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Stop Baysanto! L’Europa fermi l’oligopolio dei semi
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Partiamo da un semplice assunto: chi controlla i semi, controlla il nostro cibo. E ci fa perdere sovranità, perché per produrre cibo saremo sempre più dipendenti da decisioni prese nel chiuso di consigli di amministrazione che hanno come mandato la massimizzazione di fatturati, profitti e dividendi. Per fare il punto, dopo che Bayer si è comprata Monsanto la situazione nel mercato dei semi è la seguente:
Baysanto detiene circa il 25% del mercato dei semi
DowDuPont circa il 20%
ChemChina dopo aver assorbito Syngenta ha guadagnato anche un 10% in più del mercato
In buona sostanza 3 multinazionali gestiscono più del 60% del mercato delle sementi e il 75% di quello di pesticidi e fertilizzanti. Come si diceva, controllano il nostro cibo. Ecco che organizzazioni e associazioni di tutta Europa, tra cui Slow Food, hanno lanciato una petizione internazionale per chiedere ai nostri governi di fermare questo oligopolio e restituire libertà a mercati e contadini.
Chiediamo all’Europa misure efficaci per bloccare i nuovi brevetti su piante e semi che l’Ufficio brevetti europei (Uibm) continua a concedere, nonostante nel 2017 avesse adottato nuove regole per l’interpretazione della legge sui brevetti europei. Regole che però si applicano solo a un numero limitato di brevetti. Tanto che di recente la compagnia olandese Enza Zaden ha brevettato meloni, uva, cetrioli, soia, cipolle, pomodori e patate, basandosi su mutazioni casuali del genoma.
«Nessuna pianta o animale dovrebbe essere brevettato come prodotto. Gli esseri viventi non sono un’invenzione dell’industria» ha dichiarato Christoph Then coordinatore di No Patents on Seeds organizzazione promotrice dell’iniziativa: «Gli unici a trarre profitto dal moltiplicarsi dei brevetti sono le multinazionali che guadagnano sempre più e conquistano pieno controllo del nostro cibo quotidiano».
Sono tre le aree su cui è necessario intervenire:
Va specificato che “processi biologici essenziali” devono riguardare tutti le fasi della crescita, compresa la mutagenesi casuale, e tutte le fasi del processo come per esempio la selezione e la propagazione.
Va chiarito che i “prodotti” utilizzati per processi biologici essenziali o provenienti da tali processi non possono essere brevettati, comprese tutte le parti di piante e animali, cellule e informazioni genetiche
L’Uibm dovrebbe cessare la “protezione assoluta del prodotto” che estende brevetti a piante o animali derivati da un processo tecnico che si estende a tutte le piante con le stesse caratteristiche coltivate in maniera convenzionale. Per “protezione assoluta del prodotto” si intende la facoltà di chi brevetta di estendere il brevetto anche a colture non direttamente prodotte. Facciamo un esempio: C’è un pomodoro, coltivato secondo metodi convenzionali, che presenta ogni tanto strisce verdi. Tutti posso coltivarlo, ancora non è regolato da alcun brevetto. Bayer può prendere quel pomodoro, apportare lievi modifiche genetiche e brevettare il gene “strisce verdi”. È presto fatto: ora sono detentori del marchio “pomodoro tigre verde” Gli agricoltori potrebbero attraverso la selezione, ottenere un pomodoro con strisce verdi e tratti genetici simili a quelli brevettati da Bayer. Che a questo punto potrebbe affermare che quei pomodori coltivati secondo metodi convenzionali, appartengono a loro perché possiedono il marchio di “pomodori tigre verde”.
Vi sembra giusto?
Su questo sito potrete seguire l’andamento della campagna e tutte le organizzazioni aderenti: www.no-patents-on-seeds.org
Da Slowfood.it