Ue: ridurre i gas serra, ma il piano è insoddisfacente

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L'Unione Europea nel Rapporto Energia chiede di tagliare i gas ad effetto serra del 20% entro il 2020 per fronteggiare i cambiamenti climatici. La Commissione europea chiederà un taglio unilaterale delle emissioni di gas ad effetto serra del 30 per cento entro il 2020, con la prospettiva di un impegno di ridurre comunque almeno del 20 per cento tali emissioni rispetto al livello del 1990. è' questa la proposta centrale del pacchetto presentato ieri.

"Le misure previste sono decisamente poco ambiziose oltre che espressione di una politica del doppio binario nella lotta contro i cambiamenti climatici che rischia di trascinare l'Europa in un burrone. Una linea a dir poco bizzarra se si considera l'allarme lanciato quasi una settimana fa con lo studio sulle conseguenze dell'inquinamento da CO2" - commenta il direttore generale di Legambiente, Francesco Ferrante.

Anche il Wwf è critico sul Piano europeo dell'energia. "Il pacchetto di energia presentato, nonostante abbia posto finalmente l'attenzione su una nuova visione, non soddisfa le aspettative sulle strategie future di consumo energetico. Questo momento di trasformazione potrebbe rivelarsi una occasione per la riduzione della nostra dipendenza dalle importazioni di energia, l'introduzione di nuove tecnologie ad alto rendimento e l'apertura di nuovi ''mercati verdi'' per le merci ed i servizi europei".

Nell'ambito del rapporto, la Commissione Ue si è pronunciata anche sul nucleare con una posizione che gli ambientalisti considerano deludente: "Il nucleare rappresenta un investimento sbagliato e anacronistico e lasciare ai singoli stati la scelta di utilizzarlo o meno vuol dire già da ora rinunciare a una politica energetica comune" - afferma Legambiente. "Al problema della sicurezza, certamente non secondario, - continua Ferrante - e al reperimento delle risorse che, contrariamente a quanto si pensa non sono infinite, il presidente Barroso conosce bene un'altro dei grossi limiti dell'impiego di questa fonte energetica, e cioè lo stoccaggio delle scorie radioattive: sarà forse per questo - chiede polemicamente il direttore di Legambiente - che l'Europa preferisce adottare la tecnica del non vedo, non sento, non parlo?".

E l'Italia è ultima in Europa per energie rinnovabili: dal 1997 ad oggi in Italia il contributo alle rinnovabili è diminuito dal 16% del 1997 al 15,3% di oggi, lontano dall'obiettivo nazionale del 25% di quota ottenuta da rinnovabili sul totale del consumo energetico. Insomma in tutti questi anni, nonostante il massiccio ricorso all'incentivazione, i risultati non si sono fatti vedere, mentre gli altri paesi sono andati avanti a passi da gigante. Tutto ciò perché i meccanismi d'incentivazione per le energie rinnovabili di ieri e di oggi hanno ben altre finalità di un virtuoso sviluppo del settore. Il programma CIP6, pagato dai consumatori in bolletta per finanziare le energie rinnovabili, per il 70% finisce per incentivare normali centrali di generazione con combustibili fossili o rifiuti" - commenta il Wwf.

E oggi si è svolto un bliz di Legambiente davanti alla Reggia di Caserta dove si tiene il vertice di governo: "Chiediamo al governo Prodi di ridurre le emissioni di gas serra e recuperare il ritardo sul fronte delle energie pulite. Un deciso cambio di strategia, per riscattare l'Italia dal pesante ritardo che ha obbligato la UE a affibbiarci una sonora bocciatura per la politica energetica". In molti comuni oggi l'installazione di impianti fotovoltaici sconta serie difficoltà per la mancanza di procedure standard, mentre alcune Regioni hanno approvato moratorie alla costruzione di impianti eolici, con gravi conseguenze nello sviluppo di una delle fonti pulite con le maggiori potenzialità di sviluppo. [GB]

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