Trento: dalla Costituzione dell'Ecuador un nuovo modello sociale solidale

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"La nuova Costituzione rappresenta indubbiamente un cambiamento molto positivo. Ne è un esempio la concezione di modello sociale ed economico, che non viene più definito un modello sociale di mercato, ma un modello sociale solidale, che pone quindi la comunità al centro. Anche la lotta alla povertà rientra tra le priorità della Costituzione e del nuovo governo". Lo afferma Homero Viteri, direttore di Asa (Associacion Solidaridad y Acciòn – Ecuador) in quest'intervista che abbiamo raccolto a margine dell'incontro "La via dell'Ecuador: un'economia solidale è possibile" tenutosi ieri a Trento promosso dalla Fondazione Fontana.

Homero Viteri, 46 anni, ecuadoregno. Sposato con Jacqueline De Mora che lavora nella Casa della Famiglia, un centro di servizi di orientamento e appoggio psicoterapeutico, due figlie, una all'università di medicina, una alla scuola superiore. Da gennaio 2009 è il nuovo Direttore Esecutivo di Asa Ecuador. Prima di arrivare in Asa, ha lavorato 11 anni in MCCH (Maquita Cushunchic, Commercializzando come Fratelli) appoggiando processi di commercializzazione comunitaria di prodotti basici, agricoli e artigianali e il turismo responsabile; ha collaborato con la Rete Latinoamericana di Commercializzazione Comunitaria RELACC. E' poi passato al Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio (FEPP) lavorando in Camari (organismo di Commercio Solidale).

Durante questa crisi i guru dell'economia si combattono tra crescita esponenziale e decrescita. L'Ecuador sembra indicare, anche con la Carta Costituzionale, una terza via: "il buen vivir". Di che si tratta?

Il “buen vivir”, o sumak kawsay (come si dice in kychwa, l’antica lingua degli indigeni dell’Ecuador) indica la cosmovisione dei popoli andini, secondo cui l’uomo non ha solamente bisogno di beni materiali, ma principalmente di stabilire in una relazione armoniosa sia con il suo intorno spaziale sia con quello temporale, integrandosi col momento presente, passato e futuro. Secondo questa visione, che è stata fatta propria della nuova Costituzione dell’Ecuador, l’economia è pertanto solo uno strumento che l’uomo può utilizzare per soddisfare i suoi bisogni materiali e non viceversa.

Al Festival dell'Economia, la Ministra Sanchez, ha presentato la legge sull’economia solidale peraltro scritta in collaborazione con la Federazione Trentina della Cooperazione. Sono già visibili gli istituti di credito cooperativo e le imprese cooperative?

L’Ecuador non ha una forte tradizione cooperativistica, ma piuttosto associativa-comunitaria (soprattutto nelle comunità rurali, in cui, ad esempio, la proprietà è comune). Il movimento cooperativo si è però molto rafforzato nell’ultimo periodo, riuscendo a dinamizzare i processi di produzione e a sostenere, grazie al credito cooperativo, gli sforzi di coloro che normalmente non riescono ad ottenere prestiti nel circuito delle banche (in particolare nell’ambiente rurale e nei quartieri urbani marginali). In particolare, sono cresciute molto le reti di cooperative, di finanza popolare, di produttori rurali (sia a livello di produzione che di trasformazione di prodotti), di credito e le organizzazioni di consumatori. Non si tratta ancora di un movimento esteso, ma piuttosto focalizzato.

L'unica finanza che s'è salvata dalla crisi è stata quella solidale. Nonostante questo appena s'è intravista la luce alla fine del tunnel, gli speculatori delle grandi banche sono tornati a fare ciò che hanno sempre fatto. Come uscirne?

L’Ecuador è stato colpito da una crisi fortissima nel biennio ‘99-2000, che per alcuni aspetti è assomigliata a quella argentina; furono molti quelli che persero tutti i risparmi depositati nelle banche. La crisi portò alla dollarizzazione dell’economia ecuadoregna (oggi in Ecuador la moneta ufficiale è il dollaro americano) e provocò una tremenda inflazione che fece perdere al sucre – la vecchia moneta – fino a cinque volte il suo valore. L’economia ecuadoregna perse la sua competitività con un conseguente calo delle esportazione a fronte di picco spropositato di importazioni.

La crisi attuale ha colpito fortemente la debole economia produttiva dell’Ecuador. Oltretutto il mercato finanziario nazionale opera a costi elevatissimi, quasi speculativi con interessi annuali del 19/20%. In questo contesto, il movimento del credito cooperativo si pone come l’unica alternativa valida, la sola che nei momenti di crisi dà fiducia alle persone ed in particolare ai poveri.

