Sud Sudan: l'Italia riconosca il nuovo stato, più impegno per sostenere la pace

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“Riconoscere immediatamente il nuovo Stato del Sud Sudan e avviare relazioni diplomatiche per contribuire allo sviluppo del nuovo paese e di relazioni di buon vicinato tra il Sud Sudan e il vicino Sudan”. Sono queste le principali richieste che Campagna Italiana per il Sudan ha fatto al Governo italiano e alle forze parlamentari in occasione della presentazione del dossier “Un nuovo Sudan: il Sud” (in .pdf) presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. I membri della Campagna riconoscono la volontà popolare con cui i cittadini del Sud Sudan si sono espressi a favore dell’indipendenza del proprio paese dal Sudan, ma esprimono anche la preoccupazione per la futura stabilità dei territori coinvolti.

La Campagna ha chiesto con urgenza il cessate il fuoco e l’invio di aiuti umanitari alle popolazioni colpite dai conflitti in corso. Inoltre ha chiesto al Governo di condizionare gli aiuti ai due governi al rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini, indipendentemente dalle differenze di genere, etnia, religione e cultura e che l’Italia si faccia promotore di queste istanze anche presso l’Unione Europea e le Nazioni Unite. Nei giorni scorsi la campagna segnalava che la situazione in Sud Kordofan si sta aggravando: dopo gli scontri tra esercito del nord (SAF) e forze militari del sud (SPLA) a Kadugli, capitale dello stato, e in diverse altre località, si susseguono le notizie di violenze, rapimenti, saccheggi e altre altre atrocità nei confronti dei civili. Le Nazioni Unite parlano di 30-40mila civili in fuga da Kadugli a causa degli scontri tra eserciti e di 50mila sfollati da tutta la zona.

“A nostro avviso – ha commentato Giovanni Sartor, referente Campagna Sudan e responsabile Africa di Mani Tese – la pace e la stabilità potranno essere realizzate soltanto attraverso un pieno e reale coinvolgimento della società civile sudanese. È doveroso che lo Stato italiano e la comunità internazionale intervengano per contribuire al processo di pace ed evitare che il Sud Sudan si aggiunga alla lista degli stati falliti dell’area del Corno d’Africa”. Tutti i parlamentari presenti alla conferenza stampa (Savino Pezzotta, Renato Farina, Giuseppe Giulietti e Franco Narducci) hanno manifestato la volontà di appoggiare le richieste della campagna.

Al termine della conferenza, Campagna Italiana per il Sudan, Tavola della Pace, Articolo 21, Libera Informazione e l’agenzia Misna hanno denunciato la scomparsa dei grandi temi sociali e internazionali dai media e dichiarato l’impegno futuro di chiedere alla Rai l'istituzione di un Dipartimento editoriale dedicato ai diritti umani per informare quotidianamente su ciò che accade nel mondo e mettere in primo piano i grandi temi della vita delle persone e dei popoli. “Chiediamo una par condicio tra le centinaia di ore dedicate dai media ai tre pur dolorosi delitti 'domestici' e gli spaventosi e grandi delitti sociali che si stanno consumando nel mondo. La scomparsa dai media dei grandi problemi internazionali e degli sforzi messi in atto per risolverli comporta la loro cancellazione dalle coscienze e dall'agenda politica”.

Nei giorni scorsi anche missionari Comboniani hanno invitato a solidalizzare con il nuovo stato del Sud Sudan che nascerà il 9 luglio. E hanno chiesto al Governo italiano di rivedere i suoi rapporti “petroliferi” con Khartoum, ai cristiani e alla chiesa di essere vicini al popolo Nuba sotto attacco e ai giornalisti di seguire con continuità queste vicende.

Amnesty International e Human Rights Watch hanno auspicato che l'indipendenza del Sud Sudan sia caratterizzata da passi avanti importanti sul piano dei diritti umani, tra cui una moratoria sulle esecuzioni, il rilascio di tutte le persone la cui continua prigionia sia ingiustificata e la ratifica della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. “Sono enormi le sfide che attendono il Sud Sudan, una regione sconvolta dalle conseguenze di una lunga guerra civile e da una grave disoccupazione – sottolineano le due associazioni”. “Ma il governo può e deve, secondo le due organizzazioni che hanno presentato un'Agenda per i diritti umani nel Sud Sudan, prendere sei provvedimenti nel breve periodo per assicurare la protezione, il rispetto e la promozione dei diritti delle sue cittadine e dei suoi cittadini”.

Amnesty International e Human Rights Watch hanno sollecitato inoltre azioni per promuovere la libertà d'espressione, di associazione e di riunione. Le due organizzazioni hanno anche sollecitato, data la cronica debolezza del sistema giudiziario, la proclamazione di una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell'abolizione della pena capitale e della commutazione di tutte le condanne a morte. “Per rimediare alle carenze del sistema giudiziario, il nuovo governo dovrebbe riesaminare i casi di tutte le persone che si trovano in carcere, per determinare la necessità e la legalità della loro detenzione” – sottolineano le due associazioni.

Se è previsto che il Sud Sudan sia vincolato, tramite successione, ai trattati internazionali ratificati dal governo del Sudan, la nuova nazione dovrebbe ratificare ulteriori strumenti del diritto internazionale, tra cui la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale e la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti.

Amnesty International e Human Rights Watch hanno infine chiesto ai leader del Sud Sudan di dichiarare “tolleranza zero” nei confronti dei matrimoni forzati e precoci e della violenza di genere. Al riguardo chiedono al governo di “sviluppare immediatamente una strategia nazionale su questi due temi che includa una formazione intensiva per i leader tradizionali che applicano leggi basate su consuetudini”. [GB]

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