Sudan: firmati i primi accordi di pace per il Darfur

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Dopo due settimane di colloqui ad Abuja (Nigeria) le pressioni esercitate da Onu e dall'Unione Africana hanno portato alla firma di due protocolli su sicurezza e accesso umanitario tra il governo del Sudan e i gruppi ribelli della regione occidentale del Darfur - riporta l'agenzia Misna.

Dopo essersi a lungo opposto, il governo di Khartoum avrebbe accettato l'imposizione di una zona di interdizione al volo (la cosiddetta 'no-fly zone') dei propri aerei da combattimento nel Darfur, richiesta dalla comunità internazionale. Le parti inoltre si impegnano a proteggere i profughi da aggressioni e vessazioni. Gli accordi sono stati firmati alla presenza del presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, presidente di turno dell'UA: per il governo di Khartoum ha sottoscritto il documento il ministro dell'Agricoltura, Majzoub al-Khalifa; i due gruppi ribelli, l'Esercito di liberazione sudanese (Sla-m) e il Movimento per la Giustizia e l'uguaglianza (Jem) erano rappresentanti dai loro responsabili. I colloqui, che si sono chiusi oggi con una piccola cerimonia, riprenderanno il prossimo 10 dicembre.

Nei giorni scorsi, l'esercito sudanese aveva circondato tre campi per sfollati nella zona di Nyala, capitale del Darfur meridionale (Sudan) negando l'accesso al personale umanitario. "Se la comunità internazionale fosse intervenuta prima, la devastazione nel Darfur avrebbe potuto essere evitata" - sottolinea Amnesty International che ha presentato qualche giorno fa all'Onu una richiesta per far porre fine agli attacchi del governo sudanese ai campi di sfollati.

La crisi nel Darfur è iniziata nel febbraio del 2003 quando due gruppi di autodifesa, creati dalle popolazione nere e stanziali del Darfur (Jem e Sla/m), si sono sollevate in armi contro il governo sudanese di Khartoum, accusandolo di trascurare la regione e di appoggiare le milizie di predoni arabi (noti col nome di Janjaweed). Proprio i Janjaweed sono considerati i principali responsabili delle violenze che hanno visto un milione e 400mila sfollati, 200mila rifugiati nel confinante Ciad e decine migliaia di vittime.

Nell'immediata vigilia delle elezioni statunitensi, l'amministrazione Bush ha deciso di prorogare per un altro anno le sanzioni in vigore contro il Sudan dal 1997 iniziate dall'allora presidente Bill Clinton. All'origine della decisione vi sarebbero "i rapporti intrattenuti dal regime di Khartoum con il terrorismo internazionale e le ripetute violazioni dei diritti umani". Le sanzioni proibiscono ogni importazione negli Usa di merci provenienti dal Sudan e fanno esplicito divieto a tutti i cittadini statunitensi di commerciare con l'esecutivo sudanese. Ma sono forti gli interessi nella regione di numerose potenze economiche, tra cui Cina, Russia, Canada e Gran Bretagna come sottolinea anche un recente articolo di Ipsnews. Anche Italia ha continuato a fare buoni affari col regime di Khartoum in settori come il petrolio, le armi, le tecnologie sensibili. L'Italia è il terzo cliente della produzione petrolifera sudanese. [GB]

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