Il problema principale, al momento, è quello della regolamentazione di queste cooperative da parte del sistema nazionale delle banche. In Ecuador esiste una’unica legge che regola tutto il settore della finanza, dalle grandi banche alle piccole cooperative di credito; il movimento sta lottando per avere una legge speciale, una “Ley de Finanzas Populares”, che possa mantenere il significato sociale di tali cooperative e che riesca a promuovere gli investimenti locali.

Lei è stato membro di IFAT - Organizzazione a livello mondiale del commercio equo e solidale. Un commercio che ancora cresce a due cifre. Ma secondo Lei sarà possibile uscire dai mercati dinicchia?

Il mercato del commercio equo e solidale è indubbiamente un mercato di nicchia. Può crescere e diventare grande” solo se “grande” sarà il cambiamento nel mercato convenzionale, a livello di regole, di etica (ad esempio, il rispetto della natura e delle persone, la lotta al lavoro minorile e così via) ecc.

Si tratta di un mercato molto piccolo ed estremamente ideologico con numerosi piccoli fornitori e relativamente pochi compratori, e nonostante abbia tassi di crescita molto alti, si tratta comunque di numeri con poco impatto generale. Visto da “Sud”, magari il commercio equo potesse crescere ed uscire dai mercati di nicchia! Non tanto in termini di grandi produttori, ma di numero di piccoli produttori (più responsabili socialmente) che possano parteciparvi.

Esiste inoltre un grande dibattito relativamente alla questione di entrare o meno nel mercato convenzionale; alcune organizzazioni hanno infatti deciso di stringere accordi con governi, imprese e servizi (ad esempio per la fornitura di cibo equo e solidale alle mense, nelle sedi di governo).

Tuttavia, la sostenibilità di tale mercato è molto difficile: sia perché con l’attuale crisi molte persone non comprano più i prodotti del commercio equo, comunque più cari, sia perché i prodotti che giungono ai “Nord” non sono prodotti del paniere basico. Si sta quindi lavorando molto sulla qualità dei prodotti, sulla costituzione di reti di commercio equo, e sulla sensibilizzazione degli stessi produttori del “Sud”.

Qual'è il ruolo di organizzazioni come Asa (Associazione di solidarietà e azione) all’interno di questo quadro di lotta alla povertà ed impegno per l’inclusione sociale?

La nuova Costituzione rappresenta indubbiamente un cambiamento molto positivo. Ne è un esempio la concezione di modello sociale ed economico, che non viene più definito un modello sociale di mercato, ma un modello sociale solidale, che pone quindi la comunità al centro. Anche la lotta alla povertà rientra tra le priorità della Costituzione e del nuovo governo; si sono indubbiamente fatti grandi passi avanti per quanto riguarda la fornitura di servizi, la medicina preventiva, e si sta anche ragionando su una riforma agraria che in Ecuador non ha mai avuto luogo.

Tuttavia, va detto come nell’elaborazione delle leggi costituzionali ci sia una partecipazione estremamente limitata della società civile, mentre il governo (che vuole promulgare leggi con rapidità) assume il ruolo di protagonista assoluto. I movimenti sociali in generale appoggiano quindi il governo, ma sono critici sulla questione della partecipazione dei cittadini, e stanno lottando per ottenere uno spazio maggiore non solo come osservatori dell’azione del governo, ma nella definizione delle politiche e nella gestione delle stesse. Ad ASA in particolare interessano fortemente le decisioni che vengono prese a livello di educazione/istruzione, infanzia, famiglia, economia solidale, finanza popolare.

Intervista raccolta da Elena Trentini

Associacion Solidaridad y Acciòn:Asa Ecuador, fondata nel 1992 da un gruppo di volontari italiani assieme ai sacerdoti della Diocesi di Padova, è un'organizzazione non governativa che lavora nei quartieri urbano-marginali del nord di Quito e di Esmeraldas. Associazione cattolica, offre alla popolazione servizi per l’infanzia e la famiglia e di partecipazione alla vita cittadina e culturale. A ciò si affiancano una serie di progetti quali: Quality World (Impresa di Qualità), Salute (nella città di Esmeraldas), Sviluppo della Comunità (Colinas del Norte) y Spondylus (Interscambio Socio – culturale). Impegno costante in Asa è il riuscire a lavorare assieme ai diversi attori sociali presenti sul territorio nella ricerca di soluzioni ai problemi più urgenti che determinano le condizioni e la qualità di vita delle comunità.

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