizioni della direttiva darebbero alle autorità ulteriori strumenti di vigilanza del mercato, attraverso una preventiva registrazione delle stesse apparecchiature radiofoniche prima di poter essere immesse sul mercato, così da individuare quelle non conformi alle nuove norme di sicurezza. Nondimeno occorre considerare che sono circa 500 milioni i telefoni cellulari in circolazione nell'Unione Europea, a cui corrispondono 30 diverse tipologie di caricabatteria che variano a seconda del produttore e del modello di telefono. A ogni cambio del modello di cellulare, anche dalla medesima marca, corrisponde generalmente un nuovo modello di caricabatterie; un sistema di consumo che non può che incidere sulle 51mila tonnellate annue di rifiuti elettronici dell’UE. La normativa sembra dunque accumunare gli interessi di ambiente e consumatori, ma forse non delle case produttrici.
È dal giugno del 2009 che il programma “One changer for all” (letteralmente, “Un caricabatterie per tutti”) ha preso il via, su iniziativa della Commissione Europea, inseguendo l’obiettivo di una riduzione dei costi e degli inutili sprechi legati alla telefonia. Agli inizi del 2011, l’accordo allora raggiunto con alcuni dei più importanti produttori mondiali (quali Apple, Motorola, Nokia, Samsung, Ericsson, Alcatel), per garantire la compatibilità dei caricatori per telefoni cellulari “data-enabled” sulla base del connettore standand micro-USB, è stato accolto dalla stampa con toni entusiastici. Anche il Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri Italiano dava così la notizia: “In Europa arriva il caricabatterie unico. I moderni telefonini, quelli che consentono lo scambio di dati, avranno nei prossimi mesi un caricabatterie universale. Il progetto per il caricatore unico, di cui è stata avviata la commercializzazione, è stato promosso dall’esecutivo europeo ed è stato realizzato grazie all’intesa raggiunta con ben 14 industrie produttrici di telefonini raccolte nella Digitaleurope, l’associazione a cui aderiscono le principali aziende operanti nel campo delle tecnologie digitali. L’accordo prevede che entro il prossimo novembre tutti i nuovi telefonini siano in grado di utilizzare il nuovo caricatore universale attraverso una piccola interfaccia Usb”. Nonostante i “moderni telefonini”, gli smartphone, siano diventati il consueto strumento di comunicazione della maggioranza degli europei e siano passati quasi 5 anni dall’avvio del progetto, l’esistenza del caricatore universale per i cellulari (e per altri apparecchi radio) non è ancora divenuta una realtà effettiva.
È stata propria la scelta del Parlamento Europeo di rivitalizzare l’iniziativa della Commissione UE a condurre a risultati tangibili, con l’adozione nel dicembre 2013 di un accordo preventivo sulla normativa, ora accolta in sede definitiva con il voto dello scorso 13 marzo. Tuttavia l’iter legislativo prevede ancora un fondamentale step: il consenso da parte del Consiglio dei ministri dell’UE, ossia da parte dei governi degli Stati membri. Una volta ottenuto, i produttori avranno un anno supplementare per conformarsi alle norme e gli Stati membri due anni per adeguarsi, tenendo conto che la nuova regolamentazione prevede chiari obblighi per produttori, importatori e distributori.
Il Parlamento dell’UE uscente sembra dunque essersi mosso nella direzione di un’Europa a sviluppo sostenibile, che guardi a un miglior impiego delle sue risorse e che produca meno rifiuti; un’Europa soprattutto più vicina ai bisogni dei cittadini, che annulli una distanza dalle istituzioni talvolta tangibile. Una mission che, su questi aspetti, non si può che sperare sia condivisa dalla prossima compagine parlamentare che sarà costituita dopo le elezioni del Parlamento europeo del 25 maggio.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Unimondo.org e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vedi la pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament .