Sudan: sì della Nato a Bush per intervento in Darfur

Stampa

Mentre, come ha riferito il Segretario di Stato americano Condoleeza Rice prosegue "un genocidio" Darfur, la Nato risponde alle richiesta del Presidente statunitense Bush dicendosi pronta a dare il proprio sostegno logistico e di formazione per "pacificare" la regione del Sudan martoriata dalla guerra e, su risoluzione Onu, anche ad ampliare la propria disponibilità. "La Nato è pronta a dare il proprio sostegno logistico e di formazione per pacificare il Darfur" - ha affermato il segretario generale della Nato Jaap De Hoop Scheffer incontrando i giornalisti dopo la cerimonia per il 40/mo anniversario del Nato Defense College. "Il presidente americano Bush - ha detto Scheffer - mi ha chiamato la settimana scorsa per dirmi che per il Darfur bisognava dare qualcosa in più. Se l'unione africana e le Nazioni unite si rivolgeranno alla Nato saremo pronti a dare ad una missione di pace il nostro sostegno logistico e di formazione, ma non di forze sul terreno. Se poi ci dovesse essere una risoluzione dell'Onu e se questa missione di pace fosse sotto l'egida delle Nazioni unite potremmo pensare di ampliare la nostra disponibilità".

Nei giorni scorsi il presidente americano George W. Bush aveva detto che "per far fronte alla situazione in Darfur è necessario un numero di forze militari di pace doppio rispetto all'attuale e forse il coinvolgimento della Nato". "Sto lavorando con una varietà di persone - ha detto Bush, commentando la crisi nella regione sudanese - per incoraggiare la presenza di più truppe, probabilmente sotto il controllo delle Nazioni Unite". Ma il presidente ha aggiunto che sarà necessario con ogni probabilità un intervento "di pianificazione, facilitazione e organizzazione" da parte della Nato, nonché un numero doppio di forze di peacekeeping. Attualmente è l'Unione Africana, con 7000 uomini, a cercare di tenere sotto controllo la regione e impedire violenze.

E il Segretario di Stato americano Condoleeza Rice, riferendo davanti alla Commissione degli affari esteri della Camera dei rappresentanti statunitense, si era detta "estremamente preoccupata" della situazione in Darfur, sottolineando che la posizione degli Stati Uniti nei confronti del conflitto che sevizia dal febbraio 2003 nella regione occidentale del Sudan "rimane incambiata". "Dal nostro punto di vista, in Darfur è stato perpetrato un genocidio che nei fatti sta continuando" - ha detto la Rice. Riprendendo a suo conto le accuse formulate in passato dal suo predecessore Colin Powell, la Rice non ha esitato a definire i massacri perpetrati in Darfur dalle milizie arabe janjaweed (a loro volta appoggiate dall'esercito regolare sudanese) "un genocidio", termine che sul piano giuridico impone alla Comunità internazionale l'obbligo di intervenire in Darfur contro il governo del Sudan, qualora quest'ultimo risultasse responsabile.

Da mesi, l'Unione africana (Ua), responsabile della Missione di pace in Darfur, ha espresso il desiderio che i Caschi blu delle Nazioni Unite sostituissero i soldati dell'Ua. Presidente di turno del Consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti hanno appoggiato con forza questa presa di posizione della Commissione per la pace e la sicurezza dell'Organizzazione africana. Ma la presa di posizione degli Usa e della stessa Nato rischia di far crescere la tensione: il governo di Khartoum, ha già criticato fortemente la stessa eventualità di sostituire con personale dell'Onu la missione di sicurezza dell'Unione Africana in Darfur - riporta oggi l'agenzia Misna.

Nei giorni scorsi l'inviato delle Nazioni Unite in Sudan Jan Pronk criticando l'implementazione del processo di pace nel Sud Sudan e la situazione in Darfur aveva sostenuto l'eventualità di sostituire con personale dell'Onu la missione di sicurezza dell'Unione Africana in Darfur. L'inviato dell'Onu ha affermato di seguire in questo le indicazioni della stessa UA, che nei mesi scorsi aveva denunciato problemi nel finanziare la missione e nel fornire un armamento adeguato, non ostacolando l'idea dell'invio di 'caschi blu' come rinforzi o di un rimpiazzo delle truppe africane. Ipotesi, queste ultime, a cui si oppone invece Khartoum, che chiede il mantenimento di una forza multinazionale africana in Darfur, invitando l'Onu a sostenerla economicamente piuttosto che a sostituirla.

Intanto, in una lunga intervista alla responsabile del progetto di MSF in Sudan e al capo della propria missione nel Darfur, Medici Senza Frontiere (Msf) afferma che, pur non essendoci i massacri degli anni scorsi la situazione è "cronicamente instabile" e le violenze si rinnovano periodicamente e sono ricorrenti i combattimenti tra milizie, esercito governativo e gruppi di ribelli. "Questa cronica instabilità, costellata da episodi di violenza, ha un impatto diretto sulla popolazione e ci ha convinto a ridefinire e incrementare le nostre attività" - affermano i due operatori di Msf

Sono circa due milioni gli sfollati (cioè un abitante del Darfur su tre), che continuano a vivere nei luoghi in cui si erano rifugiati circa due anni fa. "In queste città controllate dalle forze governative, sedi di presidio, le condizioni di vita sono migliorate ma restano simili a quelle di un carcere. La gente che vive in queste prigioni a cielo aperto ancora non può, e non vuole, far ritorno ai propri villaggi a causa della perdurante mancanza di sicurezza al di fuori di queste aree"- "Le violenze continuano perfino all'interno dei campi e questo aspetto è presente in tutti i campi sfollati, perché la fuga e le violenze hanno scosso alle fondamenta le strutture tradizionali. All'interno delle stesse famiglie, oltre a episodi di violenza c'è anche la prostituzione, un mezzo per la sopravvivenza. Gli indici epidemiologici dicono che la situazione sanitaria e nutrizionale è stabile ma resta comunque delicata". [GB]

Ultime notizie

Blocchiamo tutto!

22 Settembre 2025
Con lo sciopero generale di oggi, al quale come testata aderiamo, l'Italia intera si ferma per Gaza.

Fumetti per la Pace, ecco il concorso Peace is Pop!

21 Settembre 2025
Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, insieme al Piccolo Museo del Giocattolo, lanciano il contest "Peace is Pop! Fumetti per la Pace".

Mio fratello Ibrahim

20 Settembre 2025
Un pellegrinaggio sui campi da rugby italiani, con lo scopo di condividere e raccontare le capacità riabilitative, propedeutiche e inclusive della palla ovale. (Matthias Canapini) 

Il Punto - Si muore nel silenzio

19 Settembre 2025
I palestinesi sono soli, entriamo nel giorno 1.303 dall’invasione russa in Ucraina, e altrove, si muore nel silenzio dei media. (Raffaele Crocco)

La Sicilia ha sete

18 Settembre 2025
La Sicilia ha sete, e non da poco tempo. (Rita Cantalino)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad