Terremoto: Vita chiede di istituire un registro nazionale degli enti raccolte fondi

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Settanta in due giorni, e sono solo quelle di cui hanno dato notizia gli organi di stampa. È ragionevole moltiplicare questa cifra almeno per 10 così da considerare le raccolte locali e della marea internet. Sono già centinaia le raccolte fondi organizzate in Italia, da lunedì a oggi, dai soggetti più diversi: dai Rotary ai centri sociali, dagli ultrà alla Conferenza dei rettori, da Mtv all’Atac, dai magistrati alla polizia penitenziaria passando per i partiti, i sindacati e gli industriali. Tutte iniziative mosse dalle migliori intenzioni, ma che corrono il pericolo di disperdersi in mille rivoli e in sostanza di mancare il bersaglio, ovvero di non arrivare mai ai destinatari.

Non sarebbe la prima volta. Quando, nel 2002, in Molise un terremoto distrusse la scuola Iovine di San Giuliano di Puglia, dove perirono 27 bambini di terza elementare, gli italiani donarono circa 150 milioni di euro (50 furono raccolti solo dalle sottoscrizioni lanciate mass media): un anno dopo, il settimanale del mondo non profit Vita si prese la briga di indagare, e trovò traccia solo di 44 milioni, di cui solo 31 effettivamente spesi; all’appello mancavano ben 56 milioni, svaniti nel nulla.

Non solo: internet è un formidabile (e a volte confuso) moltiplicatore di messaggi, capace di far “viaggiatre” un conto corrente per mesi e mesi e rilanciare informazioni senza alcun controllo; sempre all’epoca della tragedia molisana, la Polizia Postale censì qualcosa come 30.000 siti che riportavano numeri di conti correnti aperti «per gli angeli di San Giuliano», e la Procura di Larino aprì un fascicolo per accertare abusi, che però non furono mai provati (e se pensiamo a internet, non c’è da stupirsi).

Per evitare che tutto questo si ripeta, Vita rilancia la proposta che avanzò allora, con l’intento di ridurre al minimo improvvisazione e spontaneismi: l’istituzione di un registro pubblico delle raccolte fondi che, di fronte al proliferare di conti correnti in occasione delle emergenze, segnali con chiarezza quali enti e organizzazioni sono autorizzati a chiedere agli italiani di contribuire in denaro per soccorrere le vittime di catastrofi. Potrebbero far parte del registro le istituzioni pubbliche (come la Protezione civile, per intenderci, o gli enti locali), le onlus e gli enti religiosi; per essere “larghi” si potrebbero includere tutte le tipologie di enti che hanno diritto al 5 per mille.

Al di là degli aspetti tecnici, comunque, si avrebbe in questo modo un elenco nazionale di organizzazioni certe e titolate ad agire in caso di emergenza, e a cui poter chiedere, una volta finito l’allarme, un rendiconto sull’effettivo utiizzo delle risorse. Attendiamo i contributi di chiunque – politici, esperti, presidenti di organizzazioni non profit, lettori – voglia dire la sua.

Indirizzare adesioni e commenti nello spazio apposito sul sito di Vita

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