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Tensioni sul voto in Colombia
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Foto: Kobby Mendez da Unsplash.com
La serrata competizione per la presidenza della Colombia continua in un clima di grande tensione. Le possibilità di vittoria di Gustavo Petro, primo candidato di sinistra con chance concrete di ricoprire la massima carica, paiono diminuire, a fronte del coagularsi di tutte le altre componenti intorno alla figura dell’outsider Rodolfo Hernandez. Il ballottaggio è in agenda per domenica 19 giugno. Ma non è solo il ricompattarsi delle forze conservatrici a rendere difficile una svolta a sinistra di quello che é tradizionalmente il Paese più a destra dell’America del Sud. La effettiva libertà di voto nelle vaste zone rurali è minacciata dallo stapotere che le bande di paramilitari, narcotrafficanti, e frange di guerriglia che non hanno aderito agli accordi di pace, esercitano sulla popolazione. Si tratta di un vero governo del territorio, che mette a rischio leader politici e civili. E che rischia di condizionare il voto.
Quest’anno quasi 3 milioni di colombiani sono stati colpiti dalla violenza legata ai conflitti, rispetto ai meno di 119mila dell’anno scorso. Lo dichiara l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite Ocha. Più di 78.900 di queste vittime sono state sfollate con la forza o confinate nelle loro case a causa del conflitto armato, che ha imperversato nella regione del Pacifico e nella provincia nord-orientale di Arauca. Questi eventi sono diventati più ricorrenti nel corso di quest’anno, dato il controllo territoriale dei gruppi armati sulla popolazione, “soprattutto nei confronti delle comunità etniche… nelle aree rurali e disperse”.
Secondo Leonardo Gonzalez, del think tank colombiano Indepaz, “in termini di sicurezza, ci stiamo avvicinando al peggior periodo di violenza degli ultimi decenni”, e ha aggiunto che la situazione della sicurezza rischia di deteriorarsi fino a raggiungere un livello simile a quello del periodo tra il 2002 e il 2006, quando il Presidente Alvaro Uribe, fautore della linea dura con la guerriglia, adottò la politica del pugno di ferro. Gonzalez attribuisce l’impennata della violenza alla negligenza di Duque nell’attuare un accordo di pace del 2016 con l’ormai defunto gruppo guerrigliero delle Farc e alla mancanza di una presenza capillare dello Stato sul territorio...