Teatro che ride!

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Capita spesso che si parli di crowd funding, ché le iniziative belle spesso bisogna sostenersele da soli, con l’aiuto di chi dal basso e con poco crede e appoggia idee sensate, originali, utili. Spesso necessarie. Oggi tocca alla campagna #teatrocheride, che ha lo scopo di allestire uno spettacolo teatrale nato dalla collaborazione tra attori con disabilità e attori professionisti. Il titolo della pièce lo abbiamo già: NO DRAMA: YOGA! Ridere è un fatto molto serio e porterà in scena la risata come momento alto di realizzazione dell'essere umano, di apertura a percezioni profonde e vitali, nonché di contatto tra attori e pubblico.

La proposta nasce da Teatro di Camelot, una compagnia teatrale che dal 2000 promuove una diversa visione delle persone con disabilità, trasformandole da destinatarie di cure a protagoniste della cultura. Attraverso il teatro infatti chiunque va bene così come è, unico e imprescindibile, e anche le persone socialmente fragili hanno l’opportunità di esprimere i propri talenti. Ecco il perché della campagna online sulla piattaforma di crowdfunding Ideaginger.it, che entro il 10 ottobre prossimo ha l'obiettivo di raccogliere i 3.500 euro necessari a completare la produzione dello spettacolo, la cui prima andrà in scena a Bologna nella seconda metà di ottobre.

Il progetto rappresenta l’occasione di rendere persone con disabilità protagoniste della cultura, ma permetterà contemporaneamente a pubblico e attori di entrare in contatto tra loro e con se stessi, nonché di riscoprirsi parte di una comunità che inevitabilmente si relaziona, e che proprio grazie a questo cresce e stringe i propri intrecci… grazie anche a sane e indispensabili risate. Due le ispirazioni alla realizzazione dello spettacolo, strettamente collegate fra loro. Da un lato l’incontro con lo Yoga della risata, una pratica in cui si sperimentano risorse personali potenti e disponibili per ogni essere umano, indipendentemente dal suo stato di salute, dalle sue difficoltà o dalle sue dis-abilità. La produzione ormonale condizionata dallo stimolo del riso è una potente medicina, che garantisce benefici di immensa portata al corpo e insieme allo spirito. Insomma, ridere fa vivere, a volte persino guarire. L’aspetto interessante è che il nostro cervello non è in grado di distinguere una risata indotta da una contagiosa o spontanea: quindi per sforzarsi di ridere basta un po’ di allenamento, anche se per ridere in modo più autentico è necessario prendere le proprie vicende un po’ meno sul serio, ri-situarci in una prospettiva meno assoluta e rigida. Dall’altro lato abbiamo allora lo Yoga come pratica di unione e di integrazione, con se stessi e con gli altri, con la nostra dimensione visibile e con quella non visibile, percorrendo la strada profonda che ci conduce alle profondità del legame che ci stringe alla natura e all’energia del mondo. Un approccio che ripercorre il contributo dato dalle nostre comunità, evidenziando le connessioni che ci dicono chi siamo, dove siamo e con chi siamo.

Insomma, uno spettacolo che diventa, per come è strutturato e costruito, un momento di esperienza che accomuna attori e pubblico, favorendo la comprensione, anche intuitiva, di percezioni vitali, inusuali, non condizionate. Sul palco le persone con disabilità diventano vere e proprie guide di questo viaggio dentro noi stessi e dentro le relazioni che intrecciamo. Un viaggio che, come ricordano gli organizzatori con le parole di Andy Warhol, ci dice di “qualcosa di giusto al posto sbagliato, o qualcosa di sbagliato al posto giusto: lì si crea qualcosa di interessante.” Molti di noi hanno esperienza di quella sorta di scollatura tra quello che siamo e quello che ci viene richiesto di essere. Tutti prima o poi proviamo o abbiamo provato a nasconderla, finché qualcosa si rompe e ci costringe a guardare in faccia la verità. Alcuni, in queste manovre di dissimulazione, sono dis-abili. E semplicemente con il loro solo modo di essere ci suggeriscono strade diverse di comunicazione, di comprensione reciproca, di maniere di stare al mondo. Un modo, per dirlo con le parole di Elisa Caldironi, autrice teatrale e tra i fondatori di Teatro Camelot, di “comunicare cultura attraverso l’imperfezione”. Perché poi, suvvia, diciamolo, l’imperfezione appartiene a ciascuno e a ciascuna e ci rende unici, preziosi e, perché no, anche tremendamente divertenti.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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