Ue: farmaci per i paesi poveri, l'Italia non c'è

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Nicoletta Dentico della Drugs for Neglected Diseases Initiative (DNDi) - che i nostri lettori conoscono per diversi suoi interventi sul nostro portale - in una lettera aperta a "L'Unità" denuncia la totale latitanza dell'Italia alla riunione intergovernativa tenutasi a Ginevra nei giorni scorsi sui "farmaci essenziali" dal titolo "Salute Pubblica, Innovazione e Diritti di Proprietà Intellettuale". "In questo processo negoziale - la più importante iniziativa nel campo delle politiche farmaceutiche dell'Oms dall'introduzione, esattamente 30 anni fa, del concetto di 'farmaci essenziali' -l'Italia, semplicemente, non c'è" - afferma Dentico.

Il negoziato si è reso necessario dopo che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel suo rapporto 2006, aveva lanciato il monito che se non fossero stati messi in chiaro alcuni punti, i brevetti avrebbero continuato ad essere richiesti dai laboratori, privando i poveri dei farmaci salvavita - riporta l'agenzia Fides. La Commissione Europea, organo esecutivo dell'UE, si è recentemente impegnata a non porre ostacoli a nessuno dei suoi 27 stati membri nel caso in cui questi decidessero di produrre farmaci generici come alternative più economiche alle medicine brevettate, generalmente troppo care per la maggior parte degli abitanti dei paesi poveri.

L'accordo è stato raggiunto tra i membri del Parlamento Europeo e i rappresentanti dei governi dell'UE e della Commissione. La decisione esonererà in modo permanente dagli accordi del 2003 sui Diritti di Proprietà Intellettuale Relazionati con il Commercio (Trips). Questa esenzione è stata elaborata per permettere ai paesi poveri, incapaci di far fronte alle emergenze sanitarie, di importare le versioni generiche economiche di farmaci brevettati prodotti sotto una licenza obbligatoria. La decisione dell'UE era stata già presa a dicembre 2005, ma allora i parlamentari negarono l'approvazione fino a quando non avessero ottenuto le concessioni degli altri organi principali dell'UE. Come parte dell'accordo, la Commissione si è anche impegnata a non inserire nessuna disposizione sulla proprietà intellettuale in relazione, in particolare, con le ditte farmaceutiche previste negli Accordi di Associazione Economica (EPA), attualmente negoziati con casi 80 paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP).

"Peccato che questi temi siano molto lontani dal dibattito politico in Italia" - nota la Dentico che chiede "al ministro Bonino, la cui sensibilità è nota, di aprire un confronto serio su questi temi, a livello intergovernativo". L'europarlamentare Vittorio Agnoletto aveva denunciato che mentre il Parlamento europeo negoziava con i funzionari della Commissione Europea, il Commissario al Commercio Estero, Peter Mandelson, scriveva al governo della Tailandia chiedendo la revisione di una legge nazionale che favoriva l'accesso ai farmaci anti-Aids e anti-infarto a centinaia di migliaia di malati". "In due lettere spedite al ministro del commercio tailandese, rispettivamente il 10 luglio e il 10 settembre 2007, Mandelson non solo cercava di influenzare la sovranità legislativa di Bangkok ma, a nome dell'Ue, "incoraggia il governo thailandese a intraprendere un confronto diretto con i proprietari dei brevetti, in particolare con la Sanofi-Aventis sul Clopidogrel (Plavix)". "Un sostegno esplicito e diretto agli interessi della multinazionale Sanofi-Aventis e del suo farmaco di punta, il Plavix appunto, usato per prevenire attacchi di cuore o altre patologie coronariche e che, nel solo 2006, aveva fatturato sei miliardi di dollari" - commentava Agnoletto.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) stima che nel 2005, 25,8 milioni di persone erano sieropositive nell'Africa subsahariana. In Etiopia, Ghana, Lesotho, Mozambico, Nigeria, Tanzania e Zimbabwe, il 90% di quelli che hanno bisogno di farmaci antiretrovirali per curare l'Aids potrebbero non ottenerli. Rimane quindi urgente trovare altre misure per tutelare la distribuzione dei farmaci essenziali in Africa. Il mercato farmaceutico mondiale costituisce un business da 600 miliardi di dollari annui, ed è monopolizzato da una dozzina di corporations con sedi negli Stati Uniti e in Europa che registrano margini operativi superiori al 25 per cento (contro il 15 per cento circa degli altri beni di consumo) e elargiscono stipendi medi per i loro top manager pari a 42 milioni di dollari all'anno. [GB]

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