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Tangente strada obbligata nella politica dell’arraffa?
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Sindaci sotto schiaffo limitandoci alla stretta attualità. Due isole, Ischia e Salina. L’accusa è di corruzione e/o peculato. A Ischia, gli appalti per la metanizzazione dell’isola: 300mila euro all’albergo della famiglia di Francesco Simone Ferrandino, il sindaco. Ex socialista vicinissimo alla famiglia Craxi, che avrebbe gestito fondi neri in Tunisia. Stamane sull’isola di Salina: i carabinieri di Messina hanno arrestato il sindaco di Santa Marina di Salina, Comune delle isole Eolie, Massimo Lo Schiavo con l’accusa di peculato.
La corruzione è un agente patogeno, in circolazione da secoli immemorabili nella cultura del Bel Paese. In effetti, tornando indietro con la moviola della Storia, è sempre più evidente che la piaggeria, alla corte del Principe di turno, è un fenomeno che risale ai vecchi tempi, quasi fossimo, storicamente parlando, permanentemente, personaggi in certa d’autore. Secondo Montanelli, gran fustigatore del costume italiota, “abbiamo la vocazione al servilismo: siamo i migliori camerieri, maître d’hotel, cuochi, calzolai… In fondo siamo stati grandi musicisti e grandi poeti perché erano arti di corte…”.
Ecco che allora, quasi per un istinto di sopravvivenza, si è sempre in cerca di un benefattore presso il quale mettersi al servizio. Salvo che poi, si è pronti a cambiare datore, qualora il precedente fosse caduto in disgrazia. I miliardi e passa di debito pubblico, che pesano come un macigno sul destino delle future generazioni, non si possono spiegare se non come il frutto di un reticolo di complicità fra classi dirigenti e poteri più o meno occulti, in violazione del dettato costituzionale secondo cui lo Stato non potrebbe procedere a spese che non siano coperte da adeguate entrate.
Gli organi cui era affidata l’osservanza delle regole – è bene rammentarlo – molto spesso hanno avallato i benefici derivanti dallo sgarro, fomentando un sistema incentrato sulla distribuzione di favori, prebende e indulgenze, a destra e a manca. Viene, allora, spontaneo domandarsi, che fare? Un tempo c’era l’ora di educazione civica, introdotta da Aldo Moro nel 1958 e soppressa all’improvviso nell’anno scolastico 1990-91. Fu il primo dei tanti tagli di spesa che da lì in poi si sarebbero abbattuti sulla scuola.
Per giustificarlo, i politici d’allora dissero che la società italiana era ormai evoluta, e pertanto non era poi così importante insegnare certe materie, che potevano rientrare in altre discipline, come la storia e il diritto. Personalmente, credo che dovrebbe essere obbligatoria, non solo per i giovani, ma sopratutto per gli adulti…
Giulio Albanese da Remocontro.it