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Sudan: interrotti i colloqui di pace nel Darfur
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Le notizie di nuovi scontri e di attacchi da parte dei Janjaweed, in cui secondo l'Unione Africana (Ua) hanno preso parte anche forze governative, avrebbero portato una delle due correnti del principale gruppo ribelle attivo in Darfur (Slm) a lasciare il tavolo dei negoziati in corso da metà settembre ad Abuja - informa l'agenzia Misna. Dopo aver definito "irrilevanti" i colloqui, e aver precisato che non hanno alcuna ripercussione sul terreno, la fazione dell'Esercito di liberazione del Sudan (Slm) che fa capo a Minni Arcua Minnawi ha richiamato i suoi "fare ritorno nei territori liberati e lasciare i negoziati". Al momento non si è ancora registrata nessuna reazione a queste dichiarazioni.
I colloqui organizzati dall'Ua ad Abuja, in Nigeria, in realtà non erano mai realmente decollati, a causa degli scontri e delle violenze riprese proprio alla vigilia della sesta sessione del negoziato. Ma i due raid lanciati nei giorni scorsi dai Janjaweed (le milizie arabe, considerate le principali responsabili delle violenze commesse in Darfur negli ultimi anni), col loro bilancio di almeno 70 vittime, sembrano aver dato il colpo di grazia ai tentativi di mediazione.
Anche l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso grave preoccupazione per l'attacco armato senza precedenti ad un campo che ospita migliaia di sfollati nella regione sudanese del Darfur occidentale. Nell'aggressione, a quanto riferito, 29 persone sono state uccise e altre 10 sono rimaste gravemente ferite. Una delegazione del Governo del Chad è andata fino al luogo dell'attacco, circa 1.000 km dalla Capitale N'djamena, per prendere le precauzioni necessarie, secondo il comunicato del Governo. Secondo Deby il conflitto in Darfur sta pesando gravemente sul Chad già povero (secondo una stima del Governo il conflitto sarebbe costato decine di milioni di dollari), che ha comunque accolto circa 200.000 rifugiati dal Darfur.
Un ostacolo ai colloqui è venuto dalle accuse di pregiudizio contro il Chad dal JEM (Justice and Equality Movement), uno dei due gruppi ribelli al tavolo di Abuja, che per due mesi ha accusato il Chad di essere il "guastatore della pace". Ma i mediatori dell'AU hanno detto che il JEM ha accettato il Paese come co-mediatore nel processo di pace dopo che Deby ha incontrato la delegazione del gruppo a N'djamena ed alleviato le loro preoccupazioni.
Sulla decisione di abbandonare i colloqui possono aver influito anche le dichiarazioni del capo della missione dell'Unione Africana nella regione sudanese, Baba Gana Kingibe, il quale sabato ha accusato il governo sudanese di aver appoggiato i Janjaweed nei loro attacchi; anzi nell'incursione contro il campo profughi di Aro Sharow, nello stato del Darfur occidentale (uno dei tre che compongono l'omonima regione), elicotteri dell'esercito di Khartoum avrebbero sorvolato la zona durante l'attacco.
Il responsabile della missione dell'Unione Africana ha detto che l'episodio sembra "corroborare le accuse dei ribelli riguardo all'alleanza tra l'esercito sudanese e i Janjaweed". Kingibe non ha risparmiato critiche neanche ai ribelli, accusati di aver coordinato gli attacchi dei primi di settembre nel Darfur settentrionale. "Nessuna delle parti mette reale impegno nel mantenere il cessate il fuoco siglato lo scorso aprile" ha sottolineato il capo della missione Africana.
La crisi in Darfur è iniziata nel febbraio del 2003, quando due gruppi di autodifesa popolare (lo Sla-m e il Jem) si sollevarono formalmente in armi contro il governo di Khartoum, accusato di trascurare la regione e di appoggiare i Janjaweed attivi da anni nella zona nel tentativo di appropriarsi di terre e pascoli. Il conflitto ha provocato finora un numero imprecisato di vittime e circa due milioni di sfollati, inclusi 200.000 profughi nel confinante Ciad. [GB]