Timor Est: ora si vuole giustizia

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Due mesi di disordini con un bilancio di oltre mille morti, almeno 300mila tra profughi e sfollati, abitazioni e strutture distrutte fu il tragico bilancio conseguente al referendum del 1999 per l'indipendenza di Timor Est. Da allora il progetto di sovranità nazionale che è divenuta realtà il 20 maggio scorso ha prodotto una serie di problemi, tra cui quelli della giustizia, della riconciliazione e dell'impunità sulle stragi perpetrate all'indomani del referendum. Consapevoli che Timor Est non avrà pace finché non sarà fatta giustizia dei massacri del 1999, il comitato internazionale "Non c'è pace senza giustizia" e Lettera 22 in un recente dossier precisano come, sia il Tribunale di Giacarta, che L'Unità per Gravi Crimini (UGC) attiva presso la Corte di Dili, abbiano strumenti inadeguati e limitati poteri per garantire una corretta applicazione della giustizia. Timor Est, secondo un rapporto del maggio 2002 del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), è la nazione più povera dell'Asia. A livello sociale si sta costruendo un apparato amministrativo che gestisca il paese: attraverso l'UNTAET, sono state reclutate e istruite circa 11 mila persone, di cui il 23% donne. Aiuti esterni saranno necessari per istruzione, sanità, finanza, giustizia. Sull'isola vi sono infatti solo poche decine di medici specializzati e pochissimi insegnanti qualificati per la scuola secondaria.
Pubblicato il: 22.05.2002
" Fonte: » Non c'è pace senza giustizia, Villaggio Volint, Lettera 22;
" Approfondimento: » Amnesty International Timor Est, Cnn Speciale Timor est ;

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