Trasformazione dei conflitti e partecipazione democratica

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Nella terza conferenza della World Social Agenda "Trasformazione dei conflitti e partecipazione democratica: il ruolo della democrazia popolare e delle azioni nonviolente" una riflessione sulle azioni nonviolente per l'affermazione della pace.

"Le guerre - come afferma Giulietto Chiesa, giornalista e moderatore della terza conferenza della World Social Agenda - si costruiscono sempre più attraverso il potere mediatico, attraverso le Tv e i media che le esaltano e le giustificano". Da questo dato di fatto "sorge spontanea la constatazione - continua Chiesa - che senza l'aiuto dei media la democrazia popolare e le azioni nonviolente resteranno marginali rispetto alla protervia dei potenti". Per poter mettere in atto delle vere azioni di democrazia popolare è però necessaria una adeguata formazione e la comprensione della realtà con cui si interagisce. Come afferma Jan Oberg, direttore di TFF (Transnational Foundation for Peace and Future Research), "gli Usa stanziano 400 miliardi di dollari per la difesa, quando ne basterebbero solo 7 miliardi per permettere ad ogni bambino di andare a scuola". "L'attacco dell'11 settembre alle Torri Gemelle è in realtà-continua Oberg- un attacco alle politiche economiche adottate dagli Stati Uniti che, fondandosi sulla libertà del mercato, si traducono inevitabilmente, per chi non riesce a stare al passo con le sue regole, nella libertà di morire." Come ha dimostrato Alex Zanotelli, missionario comboniano, portando la sua testimonianza sulle pratiche di nonviolenza nel Sud del mondo, esistono alternative possibili alle azioni violente. "A Nairobi dove l'ingiustizia è legalizzata - dice Zanotelli - sono finalmente nate le premesse per far cambiare le cose". La Campagna per la terra, che ha coinvolto i baraccati di Nairobi, il boicottaggio contro la Del Monte, e adesso la Campagna dei fiori, volta a tutelare e a denunciare le misere condizioni di vita in cui vivono le lavoratrici addette alla coltivazione degli stessi, dimostrano, nella concretezza, che le cose possono cambiare per mezzo di azioni nonviolente. "Al giorno d'oggi - afferma don Albino Bizzotto, promotore dell'azione "Anch'io a Kisangani" - esiste la credenza che solo la violenza può vincere la violenza, che la forza può essere fronteggiata solo impiegando una forza più grande. Abbiamo poca fiducia che i problemi che colpiscono le persone possano essere risolti dalle persone stesse". "Si tende a pensare che le grandi questioni come la guerra - continua don Bizzotto -, possano venire risolte solo dagli organi di governo, quando invece il ruolo che può essere svolto dalle persone è fondamentale." Le azioni di democrazia popolare dopo gli eventi dell'11 settembre devono affrontare una realtà in cui la religione molto spesso risulta essere la principale giustificazione alla violenza. In realtà - come ha dimostrato Chaiwat Satha-Anand, professore della Thammasat University of Bangkok - "in tutte le persone con una coscienza religiosa c'è la volontà di fermare le violenze. Le stesse vicende dei profeti del Buddismo, del Cristianesimo e dell'Islam dimostrano chiaramente che "di fronte a situazioni di estrema violenza ci sono sempre delle alternative pacifiche basate su azioni trasformatrici, preventive e liberatorie". Le alternative possibili esistono, sta quindi alla società civile formarsi, organizzarsi e procedere unita, perché - come ha affermato Zanotelli concludendo il suo intervento - nonostante tutto vinca la vita".

Fonte: World Social Agenda

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